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Consiglio provinciale Trento, il presidente Fugatti illustra all’aula il programma di legislatura

Mattinata di lavoro in Consiglio provinciale con la nomina della Giunta delle elezioni e delle sei Commissioni permanenti e dei loro componenti e con la presentazione, da parte del presidente della Provincia del programma per la diciassettesima legislatura

L’intervento in aula del governatore trentino

 

Trento – I lavori si sono aperti con il primo punto all’ordine del giorno, la nomina della Giunta delle elezioni, l’organismo tramite il quale il Consiglio esercita la propria competenza a giudicare i titoli di ammissione dei componenti dell’assemblea legislativa. Nel corso della Conferenza dei capigruppo, ha ricordato il presidente del Consiglio Claudio Soini, avevano dichiarato la disponibilità a prendervi parte Eleonora Angeli (Noi Trentino per Fugatti presidente), Daniele Biada (FdI), Mirko Bisesti (Lega), Lucia Coppola (Verdi e Sinistra), Andrea de Bertolini (Pd), Luca Guglielmi (Fassa), Walter Kaswalder (Patt), Michele Malfer (Campobase). La delibera è stata approvata dall’Aula con 24 sì.

Si è passati quindi alla nomina delle Commissioni permanenti, il cui numero è stato determinato in sei (26 i voti favorevoli), dei componenti (confermato quello indicato nella Capigruppo con 27 sì) e alla ripartizione delle materie di competenza (27 voti favorevoli). Il presidente Soini ha ricordato gli accordi intercorsi ieri in Conferenza dei capigruppo anche per quanto riguarda la composizione delle Commissioni. Di seguito il dettaglio.

Prima commissione (finanza e locale, programmazione, enti locali, patrimonio enti locali): Carlo Daldoss (FdI), Vanessa Masè (La Civica), Maria Bosin (Patt), Roberto Paccher (Lega), Stefania Segnana (Lega), Paolo Zanella (Pd), Mariachiara Franzoia (Pd), Francesco Valduga (Campobase), Paola Demagri (Casa autonomia). (Approvata con 27 sì).

Seconda commissione (energia, cave, miniere, attività economiche, lavoro) Antonella Brunet (Lista Fugatti), Luca Guglielmi, Christian Girardi (FdI), Carlo Daldoss, Alessio Manica (Pd), Roberto Stanchina (Campobase), Lucia Maestri (Pd). (Approvata con 26 sì).

Terza commissione (agricoltura e foreste, urbanistica, opere pubbliche e esportazione, trasporti, protezione civile, tutela dell’ambiente, caccia e pesca): Vanessa Masè, Roberto Paccher, Daniele Biada, Antonella Brunet, Michela Calzà (Pd), Roberto Stanchina, Lucia Coppola. (Approvata con 28 sì).

Quarta commissione (politiche sociali, sanità, sport, attività ricreative, edilizia abitativa): Daniele Biada, Eleonora Angeli, Maria Bosin, Stefania Segnana, Francesca Parolari (Pd), Paolo Zanella, Chiara Maule (Campobase). (Approvata con 26 sì).

Quinta commissione (istruzione, ricerca, cultura, informazione): Eleonora Angeli, Christian Girardi, Mirko Bisesti, Walter Kaswalder, Andrea de Bertolini, Lucia Maestri, Michele Malfer. (Approvata con 24 sì).

Sesta commissione (Autonomia, affari generali, rapporti con Unione europea ed Euregio e solidarietà internazionale): Walter Kaswalder, Luca Guglielmi, Mirko Bisesti per la maggioranza. I nomi degli esponenti delle minoranze (non comunicati ieri) che prenderanno parte alla Commissione sono quelli di Francesca Parolari, Francesco Valduga. (Approvata con 27 sì).

 


La relazione del presidente Fugatti

“Gentili consigliere e consiglieri,

ci ritroviamo oggi in quest’aula sottoponendo alla vostra attenzione i temi e le questioni che ritengo debbano essere affrontati da subito per dare un contributo concreto da parte della politica e delle istituzioni alle difficoltà e problematiche che il nostro territorio si trova ad affrontare. Siamo una terra spesso presa a riferimento ma la nostra piccola dimensione in un contesto globale impone grande attenzione alle scelte che porremo in campo, scelte che andranno fatte con equilibrio ma al tempo stesso risolutezza. Prudenza ma allo stesso tempo capacità di decidere.

Per alcuni di noi è un ritorno su questi banchi, per altri un debutto, forse non assoluto in termini di esperienza politico amministrativa: è senz’altro vero che i riti del confronto democratico tendono a ripetersi secondo regole e meccanismi già vissuti. Ma è innegabile che tutto cambi di continuo, in una società che evolve incessantemente e che affida a questi momenti un importante carico di aspettative e quindi di responsabilità.

Il mondo all’esterno ci parla di due gravi conflitti in atto, che accrescono inquietudini e incertezze, con inevitabili ripercussioni sull’economia, sulle architetture sociali e culturali che esigono una costante manutenzione. Tutto è interconnesso ed è compito della politica saper decifrare fatti e segnali.
E così, come registriamo i sogni, le ambizioni e spesso anche l’entusiasmo, di converso viviamo le preoccupazioni di una società inquieta, capace di forti e giuste reazioni. Come quella, registrata a tutti i livelli, innescata dall’atroce uccisione di Giulia Cecchettin, ennesima vittima di femminicidio. Esprimo anche in questa sede, come già aveva fatto la Presidente Coppola, tutta la nostra vicinanza ai familiari e, al tempo stesso, a tutte le vittime di una piaga – quella della violenza di genere – che richiede da parte di tutti noi uno sforzo fuori dall’ordinario, non appesantito dalle ideologie, ma concreto e durevole.
Secondo molti si tratta di una questione prima di tutto culturale: noi siamo d’accordo perché riteniamo cultura e istruzione (dall’infanzia all’Università, passando per tutti i gradi della scuola e della formazione professionale) valori inestimabili. La qualità di una comunità deriva per forza di cose da quella di ogni suo singolo componente: non è un caso che a questo grande e complesso comparto la Provincia storicamente destini circa il 15 per cento del proprio bilancio. Ma su questo tema torneremo a breve.

Chi c’era ricorderà che in una seduta della scorsa legislatura con una metafora calcistica “siamo pronti per giocare il secondo tempo” ho inteso sottolineare la fiducia che riponevo nella maggioranza che mi aveva sostenuto, ritenendo di poter continuare a governare questo territorio anche nei cinque anni a venire.
L’elettorato si è espresso in modo coerente e chiaro rispetto a questa aspettativa – segno che qualcosa di buono si è fatto, tra un’emergenza e l’altra – e quindi ci apprestiamo ad affrontare le prossime sfide con entusiasmo, convinzione, senso di responsabilità e anche coraggio: la strada è tracciata con il lavoro fatto negli anni passati che sarà trampolino di lancio per un percorso che consenta al Trentino di rafforzarsi, di crescere; in una parola, di affermare la propria specificità in un mondo che la globalizzazione vorrebbe omologato e dipinto a tinta unita, cercando di ripartire da dove eravamo arrivati alla fine della scorsa legislatura.
Il nostro governo non prende dunque le mosse da un “punto zero”, visto che la bussola su come e dove muoverci l’abbiamo già orientata nel recente passato e lo abbiamo fatto assieme ai territori, come gli Stati Generali della Montagna ci hanno insegnato all’inizio della scorsa legislatura.

Dunque, è continuità il primo concetto che voglio evidenziare in queste prime dichiarazioni programmatiche: concetti cui cercherò di affiancare alcune risposte sollecitate dal mondo economico e sociale trentino che sta seguendo con attenzione – e, lasciatemelo dire, con una certa preoccupazione – questi primi passi della nuova legislatura. Il cammino è tracciato, il faro è quello dell’Autonomia, che vogliamo difendere e rilanciare per assicurare linfa alle nostre prerogative, oggi messe in discussione da eventi e fattori che vanno contrastati con una voce sola: serve un impegno corale – fuori e dentro quest’aula – per evitare di perdere, preziose opportunità. Non si sottolinea mai abbastanza come la nostra Autonomia sia patrimonio che ci appartiene e che si alimenta delle tradizioni e delle pratiche di autogoverno. Non solo: ha saputo nel tempo svilupparsi in modo dinamico grazie a una forte spinta verso l’innovazione.

Eppure, i segni di un affaticamento li vediamo e non restiamo insensibili agli appelli ad intervenire con maggiore impegno e decisione. Appelli come quelli del vescovo, mons. Lauro Tisi, affidati oggi ad un’intervista che abbiamo letto con attenzione e che in tanti punti ci trova in sintonia, soprattutto quando si parla della necessità di recuperare il coinvolgimento di chi mostra disaffezione verso le istituzioni, come pure quando richiama la politica a un confronto leale e costruttivo.

