‘The show must go on’, lo spettacolo teatrale andato in scena a Primiero lo scorso sabato 5 maggio, per la regia di Chiara Becchimanzi, è un gioco di scatole cinesi. Una storia nella storia che vede un regista visionario e squattrinato con il suo gruppo di squinternati aspiranti attori, tentare di realizzare la rappresentazione dell’Amleto di Shakespeare in un’ambientazione imprecisata e in ruoli che a volte sorprendono per la loro improbabilità
di Liliana Cerqueni
Primiero (Trento) – Vite, vicende, caratteristiche particolari, drammi nascosti, sofferenze mai confessate che si intrecciano, si evolvono e alla fine trovano un punto di approdo in una qualche forma di giustizia e compensazione.
Ciascun personaggio sul palco, nella sequenza delle scene veloci e mutevoli, si denuda delle proprie maschere e dei propri espedienti per campare, arrivando a trovare la sua vera natura e accettarla, accettando anche quella degli altri: la vedova di guerra, l’omosessuale, il trasformista, il bacchettone moralista, l’asceta, l’alcolista, il fotografo delle vite altrui, il frustrato, l’opportunista.
Personaggi molto diversi, a volte apparentemente incompatibili, ma uniti saldamente nel credere in quel ‘The show must go on’ perché lo spettacolo teatrale, che è anche un po’ lo spettacolo della vita, nonostante tutto deve andare avanti. Una serata di grande partecipazione e divertimento che ha coinvolto il pubblico presente e ha reso merito alla Compagnia di teatro amatoriale Bretelle Lasche di Belluno.
Abbiamo sentito Valentino Bettega, ventiduenne di Imèr laureato in Teatro al DAMS di Bologna, che da alcuni anni collabora nella Compagnia come attore e coordinatore. Qual è il rapporto che si instaura tra spettatore e palcoscenico?
Nel teatro c’è una partecipazione piena, un’immersione nell’opera d’arte, sei dentro l’opera d’arte vivente. Un’esperienza che ti tocca quasi fisicamente e l’umore del pubblico determina poi l’andamento dello spettacolo, dando forza e rafforzando la scena.
Quali sono, secondo te, i requisiti che una persona dovrebbe possedere per misurarsi col teatro e affrontare il palcoscenico?
Passione prima di tutto. Ma per fare teatro ci vuole poi tanta volontà, disciplina ferrea, tanto impegno. Soprattutto impegno e tempo: occorre partecipare sempre alle prove perché se non c’è costanza non si può arrivare a realizzare un buon prodotto di qualità. Si potrà fare lo spettacolino ma non la recitazione matura e completa. ‘The show must go on’ è arrivato alla quinta presentazione eppure noi continuiamo a provare, perché anche quando lo spettacolo è montato, occorre sempre limare, rettificare, migliorare, crescere.
Come hai iniziato il tuo percorso in teatro?
Ho iniziato a fare teatro a livello ‘laboratoriale’ a scuola, alle Medie con la prof. Luisa Marini e poi alle Superiori con Andrea Carazzai, dove era nata una piccola compagnia teatrale che avevamo chiamato ‘Nessun dorma’; a scuola ho appreso metodo di recitazione e disciplina. Mi sono divertito tantissimo. Sono poi entrato a far parte di Bretelle Lasche (il nome da un personaggio del primo spettacolo ‘Come si rapina una banca’, il Bretelle Lasche) recitando per la prima volta in Romeo e Giulietta e poi in ‘La signora delle camelie’. Mi sono successivamente iscritto al Dams, dove mi sono laureato da poco. Sono soddisfatto di questo percorso e sono convinto che il posto per me a teatro da qualche parte c’è: penso alla figura di attore ma anche di regista. Ho davanti a me strade aperte da percorrere ancora. Nel frattempo ho frequentato per due anni anche una scuola di doppiaggio che mi ha insegnato la dimensione tecnica ma mi ha fatto capire che doppiare significa anche esercitare creatività. Attualmente insegno in un laboratorio di teatro presso l’Istituto Catullo di Belluno, un laboratorio sulla comunicazione e relazione a indirizzo sociale. E’ anche imminente la partenza per Grosseto con un gruppo delle Scuole Medie, per partecipare con uno spettacolo teatrale ad un concorso.
La presidente della Compagnia Bretelle Lasche, Laura Portunato, che nello spettacolo recita la parte di Fadge, l’eccentrica, ascetica, coinvolgente coreografa dell’Amleto, ci parla brevemente della Compagnia, raccontando come sia nata nel 1981 per volontà di alcuni giovani di Belluno, quando in città non esisteva ancora una significativa offerta teatrale a differenza di ora, che registra molta più vitalità. Il debutto è partito sotto la guida di una regista professionista. Gli incassi degli spettacoli vengono destinati alla copertura delle spese e investiti all’interno dell’attività teatrale stessa: professionisti che seguono la formazione e nuovi laboratori. Il repertorio spazia dal teatro dell’intrattenimento al teatro impegnato, con qualche esperienza nel teatro dialettale. Spesso la proposta arriva dal regista stesso o, come nel caso di ‘The show must go on’, il soggetto è tratto da un film degli anni ’90 che Laura Portunato stessa ha proposto e che il gruppo ha condiviso. La Presidente afferma come sia importante l’approccio dei giovani al teatro attraverso proposte allettanti, anche da parte della scuola, che avvicinino a questa forma d’arte facendone capire a fondo il fascino. La Compagnia ha presentato le sue opere nel bellunese e zone limitrofe ma anche in Puglia, Liguria ed altre località, partecipando a vari festival, conciliando le esigenze, gli impegni di lavoro e le necessità di tutti i componenti, impresa non facile ma sicuramente gratificante. Ma il gioco vale la candela, conclude Laura Portunato, perché si ha l’opportunità di mettersi in gioco, conoscere gente nuova e continuare a crescere.
“Il teatro non è il paese della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola, il rosso sulla guancia, un sole che esce da sottoterra. Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco.” (Victor Hugo)