Lo studio sugli ecosistemi prativi e forestali ha conquistato la copertina della rivista “Plant and Soil”
Trento – Nell’ambito di uno studio condotto sui prati e le foreste del Trentino, i ricercatori della Fondazione Edmund Mach hanno scoperto che il carbonio presente nel suolo, fondamentale per la sua fertilità e grande alleato contro l’effetto serra, risulta più protetto e meno soggetto a degradazione nei prati che nelle foreste. Ne deriva che il carbonio in prato si difende meglio nei confronti di cambiamenti ambientali o climatici rispetto al bosco, ma soprattutto che l’abbandono dei prati montani e la conseguente colonizzazione da parte del bosco, fenomeni attualmente molto diffusi in tutto l’arco alpino, contribuiscono a rendere il carbonio del suolo più vulnerabile.
Lo studio che ha messo a diretto confronto l’ecosistema prativo e quello forestale ed è frutto della collaborazione con i ricercatori dell’Università di Copenhagen, è stato pubblicato sulla rivista internazionale “Plant and Soil” che ha dedicato la copertina del numero di dicembre a questo importante studio intitolato “Effects of forest expansion on mountain grassland: changes within soil organic carbon fractions” (ovvero Effetti dell’espansione forestale sui prati montani: cambiamenti nelle frazioni di carbonio organico del suolo).
“Grazie all’impiego di tecniche di frazionamento –spiegano i ricercatori Claudia Guidi, Mirco Rodeghiero e Damiano Gianelle -abbiamo dimostrato che l’abbandono dei prati e la successiva crescita del bosco determinano profondi cambiamenti a livello fisico della sostanza organica che diventa più vulnerabile nei confronti della decomposizione. In altre parole il carbonio presente nei suoli prativi è più stabile rispetto a quello dei suoli forestali. I risultati ottenuti hanno importanti ricadute in relazione alla gestione delle aree alpine e, in particolar modo, dei prati soprattutto nell’ottica attuale dei cambiamenti ambientali e climatici che stiamo vivendo”.