Ed è giusto; perché anche la politica si deve occupare di anime: quelle della comunità, diverse, composite, complesse, spesso indefinite – posto che viviamo tempi in cui le certezze sono sempre meno “solide” – anime che la politica deve saper intercettare, ascoltare. E che la buona politica deve saper gestire nel nome di un bene collettivo e complessivo. Partendo da questa consapevolezza, allo stesso tempo anche responsabilità, guardiamo con interesse alle diverse dimensioni che l’Autonomia possiede e che deve mantenere. Sul terreno della possibile riforma dello Statuto, rafforzando ancora di più l’intesa strategica con la Provincia autonoma di Bolzano. Sul terreno della cooperazione transfrontaliera e del “regionalismo” di dimensione europea che hanno caratterizzato in questi cinque anni la partecipazione convinta e concreta del Trentino al Gect/Euregio.
Il Trentino si vuole confermare innovatore nel percorso europeo. Una crescita che guarda alle nuove generazioni e che si inserisce nel solco del messaggio, sempre attuale, del nostro concittadino Antonio Megalizzi, così come portato avanti dalla Fondazione a lui intitolata, con i diversi progetti legati ai giovani e al giornalismo. Come Trentino e come Euregio siamo una realtà all’avanguardia rispetto al tema europeo.

Siamo convinti che i colleghi presidenti di Regioni e Province autonome si adoperino, così come intendiamo fare noi, affinché l’Europa possa davvero considerare i territori come un fattore di forza e coesione dell’intera architettura comunitaria. Non esiste infatti un’Europa senza le sue nazioni costitutive, ma nemmeno privata delle sue specificità, anche locali. Dentro questa convinzione si colloca il ruolo della Regione, che da presidente nella scorsa legislatura ho proposto di valorizzare con progetti comuni, armonizzati dentro una dimensione tripolare rispetto alle due Province autonome. Il tutto si salda dentro rapporti forti con la Provincia autonoma di Bolzano, in difesa di interessi comuni strategici come A22 o il credito locale, ma anche per la salvaguardia delle nostre prerogative finanziarie, oggi messe in difficoltà dai provvedimenti nazionali di natura fiscale.

Allo stesso tempo, la tutela dell’Autonomia non può prescindere dalla salvaguardia delle risorse necessarie per esercitarla in tutte le sue estese competenze: questo va sempre ricordato, tenendo conto che il bilancio provinciale è alimentato prevalentemente da tributi propri e devoluzioni di tributi erariali frutto del lavoro sul territorio provinciale. La Provincia ha la responsabilità di reperire le risorse necessarie per il finanziamento dei propri centri di spesa.
Responsabilità da esercitare attraverso due serie di azioni. La prima: sostenere la crescita del sistema economico locale, per generare un circolo virtuoso tra risorse del bilancio provinciale, dinamica dell’economia locale e crescita delle basi imponibili. La seconda azione è quella di mantenere sul territorio tutte le risorse che produce.

I nuovi Accordi finanziari con lo Stato

Sono stati un passaggio fondamentale con il quale di fatto si è chiusa l’ultima legislatura: parliamo dell’accordo sottoscritto con il Governo Draghi nell’autunno 2021 e di quello firmato assieme al ministro Giorgetti e al collega Kompatscher a San Michele all’Adige lo scorso 25 settembre. Sono passaggi di straordinaria portata, che hanno permesso di chiudere le partite finanziarie che ancora erano rimaste aperte, con l’attribuzione di circa 560 milioni di euro di gettiti arretrati afferenti i tributi sui giochi e le accise sul carburante ad uso riscaldamento, nonché l’attribuzione delle spettanze a regime dei tributi sempre sui giochi (circa 11,5 milioni di euro annui) e una riduzione del concorso agli obiettivi di finanza pubblica nazionale di circa 12 milioni di euro annui.

Un passaggio, la riduzione del concorso, che va ad aggiungersi a quello definito con l’accordo del 2021, pari a 86 milioni di euro, per un totale quindi di circa 100 milioni di euro. Annualmente, quindi, la Provincia si è vista ridurre il concorso dai circa 430 milioni di euro conseguenti al Patto di garanzia del 2014 agli attuali 330 milioni di euro circa: in poche parole, abbiamo 100 milioni di euro annui in più tornati disponibili per il finanziamento delle politiche provinciali. Certamente sulla tutela dell’autonomia finanziaria non va abbassata la guardia. Anzi, la specialità va costantemente presidiata e fatta evolvere rispetto a quanto avverrà nei contesti nazionale e internazionale.

Gli interventi emergenziali nazionali resi necessari dall’emergenza Covid e, in successione, dalla crisi energetica e in generale dal caro materiali, hanno messo in evidenza il rischio di venire attratti da logiche proprie delle Regioni a statuto ordinario e, allo stesso tempo, hanno fatto emergere possibili rischi in ordine alla sostenibilità dell’Autonomia. Ma sulla sostenibilità dell’Autonomia incidono in particolare gli effetti delle manovre nazionali di alleggerimento della pressione fiscale sui cittadini e sulle imprese che si ripercuotono direttamente sui volumi della finanza provinciale, decurtando la capacità di finanziamento delle estese competenze statutarie. Sul tema è in corso da anni una disputa – che portiamo avanti assieme alle altre autonomie speciali – il cui obiettivo è la cosiddetta “clausola di neutralità fiscale”. Non l’abbiamo ancora centrato, è vero, ma i risultati portati a casa sono senz’altro buoni.

Relativamente alla manovra fiscale varata dallo Stato a decorrere dal 2022, è stato ottenuto il ristoro strutturale del minor gettito Irap e il ristoro per tre anni, fino al 2024, del minor gettito Irpef. Per quanto riguarda la riduzione dell’Irpef prevista per il 2024, con le altre Autonomie speciali, è stato recentemente raggiunto un accordo con il Ministero dell’Economia: a fronte della richiesta di procedere a un ristoro degli effetti della riforma, ha permesso di ottenere una compensazione pari a circa il 50% della perdita di gettito. Va tenuto conto che lo Statuto di Autonomia non prevederebbe alcun obbligo in capo allo Stato di ristorare la perdita di gettito.
Tuttavia, proseguirà il percorso del Governo nazionale (sempre auspicabile) di utilizzare la leva fiscale quale strumento per rilanciare consumi e investimenti. Lo si farà sostenendo in primo luogo i redditi delle famiglie, ma anche i margini per le imprese. E questo rappresenterà uno dei temi caldi del confronto con lo Stato, che ci impegnerà di certo anche nella legislatura appena avviata.

La definizione di meccanismi di ristoro, anche per periodi di tempo definiti, è essenziale, in quanto nel breve termine la perdita di gettito derivante dalle manovre fiscali nazionali potrebbe avere ripercussioni significative sugli equilibri di bilancio. Nel confronto con il Governo dovrà anche essere ripreso il tema del concorso agli obiettivi di finanza pubblica nazionale, tenuto conto che ad oggi, essendo determinato in misura fissa, non consente alla finanza provinciale di seguire le dinamiche della finanza pubblica nazionale (espansive nelle fasi di crisi economica; restrittive nelle fasi di crescita economica ai fini di risanamento dei conti pubblici). Una revisione dei meccanismi del concorso potrebbe peraltro assorbire anche il tema degli impatti delle manovre tributarie nazionali.
La salvaguardia delle risorse rappresenta pertanto un tema importante e un suo esito positivo è alla base della possibilità di esercitare l’Autonomia e la nostra funzione di governo improntata al principio di responsabilità, concretezza, capacità di incidere e rispondere alle esigenze del territorio trentino.
È evidente che questo modo di intendere e declinare l’Autonomia deve essere sorretto dalla diffusione di una cultura della stessa. Una cultura dell’Autonomia che si diffonde e si radica lavorando con le nuove generazioni.

Anche per questo motivo attueremo quanto deciso negli ultimi mesi della scorsa legislatura a proposito della promozione di un Centro studi sulle autonomie. Non sarà un’operazione domestica, autoreferenziale, meramente difensiva, ma al contrario un progetto che permetterà di valorizzare le competenze, i saperi, le relazioni di cui la nostra Autonomia e il suo concreto esercizio hanno bisogno.
Vogliamo così proseguire nell’impegno che ha caratterizzato la scorsa legislatura e che sarà prioritario nei prossimi cinque anni. In particolare, nell’incontro di Borghetto dello scorso 18 febbraio, da noi promosso come Trentino e che ha visto la partecipazione del Ministro per gli affari regionali Roberto Calderoli e dei rappresentanti delle autonomie speciali e ordinarie confinanti: si è tracciato un percorso verso una Carta per le autonomie nella quale valorizzare la nostra esperienza di autogoverno, il nostro modello di governo del territorio. Insomma, la nostra propensione ad essere interlocutori e alleati di coloro che hanno a cuore lo sviluppo della cultura e delle pratiche di autonomia. È questa una vocazione che il Trentino ha avuto fin dai tempi di De Gasperi e del movimento popolare dell’Asar, quando la nostra collocazione di terra di confine e di autogoverno ha permesso di rivendicare con forza l’autonomia e di sperimentare concretamente un modello innovativo di esercizio della stessa.

