Cimeli, foto e oggetti storici della Prima Guerra Mondiale, saranno esposti durante l’Adunata nazionale degli Alpini prevista a L’Aquila dal 15 al 17 maggio
Trento – I cimeli provengono dal Museo Nazionale Storico degli Alpini di Trento, “che da oltre cinquant’anni conserva e contribuisce a diffondere la storia, le gesta, i valori e le tradizioni delle Penne Nere”, dice all’Adnkronos il direttore del Museo, Generale Stefano Basset che ha scelto ogni singolo oggetto con l’intento di celebrare i cento anni dal primo conflitto mondiale.
Lo stand del Museo, che è presente nella Cittadella Militare e sarà visitabile nel parco, situato ai piedi del Castello della città, è solo una piccola sintesi del materiale raccolto nelle stanze della sede del Museo di Trento, inaugurato nel 40° anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, sulla rocca del Doss Trento che domina la città.
“Questo Museo è dedicato a tutti quelli che hanno avuto l’onore e l’orgoglio di portare il cappello alpino – afferma il Generale Basset – Per tutti loro, e per tutti quelli che lo porteranno domani e negli anni a venire, per ricordare e continuare la tradizione del nostro Corpo: fare con semplicità e con un sorriso cose impossibili”.
Una breve scalinata conduce all’entrata del Museo, “protetta” da due cannoni controcarro da 47/32 ed un pezzo da 100/17. Lungo il muro di recinzione sono eretti i cippi, blocchi di roccia provenienti dalle zone di reclutamento dei singoli reggimenti Alpini e d’Artiglieria.
All’interno è raccolta la storia del Corpo degli Alpini, dalla sua fondazione ai giorni nostri. Parlano delle ‘Penne Nere’ i cimeli, le pubblicazioni, il materiale esposto nelle vetrine. Così come le uniformi e alcune divise degli alpini dalla creazione del Corpo ai giorni nostri, alcune originali.
Non manca una baita in legno a ricordare quello che per un lungo periodo è stato un ‘amico di famiglia’ degli Alpini: il Mulo. “Resistenza e tenacità sono caratteristiche che muli e Alpini hanno sempre avuto in comune, con l’orgoglio di quella gente semplice che non si vanta dei suoi meriti e che lascia giudicare gli altri”, conclude il direttore del Museo.