È un malessere che arriva da lontano e nella religione stenta a trovare risposta. Perché la religione al servizio della logica personale non religa niente e restiamo mancanti, ignari di quello spazio integro dentro di noi che pure c’è.
Alcuni, pochissimi, ci arrivano per “illuminazione”; la maggior parte ne fa esperienza attraverso un lavoro profondo di conoscenza e accettazione di sé, un cammino con le sue irte salite e discese agli inferi, ma anche momenti di passi di pianura.
Basta entrarci una volta in questo centro interiore per provare un naturale senso di connessione con il mondo, la sensazione di essere nel flusso della Vita, di non remare contro, di starci bene.
Uno spazio religioso dove la fiducia arriva spontanea. E se questo tipo di esperienza è inevitabilmente di breve durata, quello che resta è sapere che questo spazio rigenerante è a disposizione dentro di noi e possiamo tornarci in qualunque momento.