Le sfide della sanità del futuro

Una certa narrazione, probabilmente legata alle motivazioni elettoralistiche dei mesi passati, ha tentato di dipingere la sanità trentina come un comparto in forte difficoltà. La realtà, irrobustita da diversi report indipendenti, fotografa una situazione ben diversa, in molti casi non solo in linea, ma persino migliore rispetto anche a realtà italiane dal curriculum sanitario molto pregiato. Attenzione, non vogliamo negare che ci siano degli aspetti migliorabili e se la sanità è stata una priorità nella scorsa legislatura, lo sarà senz’altro anche in quella appena iniziata. Le difficoltà sono legate a doppio filo a un mondo che cambia e continua a farlo, ancor di più per quanto riguarda il welfare sanitario: mi riferisco a quanto avvenuto dopo la pandemia per la carenza di medici, l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle richieste legato alle terapie moderne. Allo stesso tempo rivendichiamo alcuni importanti risultati, per i quali va riconosciuto il lavoro svolto dal precedente assessore Stefania Segnana e che proseguirà ora con l’assessore Mario Tonina, in pieno raccordo con l’APSS.

Parliamo, ad esempio, del tema delle liste d’attesa cui si è risposto in modo importante, facendo affidamento alla preparazione e al senso di responsabilità dei professionisti della sanità, che ci hanno permesso di smaltire, in soli tre mesi, 10.000 richieste arretrate. Al di là delle narrazioni di parte, dunque, il sistema sanitario trentino sta svolgendo la propria funzione a servizio della comunità. Non ci accontentiamo, e i margini di miglioramento vanno sempre ricercati; d’altra parte, ci attendono sfide che voglio leggere come opportunità straordinarie per portare la sanità trentina a livelli di sempre maggior eccellenza. Parliamo del nuovo Polo ospedaliero universitario – conseguenza e diretta emanazione sul territorio della Scuola di Medicina – struttura all’avanguardia, che segna una forte discontinuità rispetto a quanto si faceva prima del Covid.

Un Polo che abbiamo fortemente voluto e che aspetta la posa della prima pietra. Ci auguriamo di poterlo fare nel secondo semestre del 2025, mentre serviranno poi 5-6 anni per avere la sua completa funzionalità. Siamo arrivati all’attuale definizione del nuovo Polo di via al Desert, dopo aver messo la parola fine all’annosa vicenda NOT. Archiviato il progetto che avevamo ereditato come giunta nella scorsa legislatura, abbiamo avviato tramite il commissario dell’opera incaricato, l’avvocato Antonio Tita (supportato da diversi professionisti dell’Azienda Sanitaria e della Provincia), le attività propedeutiche alla realizzazione del Nuovo Polo Ospedaliero di Trento. Presidio che non sarà più edificato tramite le procedure del PPP ma con un finanziamento diretto della Provincia.

Nei giorni scorsi si è chiuso il bando che consentirà di aggiudicare la realizzazione del progetto preliminare: le caratteristiche nazionali ed europee di chi ha presentato la propria candidatura, ben otto a concorrere per l’affidamento della progettazione, sono la dimostrazione migliore dell’interesse alla realizzazione dell’opera che dovrà rappresentare un modello assistenziale e di ricerca ad alto contenuto di innovazione. La stessa definizione di Cittadella della Salute è legata del resto a una nuova filosofia dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria visto che, accanto al Presidio, troverà spazio la formazione del comparto nella sua interezza, ovvero sia la scuola di Medicina che le diverse Scuole delle Professioni Sanitarie.

L’obiettivo è quello di offrire una formazione moderna che si possa avvalere delle tecnologie già a disposizione e di quelle in divenire. Il tutto attraverso un legame forte con le altre Facoltà dell’Università di Trento, riservando particolare attenzione a quelle che si possono interfacciare con le attività sanitarie e sociosanitarie. La Cittadella della Salute ospiterà anche la Scuola di Medicina Generale.

Le cifre che fotografano la scuola di Medicina – una felice e, lasciatemelo dire, innovativa intuizione della nostra giunta visto quanto è accaduto poco dopo con il Covid – parlano di una realtà avviata nel 2019 con il supporto dell’Ateneo di Verona, che nei prossimi 3 anni raggiungerà la piena maturità e diverrà autonoma. Sono sinceramente contento del fatto che più della metà degli attuali frequentanti provenga dal Trentino e dell’Alto Adige. Una conferma tangibile della bontà della nostra scelta di farla partire e del fatto che gli attuali studenti rappresentano i professionisti del futuro.

Abbiamo iniziato con 60 frequentanti per anno e dall’anno Accademico 2023-24 il Miur ha riconosciuto un incremento degli studenti, aumentando il numero a 72. Deve anche essere soddisfazione per tutti noi il posizionamento nel gradimento nazionale dei frequentanti le Scuole di Medicina che ci assegna un prestigioso 7° posto, pur non avendo ancora concluso il 6° anno di corso. Dall’Anno Accademico 2024-25 avvieremo di concerto con l’Università di Trento le prime Scuole di Specializzazione dando così ulteriore incremento all’attrattività della nostra Provincia. Aggiungo che anche le diverse Scuole di Professioni Sanitarie, di cui abbiamo ampliato di molto il numero, sono al completo e frequentate in larga parte da ragazze e ragazzi che vivono nei nostri territori.

Continueremo a investire sulla formazione dei Medici di medicina generale e sul supporto agli studenti della Scuola di formazione a una professione tanto richiesta quanto difficile da reperire, con l’obiettivo di avere una sanità a misura di Trentino. Perché il nostro territorio, così bello e diverso, non ugualmente semplice da raggiungere, ha bisogno di presidi sanitari diffusi e di qualità. Non è solo un’idea astratta, ma il progetto di un sistema a rete concreto e funzionante, connessione tra città e valli, tra specificità sanitarie che si completano. A questo proposito, le medicine di gruppo integrate sono già una realtà e assicurano la continuità nell’attività di assistenza.

Mentre realizzeremo tutto questo va dedicata una profonda attenzione all’esistente cui abbiamo dedicato interventi importanti sia grazie ai finanziamenti statali del PNC che del PNRR e a cui abbiamo aggiunto importanti contributi economici provinciali. Infine, ma non ultimo, terminato il 6° anno della Scuola di Medicina, e acquisita dall’Università di Trento la propria autonomia didattica, nascerà l’Azienda Provinciale Sanitaria Universitaria Territoriale. Intendiamo costituire un’Azienda che sarà “un unicum” nazionale.

Mi spiego: tutta la nostra Provincia, con i suoi presidi attuali e le future realizzazioni del PNRR territoriali, saranno luoghi di Assistenza, Ricerca e Formazione consentendo agli attuali professionisti, agli studenti (oltre che agli specializzandi, alle professioni sanitarie e ai Master) di esercitare le proprie attività e di formarsi. La riorganizzazione dell’Azienda Sanitaria approvata nella scorsa legislatura ha posto le basi di questa trasformazione con la realizzazione del Dipartimenti Transmurali e la definizione organizzativa dei nuovi Distretti. Per portare a termine questa trasformazione, che sarà in realtà una “Rivoluzione” del nostro Sistema Sanitario Provinciale sarà necessario modificare la Legge 16, testo che definisce le regole del nostro modello attuale. I passaggi legislativi saranno diversi e importanti coinvolgendo tutti gli attori istituzionali provinciali.

Il nostro impegno va a 360 gradi per realizzare un comparto sanitario sempre più al passo con le aspettative dei trentini e con le potenzialità dell’Autonomia. Ecco perché accanto ad infrastrutture all’avanguardia vogliamo assicurare la meritata attenzione, anche economica, alle persone che operano in questo delicato settore. A tal proposito, mi piace ricordare che abbiamo rinnovato il contratto del pubblico impiego 2019-2021 (ed è imminente quello del 2022-2024, dove saremo i primi a livello nazionale a farlo), oltre ad essere stati i primi ad aver aggiornato quelli del mondo sanitario, la dimostrazione plastica che l’attenzione passa anche attraverso un equo riconoscimento economico.

Ricerca, alta formazione, istruzione e cultura: asset strategici per lo sviluppo del Trentino

In sanità, come in qualsiasi altro campo ormai, le parole d’ordine sono formazione, specializzazione, competenza, tecnologia e ricerca. Ci adopereremo dunque lungo queste direttrici e lo faremo in sinergia con tutte le realtà presenti in Trentino, dall’Ateneo alle Fondazioni fino ai Centri di ricerca. Tutte realtà alle quali vanno le nostre attenzioni e le nostre giuste aspettative, consapevoli della loro importanza per la crescita del Trentino, che vogliamo aperto al mondo, attrattivo e autorevole. Capace di investire nel proprio futuro, con passi equilibrati anche sotto il profilo del rapporto costi/benefici. In merito segnalo che, nell’ambito del tavolo aperto con il Ministero dell’Università per la revisione degli oneri della delega (revisione prevista dalle norme di attuazione in materia) si sta condividendo il modello proposto dalla Provincia per il calcolo delle maggiori risorse che dovranno essere riconosciute dallo Stato a decorrere dal 2024.
Riteniamo necessario valorizzare al meglio le potenzialità del nostro sistema della ricerca e dell’innovazione e le sue capacità di trasferirne i risultati anche al sistema produttivo locale se vogliamo un Trentino competitivo.

Per questo è fondamentale costruire relazioni tra i diversi soggetti e comparti della formazione, dell’innovazione e dell’economia. Vogliamo continuare in primo luogo a finanziare la ricerca, anche e soprattutto quella di base, le infrastrutture, facilitare la presenza dei nostri enti nelle reti nazionali ed estere per mantenere e sviluppare il prestigio internazionale che compete ai leader. Per farlo dobbiamo presidiare gli ambiti emergenti in cui abbiamo delle capacità distintive. Grazie a queste azioni, anche le microimprese, che rappresentano la struttura portante del sistema produttivo trentino, potranno trarre benefici in chiave di sviluppo dall’attività di ricerca. Verso queste imprese saranno indirizzate ingenti risorse di fonte europea per l’innovazione, in particolare per sostenere la transizione ecologica ed energetica.

E così, come vogliamo che l’Università sia partner dello sviluppo, al fianco del sistema economico e della pubblica amministrazione trentina, allo stesso tempo chiediamo al mondo dell’Istruzione e a quello della cultura di continuare a essere strumento insostituibile nella formazione e nell’arricchimento delle nuove generazioni. In tema cultura voglio dedicare un pensiero, che è anche un ringraziamento, a Vittorio Sgarbi. Da noi voluto alla presidenza del Mart, non senza critiche, Vittorio ha saputo portare il Mart in una posizione di notevole preminenza, anche al di fuori dei confini nazionali. Una scommessa, lasciatemelo dire, vinta. E a testimoniarlo sono prima di tutto la qualità dell’offerta culturale presentata, ma anche la progettualità che ha visto crescere quella missione di operare in rete con le altre realtà culturali e, soprattutto, territoriali di cui la nostra comunità fortunatamente è ricca. Qualità che si è tradotta anche in quantità, perché non può essere che un indice di successo il traguardo dei 180 mila biglietti staccati dal Mart, a dimostrazione che il lavoro di Vittorio Sgarbi e del suo staff è stato apprezzato nei fatti.

Pensando, anche in questo caso, ai molti risultati raggiunti – e qui vorrei ringraziare l’ex assessore Mirko Bisesti – e agli altrettanti che ci attendono. Il prolungamento del calendario delle scuole dell’infanzia, la stabilizzazione di docenti e personale ausiliario, la riforma delle carriere scolastiche, la continua ricerca di un raccordo fra mondo della formazione e mondo dell’impresa sono per noi importanti punti di partenza da perfezionare, completare e se possibile potenziare. Il tutto avendo sempre come riferimento le persone: i nostri ragazzi, in primo luogo, ma anche gli adulti, riferendosi sia a chi nel mondo della scuola lavora, sia a chi ne fruisce i servizi, ovvero le famiglie.

Riteniamo siano tre i principi fondamentali che dovranno guidare le politiche in materia di istruzione per ottenere una scuola di qualità e competitiva. Parliamo di flessibilità, intesa come capacità di adattarsi alle sfide e ai mutamenti della società umana. Crediamo serva rigore, inteso come rispetto delle regole di convivenza e di buona educazione. E non possiamo certo rinunciare all’autonomia, intesa sia in termini strettamente istituzionali, sia in termini sostanziali come capacità di adattare i provvedimenti nazionali alle esigenze del nostro territorio. Nello specifico una particolare attenzione va confermata, anche nella prospettiva di sostegno alla natalità già adottata dalla nostra precedente giunta, alle politiche a favore dell’infanzia. Riteniamo fondamentale che la Provincia si doti di un sistema integrato di servizi di educazione e istruzione rivolto alla fascia zerosei, sistema alla cui progettazione e realizzazione saranno coinvolti tutti gli attori: Provincia, Comuni, Comunità di valle, enti gestori di nidi educativi, servizi conciliativi, scuole dell’infanzia, famiglie.

Occorre continuare a riconoscere l’importanza degli investimenti sul comparto scolastico e scommettere sulla valorizzazione del suo personale. Nei prossimi anni sarà decisivo per i nostri ragazzi promuovere il potenziamento dello studio delle lingue (insegnanti bilingui, formazione, adeguamenti economici). Analoga attenzione va data all’adeguamento delle strutture, dei laboratori e delle tecnologie applicate. Occorre poi investire risorse in percorsi formativi per insegnanti, in raccordo con Università, anche proponendo l’istituzione di un nuovo corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria, importante soprattutto per la formazione degli insegnanti necessari alla scuola. Andrà poi ripreso il progetto di definizione di una carriera dei docenti che renda attrattiva questa scelta professionale anche in una prospettiva di valorizzazione dei meriti individuali.
E dentro questo quadro, dovremo proseguire il percorso intrapreso nella scorsa legislatura per dare la giusta importanza all’insegnamento della Storia trentina e dell’Autonomia, dell’educazione civica (istituzioni e beni comuni), dell’educazione finanziaria, in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Senza dimenticare l’impegno alla sensibilizzazione all’uso consapevole dei social.

Lo abbiamo sempre sostenuto in questi anni: per creare un contesto in cui ricerca e formazione continua possano generare sinergie significative, un tema particolarmente centrale è il rapporto della scuola con le imprese. Istruzione e mondo del lavoro devono essere viste come parte di uno stesso sistema, proiettato a preparare i giovani ad affrontare con serenità e competenza il mondo del lavoro. Va anche rafforzato il ruolo delle scuole professionali e dell’Alta Formazione Professionale, promuovendo il rafforzamento della filiera tecnica e professionale e qualificando i docenti, incentivandone la valorizzazione.
Per creare un contesto in cui l’insegnamento sia a misura degli studenti, occorre rafforzare il supporto a studenti con certificazione BES e vogliamo farlo sia in termini qualitativi che quantitativi.

Un ultimo accenno al tema della libertà di educazione e al ruolo delle famiglie nella scelta delle scuole cui affidare i propri figli: vogliamo confermare il supporto dato nella scorsa legislatura alla scuola paritaria, continuando così a permettere alle famiglie di decidere liberamente, e senza condizionamenti economici, riguardo agli studi dei figli.

Mobilità e opere pubbliche

Il Trentino dovrà affrontare anche nel prossimo futuro scelte importanti e strategiche – già impostate negli anni passati – nell’ambito della viabilità, delle infrastrutture e delle grandi opere. Per noi un territorio interconnesso significa migliorare le attuali strutture di collegamento viario, specialmente tra città e valli, zone periferiche e centrali, e rappresenta una via effettiva per valorizzare e dare nuove prospettive a territori distanti.

Solo per fornire un dato, le risorse autorizzate sul bilancio pluriennale della Provincia e finalizzate al finanziamento dei piani di opere pubbliche (viabilità e piste ciclabili, edilizia scolastica, opere igienico sanitarie, ospedali, ecc.), ammontano a circa 1,6 miliardi di euro, cifra destinata a superare i 2 miliardi di euro se si considerano le risorse degli anni precedenti per opere ancora in corso di realizzazione. A tali volumi si aggiungono quelli finanziati con risorse esterne: PNRR, PNC, FSC, Fondi statali per le Olimpiadi e voci correlate.

Il nostro impegno nel medio-lungo periodo mira alla transizione del trasporto merci da gomma a rotaia, tuttavia nel frattempo si dovrà garantire ai trentini la possibilità di vivere e lavorare nelle valli e negli angoli più lontani dai maggiori insediamenti. Analizzando questo comparto, inizio dall’opera più imponente dal punto di vista della progettualità e del finanziamento: la circonvallazione ferroviaria di Trento. Abbiamo ricevuto le più ampie rassicurazioni sulla continuità e le tempistiche per la sua realizzazione. Ma non siamo certo insensibili nemmeno alle richieste dei cittadini: per questo poniamo la massima attenzione a tutte le questioni ambientali di tutela della salute e di trasparenza dei dati.
Andrà pertanto rafforzato il confronto con il Comune di Trento, su questa come su altre partite strategiche, come il collegamento con il Monte Bondone, le funzioni complementari al Nuovo ospedale universitario, l’utilizzo del vecchio Santa Chiara, l’impiantistica sportiva per le squadre di vertice, lo stadio e il centro sportivo a San Vincenzo, le aree a Nord della città, solo per citare le principali.
Ricordo anche il completamento del progetto riguardante l’elettrificazione della ferrovia della Valsugana (recentissimo il via libera di compatibilità ambientale del ministero per il tratto Trento-Borgo), quale passo necessario per il potenziamento infrastrutturale dell’intera tratta Trento-Bassano del Grappa, con indubbie ricadute positive in termini economici e di sostenibilità ambientale.

E ancora: la ferrovia Rovereto-Riva del Garda che si inserisce nel quadro strategico del collegamento diretto con Monaco di Baviera e la Germania e che sarà oggetto di progettazione preliminare, per determinare i relativi costi di realizzazione e di gestione necessari alla valutazione sulla sua realizzazione.
Il completamento della Valdastico intanto dovrà inserirsi, in accordo e a seguito di confronti con i territori, all’interno dello spazio di collegamento previsto dalla nuova variante urbanistica impostata dalla giunta provinciale.

E a proposito di autostrade, vorrei ricordare che abbiamo registrato passaggi molto importanti nella direzione di finalizzare l’iter sul project financing per l’autostrada del Brennero e per far partire i 7,2 miliardi di investimenti previsti nella proposta progettuale; a questo proposito siamo in attesa di una ulteriore proroga, probabilmente l’ultima. Con evidenti benefici per il Trentino-Alto Adige, come per tutti i territori interessati dall’infrastruttura. Realtà diverse che in questa complessa e delicata partita del rinnovo della concessione hanno dimostrato di essere unite e di saper lavorare per un obiettivo comune: quello di accelerare i tempi per trasformare l’A22 nel primo corridoio green d’Europa. Un’opera che ha l’ambizione di diventare un punto di riferimento anche per quanto riguarda l’innovazione tecnologica e la riduzione del tasso di incidenti.

Dell’evoluzione del sistema dei trasporti fa parte anche il progetto BRT – Bus Rapid Transit che concorrerà a rendere più efficiente ed ecologica la mobilità pubblica sulla direttrice delle valli dell’Avisio in relazione alle Olimpiadi invernali 2026, un’eredità positiva per il territorio anche dopo il grande evento sportivo. Centrale in ottica Olimpiadi e Paralimpiadi è anche l’aeroporto Catullo, partecipato dalla Provincia nella società di gestione, che immaginiamo sempre più hub per un Trentino che vuole connettersi con il mondo. Vanno colmati alcuni vuoti per quanto riguarda i collegamenti con importanti capitali europee e dovranno essere sfruttate al massimo tutte le potenzialità dell’infrastruttura per attrarre maggiori flussi turistici gravitanti su Verona verso la nostra provincia. Anche con l’aeroporto di Bolzano intravediamo opportunità interessanti per il nostro turismo.

Vogliamo proseguire realizzando alternative green all’asfalto, necessarie ma non certo sostitutive dell’approccio citato: si fa riferimento all’ampliamento della rete di piste ciclabili e alla definizione di tutti i collegamenti possibili da valle a valle, che, oltre a rispondere a criteri di sostenibilità guarda anche a un’offerta turistica mirata, così come agli interventi di mobilità a fune che vanno dal grande impianto tra il capoluogo e il monte Bondone (abbiamo già una prima tranche di risorse), agli interventi per le valli congestionate dal traffico.

Il lavoro alla base di qualsiasi sviluppo economico

La crescita del Pil per il nostro sistema economico è un obiettivo strategico. È evidente che per ragionare su come aumentare la produttività e la competitività, anche in raccordo con i partner istituzionali che impegnano la Provincia su vari progetti (Ocse, Università e FBK) risulta fondamentale confrontarsi con le tendenze in atto, dal calo demografico a quello delle risorse. Non si possono dimenticare le nuove tecnologie, la revisione dei processi produttivi verso una crescente automazione, alle trasformazioni del mercato del lavoro. Prospettive di lungo respiro, sulle quali il sistema Trentino è chiamato a confrontarsi per vincere la sfida del benessere presente e futuro, in un cammino in cui la Provincia autonoma di Trento non farà mancare il proprio sostegno.

Serve sviluppare ulteriormente una strategia di qualità, favorendo – tramite Agenzia del Lavoro che ha celebrato proprio pochi giorni fa il quarantennale – l’incontro tra domanda e offerta di occupazione e soprattutto risolvendo le difficoltà delle aziende trentine, in particolare quelle più strutturate, che faticano nel reperire forza lavoro. Per quanto riguarda i livelli salariali, riteniamo che le politiche volte allo sviluppo delle imprese potranno condurre a un aumento del valore aggiunto prodotto dalle aziende tale da permettere una migliore remunerazione della componente lavoro, innescando un circuito virtuoso tra produttività e standard retributivi.

Specifiche forme di incentivo saranno garantite per l’assunzione di giovani e di figure manageriali di genere femminile. L’attribuzione alla Provincia delle competenze in materia di ammortizzatori sociali completa poi un repertorio già ampio e articolato fra gli ambiti nei quali ci è concesso di muoverci con maggiore autonomia. Già nella passata legislatura siamo intervenuti attraverso il rafforzamento dei meccanismi di condizionalità. La Legge di stabilità provinciale per il 2022 ha introdotto l’obbligo, a carico dei soggetti percettori di Assegno unico provinciale, di accettare qualsiasi posto di lavoro, a prescindere dalla coerenza rispetto al profilo posseduto e alla retribuzione corrisposta, purché superiore a livelli minimi predeterminati. Si procederà nei prossimi 5 anni a una attenta valutazione delle politiche di sostegno al reddito finalizzate alla reale attivazione al lavoro.

Non vogliamo che il lavoro sia un’emergenza cronica: vogliamo un lavoro reale, un lavoro sicuro, un lavoro che sia solido strumento su cui gettare le basi di una società sana e coraggiosa nell’affrontare il domani. Si inserisce in questa direttrice la riforma del Progettone approvata a fine 2022 e che entrerà in vigore il 1° gennaio 2025, dopo la definizione dei provvedimenti attuativi necessari per renderla concretamente operativa. Per un Trentino di qualità e che sappia consolidare la sua coesione sociale andrà garantita attenzione a chi è in difficoltà per motivi diversi, economici ma non solo, non prescindendo dalle misure varate a livello nazionale, con l’obiettivo di migliorare l’efficacia nell’utilizzo delle risorse provinciali, come il livello di equità rispetto ai bisogni delle famiglie. In tale contesto il nuovo Governo provinciale vuole puntare sul potenziamento dei servizi pubblici e privati a supporto delle famiglie, rivedendo allo stesso tempo l’attuale struttura dei sussidi.

Una scelta strategica per rafforzare l’occupazione femminile (in termini di qualità del lavoro, della sua stabilizzazione e di incentivo a un impiego full time) ma anche per insistere, come abbiamo già cominciato a fare, nel cercare di invertire una preoccupante tendenza alla denatalità. Le stesse misure varate nel corso della precedente legislatura per contrastare questo fenomeno (assegno di natalità, rafforzamento dello stesso per abbattere le tariffe dei nidi, bonus per le nascite dal terzo figlio, dote finanziaria, ma anche l’estensione a 25 mila euro dell’esenzione dell’addizionale regionale all’Irpef) devono essere valutate nei loro effetti a medio termine.

La qualificazione del lavoro femminile rappresenta un passo fondamentale per aggredire un tema che caratterizza il nostro territorio, anche se in termini minori rispetto ad altre realtà comparabili: quello del differenziale retributivo tra maschi e femmine. Tema che peraltro si innesta in uno ancora più esteso, quello dei differenziali retributivi, purtroppo negativi, che caratterizzano il Trentino rispetto alle realtà limitrofe; in tal senso non faccio riferimento solo all’Alto Adige, ma come alcune analisi dimostrano anche a Lombardia, Veneto, Nord Est.

Sotto questo profilo, preso atto che la Provincia, con riferimento ai dipendenti del settore pubblico provinciale, è già intervenuta provvedendo sia a chiudere il rinnovo del contratto 2019-2021, sia a definire gli elementi per il rinnovo del contratto 2022-2024, sono a proporre, in sede di avvio di questa nuova legislatura, la definizione di un patto tra le categorie economiche, il Sindacato e la Provincia, volto a recuperare nel tempo i differenziali retributivi presenti diffusamente in Trentino rispetto al resto d’Italia. È un tema “di territorio”, non riguarda solo la parte pubblica, non riguarda solo la componente privata, riguarda tutti e va giocato in termini di competitività territoriale, cui nessuno vuole -e deve- sottrarsi.

Ciò in funzione di una qualificazione del lavoro necessaria, non solo per sostenere i redditi dei lavoratori dipendenti, ma anche per migliorare le basi affinché il Trentino possa essere attrattivo per la forza lavoro sia dei settori tradizionalmente caratterizzanti l’economia del territorio che di quelli che per innovazione, internazionalizzazione, possono concorrere maggiormente alla crescita.

Industria, artigianato, commercio

Qualità e innovazione sono alcuni tratti distintivi del nostro comparto produttivo, a cominciare dall’industria che nel nostro territorio si distingue non tanto per le dimensioni condizionate dall’essere piccola terra di montagna, ma per una propensione all’eccellenza, all’innovazione e all’apertura verso altri mercati. Una partita sempre più difficile – come dimostrano gli ultimi rapporti di Banca d’Italia o di Camera di Commercio – perché condizionata da fenomeni di portata globale. Non abbandoniamo, tuttavia, l’idea di sostenere e incoraggiare quel tratto distintivo che accompagna il brand trentino in ogni parte del mondo.

Ma oltre ad osservare quanto accade fuori dai confini provinciali occorre porre attenzione a cosa succede all’interno, in relazione alle specificità, anche orografiche, che ci caratterizzano. Un territorio è vivo in tutte le sue aree se rimane popolato. Per questo nei cinque anni in cui abbiamo governato si è deciso, in collaborazione con la Federazione Trentina della Cooperazione, di potenziare le risorse a favore delle imprese che si impegnano ad aprire e a mantenere attivi esercizi commerciali, o bar di paese, in località altrimenti prive di punti di riferimento. Le risorse a supporto dei cosiddetti “multiservizi” sono state incrementate da circa 2,2 milioni annui a 3,2 milioni già nel 2023, per autorizzare sul bilancio 2024 risorse per 4,3 milioni di euro. Parliamo di oltre 200 punti vendita/somministrazione che, nelle località più periferiche del Trentino, assolvono a una fondamentale funzione sociale e di presidio del territorio. Se si spengono le luci in un piccolo locale in uno qualsiasi dei nostri paesi, piano piano si spegne anche quella voglia di comunità che proprio attorno a quel fulcro trova energia e vitalità.

Una piazza di un paese o frazione senza un locale aperto contribuisce a far morire la vita di quella comunità

Vogliamo continuare a garantire pari attenzione anche al settore dell’artigianato, ricco di valori economici, sociali e di tradizione, che va preservato incentivando il passaggio e il ricambio generazionale e valorizzando le sinergie con il turismo, l’agricoltura e il commercio. Non va dimenticato il ruolo sociale che l’attività economica riveste in un territorio frammentato e complesso come il nostro. Accanto all’artigianato locale, i luoghi storici del commercio e i piccoli negozi di paese nelle aree periferiche garantiscono una rete di servizi economici primari. I nostri sforzi in questi ambiti sono stati premiati con la recente approvazione, da parte della Commissione dei Dodici, della norma di attuazione in materia di commercio che rimetterà nelle mani del Governo locale gli strumenti per garantire un equilibrato sviluppo economico, tenendo in considerazione anche la vocazione turistica dell’economia trentina.

Cooperazione e identità

Ho citato poco fa l’impegno per i presìdi multiservizio e riprendo il ragionamento iniziato parlando del mondo della Cooperazione. Un mondo che da tempo cammina fianco a fianco con la Provincia per la difesa dei valori più profondi della nostra identità. Una realtà che attraversa tutte le realtà sociali ed economiche improntate a principi quali l’equilibrio, il buon senso, il rispetto e la solidarietà. Sono tutte caratteristiche che ci accomunano – Provincia e Cooperazione – e che dobbiamo saper coltivare, tanto che si parli di credito come di consumo o di servizi sociali. Ne siamo profondamente convinti: il “Patto” con la Cooperazione, da poco rinnovato, permette di rafforzare lo sforzo condiviso in una fase di grande cambiamento.

Turismo

Le azioni messe in campo nell’ambito della strategia turistica nella scorsa legislatura hanno avuto come obiettivo principale quello di rendere la nostra provincia una destinazione distintiva, equilibrata e duratura, attiva 365 giorni all’anno sull’intero territorio, capace di ridurre i fenomeni di sovraffollamento e il conseguente “consumo” delle risorse. Le politiche provinciali proseguiranno sul solco tracciato promuovendo la destagionalizzazione di un’offerta turistica sempre più plasmata su caratteri identitari autentici e con una azione di marketing che comunica il Trentino nella sua offerta complessiva. Andrà ancor più rafforzato il legame tra turismo e agricoltura, così come quello tra turismo e cultura, non solo puntando sui grandi musei cittadini, ma valorizzando le diverse realtà. Si lavorerà ancora per incrementare ulteriormente la qualità delle strutture e la professionalità degli operatori del settore.

Anche su questo non partiamo da zero. Già nella precedente legislatura abbiamo scommesso sul rilancio dell’economia trentina, colpita duramente dalla crisi innescata dal Covid-19. Lo abbiamo fatto attraverso un piano straordinario di incentivi rivolti a chi decideva di investire in strutture ricettive, commercio, ristorazione e servizi alla persona. Parliamo dei bandi “Qualità” che sono stati studiati facendo leva sulla concretezza, sulla velocità e facilità di accesso. Uno strumento per permettere, anche alle piccole imprese, di migliorare il livello qualitativo della loro offerta, tenendo bene a mente il momento del rilancio, archiviata la pandemia, e gli importanti appuntamenti che ci vedranno protagonisti, a partire dalle Olimpiadi invernali del 2026. In totale sui bandi “Qualità” sono stati finanziati 797 interventi a favore di strutture ricettive e 903 interventi nel settore del commercio e dei servizi. I contributi concessi ammontano a oltre 86 milioni di euro, con l’attivazione di un volume di investimenti pari a circa 340 milioni di euro.

Occorre procedere con una riforma della classifica alberghiera e delle normative che riguardano il sistema ricettivo trentino. In tema di turismo, e dunque di montagna, lasciatemi ricordare la Marmolada, la tragedia accaduto il 3 luglio 2022 che ha causato la morte di 11 persone. Nel rilancio della Regina delle Dolomiti saranno coinvolte le migliori risorse del mondo del turismo ma anche della scienza, tenendo conto che il cambiamento climatico porta in dote anche la necessità di ripensare il modo di vivere la montagna, salvaguardando soprattutto i ghiacciai, sentinelle dello stato di salute dell’ambiente.

Agricoltura

L’agricoltura rappresenta un settore chiave non solo per il sistema economico provinciale, ma anche per il mantenimento dell’ambiente, della stabilità del territorio e della qualità del paesaggio. La zootecnia, in particolare, sviluppata soprattutto nelle aree a più elevata altitudine, svolge un importante ruolo, oltre che produttivo, anche ambientale, attraverso il mantenimento dei prati e dei pascoli, grazie alla pratica dell’alpeggio, consentendo il presidio del territorio e contrastando il rischio dell’abbandono e dello spopolamento.

È stato un anno certamente complesso per il settore primario trentino, elemento “forte” e resiliente della nostra economia, che ha di fronte sfide numerose e crescenti. Dai cambiamenti del clima al dibattito sulle normative comunitarie, che non devono mai dimenticare la specificità delle produzioni locali. Senza tralasciare la necessità di investire su innovazione e ricerca, oltre al tema sempre presente dei grandi carnivori e della tutela delle attività dell’economia di montagna.

In un anno terribile, segnato dall’uccisione del giovane Andrea Papi (ai familiari del quale va la nostra vicinanza) l’impegno dell’Autonomia trentina per avere strumenti di gestione tempestivi, efficaci e risolutivi ha registrato la novità di un approccio non ideologico da parte del Governo nazionale. L’auspicio è quello di avere il prima possibile operative le norme che consentiranno alla Provincia autonoma di intervenire con tempismo ed efficacia nei confronti di orsi e lupi, assicurando incolumità alle persone e agli allevamenti. Lavoriamo per portare in quest’aula il prima possibile la nuova legge che consentirà l’abbattimento fino a 8 esemplari l’anno, sulla base degli accordi già presi con il Governo nazionale. Uno strumento di gestione importante per assicurare in primis, come detto, la pubblica sicurezza, ma anche la tutela dell’economia di montagna.

Ambiente e transizione ecologica

Estremamente attuali sono i temi dell’ambiente e del clima. Per contrastare il rischio della siccità occorrono infrastrutture efficienti per il risparmio e il recupero dell’acqua in modo da garantirne la disponibilità anche nei periodi di carenza.
L’acqua del nostro territorio è un bene prezioso da non sprecare, come ricorda la campagna di comunicazione appositamente ideata. Le direttrici da seguire sono la salvaguardia ed efficientamento del sistema idrico e il reperimento di nuove fonti di approvvigionamento. Vanno attuate le misure necessarie per migliorare gli acquedotti trentini, attraverso un piano decennale per la sistemazione degli impianti comunali caratterizzati da perdite importanti. Crediamo che lo Stato si debba fare carico dei relativi costi, come avviene per le regioni ordinarie, riconoscendo così il nostro sforzo nei periodi di siccità, quando abbiamo aiutato, e in futuro ancora aiuteremo se necessario, i territori confinanti.

Il Trentino è protagonista di questa sfida con gli obiettivi della Strategia provinciale per lo sviluppo sostenibile, la declinazione provinciale dell’Agenda 2030 dell’ONU, quella cioè che prevede le linee di azione per promuovere uno sviluppo sostenibile del nostro territorio entro il 2030, con visione fino al 2040. Una direzione di crescita che passa anche attraverso la spinta sulle rinnovabili, l’autoproduzione energetica e gli aiuti sugli investimenti delle imprese per una maggiore efficienza.

Va da sé che stiamo giocando una partita strategica per la gestione delle grandi centrali idroelettriche, ma non è meno importante quella che riguarda le medie e piccole derivazioni in quanto hanno ricadute significative sui Comuni. Non possiamo dimenticare gli aspetti legati alle relazioni con Dolomiti Energia e Hydro Dolomiti per sviluppare progettualità a vantaggio del territorio e pensare a un assetto societario diverso visto che all’orizzonte c’è il disinvestimento programmato dal fondo australiano che detiene il 40% di Hydro Dolomiti.
Ma, se allarghiamo lo sguardo, scopriamo che in Trentino ci sono oltre 80 km di superficie idonea all’installazione di impianti solari e un numero ancora elevato di immobili poco efficienti sotto il profilo energetico. Ogni intervento per una maggiore sostenibilità va favorito attraverso sgravi fiscali e incentivi economici e corsie preferenziali. Il miglioramento dell’efficienza energetica degli immobili e dei processi produttivi è una priorità da supportare ampliando il tipo e la percentuale di contributi per gli investimenti realizzati.

Il nuovo impianto rifiuti

Proteggere l’ambiente vuol dire anche occuparsi del ciclo dei rifiuti. Dobbiamo essere orgogliosi della percentuale di raccolta differenziata, ora al 77.5% (media provinciale), ben superiore all’obiettivo nazionale del 65%. Occorrerà però individuare un sistema di raccolta differenziata dei rifiuti unico e standard su tutta la provincia per favorire la realizzazione di reali economie di scala e di collaborazioni fra le aziende trentine che si occupano della raccolta. Purtroppo, la gestione del residuo urbano per i prossimi anni sarà emergenziale, a causa dell’esaurimento delle discariche e della necessità di inviare la quasi totalità del residuo a recupero energetico ad impianti fuori provincia (nel 2022 34.000 tonnellate su 60.000 totali di residuo indifferenziato).

Non abbiamo più tempo: il momento della responsabilità è adesso. Dobbiamo chiudere il ciclo dei rifiuti con una scelta decisa per lo smaltimento della frazione indifferenziata. È necessario attivarsi subito per raggiungere l’autosufficienza impiantistica e la certezza sia della gestione del rifiuto residuo che del recupero energetico a livello locale. Ci impegniamo a farlo individuando la soluzione migliore a tutela della salute e, allo stesso tempo, più sicura e sostenibile per l’ambiente. L’individuazione della località passerà attraverso il dialogo con i territori interessati: i luoghi più adatti appaiono essere quelli lungo l’asta dell’Adige, mentre saranno previste adeguate misure di compensazione in servizi utili alle comunità.

Il nuovo piano urbanistico provinciale

L’urbanistica è una competenza di fondamentale importanza per disegnare lo sviluppo del territorio in un’ottica di lungo periodo. Nell’immaginare il ridisegno urbanistico del territorio serve un approccio coraggioso e maggiormente incisivo rispetto a quanto fatto finora. Va ricordato che il Piano urbanistico provinciale del 1967 puntava al riequilibrio territoriale (ovvero a fermare l’emorragia migratoria dal Trentino, soprattutto dalle valli, e a garantire il progresso economico e sociale).

Il Piano del 1987 mirava alla tutela dell’ambiente, mentre quello del 2008 puntava alla dimensione strategica della pianificazione. ll PUP vigente ha adottato degli strumenti che dovranno essere sì corretti ma mantenuti nella loro impostazione: un quadro strutturale con identificazione delle invarianti da un lato e la Carta del Paesaggio, come interpretazione dei valori identitari, dall’altro. In questa legislatura intendiamo lavorare con convinzione per dotare il Trentino di un nuovo Piano Urbanistico Provinciale. L’intenzione è di innovare alcuni principi dell’attuale sistema delle regole e creare le condizioni affinché l’insediamento e la distribuzione delle attività avvengano in modo coerente con gli obiettivi di sviluppo e crescita sociale ma nel rispetto del territorio. In questa logica sarà centrale l’apporto di Ordini professionali e categorie, ai quali chiediamo un supporto costruttivo e lungimirante.

Vogliamo inoltre allo stesso tempo intervenire con lo strumento della variante al PUP per quelle modifiche che si riterrà necessario introdurre in tempi brevi per il perseguimento di obiettivi puntuali (ad es. sulle aree sciabili in contesti fragili come i ghiacciai), valorizzando -anche grazie alla riforma delle comunità del 2022- il livello intermedio della pianificazione per scelte pianificatorie di “area vasta”.

Il consumo di suolo e i centri storici

Il principio della limitazione del consumo di suolo, previsto dal PUP e da altri strumenti della Provincia continuerà a rappresentare un principio ineludibile, che dovrà trovare strumenti di maggiore efficacia non solo per le esigenze paesaggistiche ma anche per preservare i servizi ecosistemici del suolo stesso, per la mitigazione delle conseguenze del cambiamento climatico. La prospettiva attuale resta quella della limitazione concreta del consumo di suolo come previsto da Agenda 2030, salvo limitate e più che giustificate eccezioni per esigenze di forte interesse pubblico. Il diritto all’abitazione andrà riaffermato aiutando le giovani coppie (e non solo) a recuperare l’esistente, a vivere in centri storici altrimenti abbandonati, alternando le soluzioni tra risanamento e ristrutturazione.

Si tratta di un approccio, confermato da consuetudini secolari, attraverso cui le comunità garantiscono ai tessuti abitativi le condizioni per la miglior qualità, sicurezza e contesto sociale possibili. Abbandono, degrado o semplice indifferenza trasformano i “luoghi” in “non luoghi”, disperdendo il senso stesso di “essere una comunità”. Questo vale tanto per città come Trento, Rovereto, Ala, Pergine Valsugana, ma anche per i centri più piccoli dove si gioca comunque la scommessa di mantenere un corretto equilibrio fra sviluppo e identità.

Enti locali: un presidio del territorio

La giunta provinciale nella precedente legislatura si è occupata -e vuole a proseguire in questa direzione anche nei prossimi cinque anni- di valorizzare il ruolo delle autonomie locali nel nostro sistema istituzionale. Vanno in questa direzione la riforma delle Comunità di valle e l’attenzione costante riservata ai Comuni, gli enti più vicini ai cittadini. La loro piena funzionalità è fondamentale per l’offerta di servizi in tutti gli ambiti geografici del Trentino. In questo senso la Provincia non ha fatto mancare alle amministrazioni le risorse per gli investimenti e per la gestione dei servizi comunali. In alcune località, dove è più alto il rischio di abbandono, si sono condivisi con le amministrazioni progetti di ripopolamento: tramite l’impiego di immobili pubblici, sfitti o inutilizzati. Interventi messi in campo per favorire l’insediamento di nuove famiglie (come è avvenuto a Luserna e Canal San Bovo). Progetti che ora intendiamo replicare in altre aree del Trentino. La giunta ha puntato anche sulla crescita del bagaglio di conoscenze dei segretari comunali – figure chiave nei Comuni- attraverso corsi di formazione per nuove abilitazioni. La volontà è quella di valorizzarne la professione e, al tempo stesso, favorire l’ingresso nel ruolo di giovani, portatori di competenze adeguate ed entusiasmo.

Sport e Olimpiadi

Nel corso di questa legislatura, nel 2026, ospiteremo una delle massime espressioni dello sport, ovvero i giochi olimpici invernali. Le Olimpiadi sono un’occasione epocale per il Trentino: vogliamo farci trovare pronti, stiamo lavorando a Tesero e Predazzo per fornire impianti e strutture performanti e in linea con un approccio il più possibile attento all’ambiente: sarà importante coinvolgere tutti gli attori della provincia affinché il Trentino possa confermare le sue capacità organizzative di fronte a una platea di spettatori che sarà davvero planetaria.

In tema di sport, sono già stati avviati dei ragionamenti sulle infrastrutture che ospitano le squadre che costituiscono l’eccellenza dello sport trentino, ci riferiamo a basket e volley, protagoniste della massima serie, ma anche del calcio che con la squadra del capoluogo il Trento, è tornata da tre anni a militare nel professionismo dopo decenni nelle serie minori. Ecco, dunque, che ragionando su di un nuovo stadio che sarebbe idealmente ospitato nell’area San Vincenzo, l’area ora occupata dal vecchio Briamasco si libererebbe, potendo poi confrontarsi con il Comune di Trento sulla futura destinazione.

Il recupero di un’area ora a disposizione di tutto il Trentino, non solo del capoluogo, ha dunque consentito di ampliare i ragionamenti sul suo utilizzo. Un cambio di passo sull’area che si deve anche alla nostra scelta (criticata e osteggiata a priori dall’allora minoranza) di ospitare alla San Vincenzo un concerto rock, quello di Vasco Rossi, nel maggio del 2022: un avvenimento passato agli annali come il più partecipato in tutta Italia in termini di pubblico dopo il lungo stop imposto dalla pandemia. Una ripartenza non solo simbolica, legata a un evento straordinario, ma apprezzato dalla stragrande maggioranza dei trentini, non ultimi gli operatori economici.

Ecco, dunque, che quell’area può entrare a pieno titolo nelle ipotesi attorno alle quali costruire il volto futuro della città capoluogo e, di conseguenza, di alcuni asset importanti per il Trentino. Prendiamo il nuovo stadio, ad esempio. Una struttura modulabile anche in termini di posti a sedere, può significare eventi musicali, economia, attività commerciali. In altre parole, un volano per l’indotto del capoluogo e non solo.

Disabilità

Il Trentino riserva grande attenzione alle persone con disabilità e ambisce ad essere un territorio inclusivo, in tutti gli aspetti. La Provincia mette a disposizione dei cittadini gli strumenti per favorire la conoscenza e l’accesso alle prestazioni e alle agevolazioni. Eguale attenzione viene riservata nel fornire soluzioni personalizzate e formazione per favorire l’autonomia delle persone.
Una disponibilità che mettiamo a disposizione anche di chi sceglie il Trentino per trascorrervi un periodo di vacanza, favorendo la più ampia accessibilità al nostro territorio. Il riferimento va all’investimento culturale sintetizzato nel marchio “Open” pensato in particolare per le famiglie. È una competenza cui la Provincia ha dedicato nella scorsa legislatura una struttura dirigenziale, organizzativa ed amministrativa ad hoc: la vogliamo rafforzare per migliorare l’efficacia degli interventi sia per quanto riguarda l’integrazione che le disabilità.

Abitare vuol dire costruire comunità

La casa è strumento indispensabile, uno dei bisogni primari di ogni persona. L’obiettivo è quello di favorire sempre di più la possibilità di acquisto da parte delle giovani coppie che vogliono costruire la loro famiglia. Ma anche garantire il diritto alla casa alla popolazione, in particolar modo tutelando le fasce più deboli e dedicando particolare attenzione anche alla loro fragilità.

Accanto a questa azione si accompagnano le iniziative concrete per favorire la disponibilità di alloggi sul territorio in relazione alle necessità lavorative e di manodopera da parte delle imprese e delle attività economiche. Pensiamo ad esempio ai lavoratori del turismo – ma anche a quelli della sanità – che devono poter trovare idonee sistemazioni a prezzi accessibili. Quest’ultimo è in definitiva anche un fattore per aumentare l’attrattività del territorio.

Conclusioni: casa, natalità e salari le priorità

In conclusione, al netto di quanto abbiamo sino a qui esposto, i primi mesi del nostro agire dovranno affrontare tre temi cruciali del nostro tempo, che anche in Trentino hanno rilevanza e impongono di adottare scelte forti e innovative.
Il primo tema è la possibilità di avere un’abitazione, che è presupposto per costruire un nucleo familiare, dando futuro a chi vuole costruirlo insieme ai propri affetti e in modo particolare ai giovani.

E la formazione di un nucleo familiare è a sua volta uno dei presupposti fondamentali per costruire il futuro, affrontando le difficoltà economiche che rallentano le aspettative – soprattutto dei più giovani – a metter su casa e a fare dei figli, obiettivo che diventa una vera e propria sfida come sottolineato dagli esperti che in questi giorni si stanno confrontando al Festival della famiglia.
Sul primo tema le difficoltà sono molteplici: dal costo delle abitazioni, in Trentino alto per molte ragioni, al problema di trovare una casa – la pressione della domanda turistica ha un ruolo in questo senso nel nostro territorio, sia in città che nelle valli – ai problemi legati alle garanzie richieste dalle banche all’atto dell’accensione di un mutuo per acquistare un appartamento.

La Provincia continuerà ad intervenire con i contributi che storicamente mette a disposizione, con la compartecipazione alle garanzie pubbliche nazionali (è ormai prossima la stipula di una nuova convenzione ad hoc con il competente Ministero), ma dovrà metterci del suo valorizzando l’ingentissimo patrimonio immobiliare pubblico (in gran parte di proprietà dei comuni) per metterlo a disposizione a fini di edilizia abitativa. In questo modo oltre ad una riqualificazione degli immobili vi sarà anche una messa a disposizione degli stessi a fini abitativi.

A questo si aggiungono le numerose case private presenti nei centri storici dei paesi oggi non più abitate. Anche qui serve un approccio innovativo, che possa da una parte favorire l’utilizzo abitativo degli immobili, anche istituendo percorsi innovativi di garanzia per i proprietari che intendono locarli. Un altro accenno sul tema casa lo voglio dedicare all’organizzazione della complessa “macchina Provincia”: ci sono degli attori la cui operatività va in parte ripensata in modo da elevare il rispetto degli obiettivi assegnati e l’efficacia degli interventi. Mi riferisco in particolare al complesso delle nostre società di sistema: qui ravvisiamo la necessità di una rivalutazione dell’attuale modello societario di ITEA spa in relazione alla “missione” sociale cui è deputata. Un cambio che favorisca una soluzione più “pubblica”. Non solo: i tempi sono maturi per concentrare gli sforzi in campo immobiliare pubblico, mettendo a fattore comune le competenze – complementari – di Trentino Sviluppo e di Patrimonio del Trentino.

La valorizzazione del patrimonio pubblico per finalità diverse è un’esigenza pressante che implica una valutazione sistematica delle problematiche e delle possibili soluzioni rispetto al modello attuale. Il secondo tema è quello della denatalità. Nella legislatura appena finita sono stati introdotti incentivi monetari nuovi per un progetto di vita che preveda la nascita di figli (l’assegno di natalità e la “dote finanziaria”), ma anche per premiare chi i figli li ha già e ne vuole ancora (il bonus per il terzo figlio).

Ma è a livello di servizi che deve essere fatto un passo in più, in modo da conciliare realmente il rapporto vita-lavoro, in una società in cui ormai (per fortuna) sempre più donne si affacciano al mondo del lavoro. È infatti dimostrato che nei paesi dove le donne lavorano di più o sono maggiormente occupate, maggiore è il tasso di natalità. Questa è una questione cruciale, sulla quale si gioca una parte non piccola del nostro futuro; siamo in una situazione difficile e dobbiamo fare ogni sforzo per guardare alle migliori situazioni del nord Europa dove i servizi di conciliazione sono patrimonio diffuso delle comunità, parliamo di nidi aziendali e interaziendali, congedi ai genitori, ecc.

In verità queste due questioni, quella della casa e quella della denatalità, ne richiamano anche una terza, per certi versi collegata ad esse ed è il tema delle retribuzioni dei lavoratori di cui abbiamo fatto cenno prima. È una situazione che in Trentino riguarda tutti i datori di lavoro, pubblici e privati: è noto che comparando i dati più aggiornati dell’INPS sul differenziale retributivo tra Trentino, Alto Adige, Lombardia, Veneto, Nord Est e Italia emerge in tutta evidenza il livello mediamente inferiore delle retribuzioni trentine in diversi comparti e in particolare per i lavori a maggiore qualificazione (lavori direttivi).

Di più, anche da noi è presente una differenza tra retribuzioni maschili e femminili, seppure meno marcata che nel resto d’Italia. E tale differenza è maggiore in caso di lavoro a tempo pieno e a tempo indeterminato. Ritengo sia arrivato il momento di affrontare tutti insieme il problema e in tal senso comunico che la Provincia si farà promotrice di un’intesa con le parti datoriali e il sindacato per superare nel tempo un deficit che toglie competitività al Trentino e lo penalizza nel mercato del lavoro. È tempo di stringere un nuovo patto per il Trentino, un patto sociale, economico e culturale fra tutte le sue diverse componenti. Un patto per consentirgli di continuare ad essere riconosciuto come un’eccellenza. Spesso ce lo dimentichiamo, ma fuori dai nostri confini siamo visti così. Ed è un valore che ci deve esortare a una continua manutenzione della nostra identità, un continuo allenamento di muscoli, anima e cervello se vogliamo davvero rimanere competitivi.

Se queste sono le priorità cui la giunta intende dedicarsi da subito, il futuro prossimo è altrettanto chiaro nella scaletta di lavoro dell’esecutivo provinciale. Lo è tracciato da altrettanti argomenti, concreti: lo sviluppo dell’Autonomia, trattato all’inizio di questa relazione, che non può prescindere dalla salvaguardia delle risorse. Molto impegno sarà, come detto, riservato alla sanità, con una progettualità a largo raggio che, attraverso la Cittadella della Salute, non sarà soltanto efficiente e all’avanguardia nell’assistenza ai cittadini ma finalmente attrattiva anche per i professionisti del settore. Se cogliamo fino in fondo queste opportunità, ciascuno con il proprio ruolo ma con lo stesso senso di responsabilità, sono certo che tante rivendicazioni, letture, osservazioni che in queste ultime settimane si sono sprecate, lasceranno il tempo che trovano. Infrangendosi sulle pareti rocciose di un mondo reale che, giustamente, reclama il massimo del nostro impegno e il meglio delle nostre capacità. Per dare al Trentino il futuro che si merita.

Ringrazio per l’attenzione e auguro a voi di poter svolgere al meglio all’interno di questo consiglio provinciale il mandato che gli elettori vi hanno affidato”.

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