Il responsabile nazionale in visita alle zone colpite della Val di Sole, Pinè e parte della Val di Fiemme
Trento – Un volo di un’ora sulle vallate del Trentino devastate dal maltempo, l’incontro a Dimaro con i soccorritori, la riunione con i vertiti della Provincia autonoma di Trento e i responsabili della complessa macchina dei soccorsi. Venerdì mattina, Angelo Borrelli, capo della Protezione civile italiana, è arrivato a Trento per toccare con mano l’entità dei danni e la portata degli interventi necessari alla ricostruzione di ponti, strade, abitazioni, capannoni industriali e, non ultimo, di un territorio ferito dalla furia dell’acqua e del vento.
Ad accompagnarlo, durante la perlustrazione aerea, c’erano il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, quello uscente Ugo Rossi, l’assessore provinciale Tiziano Mellarini, e i capo della Protezione civile del Trentino, Stefano De Vigili. “Il Trentino ha agito con tempestività e competenza nel momento dell’emergenza, offrendo ai cittadini la risposta adeguata ai bisogni. A voi va il ringraziamento personale e dell’intera nazione per quanto avete fatto e per l’impegno che metterete nell’opera ricostruzione”, ha sottolineato Borrelli, nel corso della riunione con la Protezione civile del Trentino, presso il nucleo elicotteri di Mattarello, durante il quale ha annunciato l’ipotesi di chiedere il contributo dell’Unione europea al finanziamento della ricostruzione anche nella nostra provincia.
E’ un Trentino dalle tonalità scure, non solo per le condizioni meteo, quello che ha scorto Angelo Borrelli, capo della Protezione civile italiana durante la sua ricognizione di stamani in val di Sole e sulle altre zone segnate (Pinè e parte della val di Fiemme) dalle devastazioni del maltempo. Ma è anche un Trentino vivo che, superata la drammaticità dell’emergenza, si è già rialzato e già sta lavorando alla ricostruzione di un tessuto ambientale, sociale ed economico.
Durante la riunione con l’unità di crisi della Protezione civile trentina, Borrelli ha preso atto del lavoro già svolto in pochi giorni: la maggior parte della rete stradale riaperta, ripristinati luce e gas, monitoraggio continuo del territorio per gli interventi di consolidamento e la conta dei danni.
“Siamo onorati – ha esordito il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti – di avere l’attenzione della Protezione civile nazionale. Il Trentino ha saputo reggere l’urto di un evento naturale che non ha riscontri negli ultimi 50 anni e che avrebbe potuto avere effetti devastanti se in passato non fosse stata portata avanti un’importante opera di cura e prevenzione sul territorio”. Secondo Fugatti è ancora prematura una stima dei danni che dovrà essere fatta nel più breve tempo possibile così da consentire alla nuova giunta provinciale di decidere le misure da attuare, dopo la dichiarazione dello stato di calamità pubblica del precedente esecutivo.
Il presidente Fugatti ha voluto ringraziare l’impegno della Protezione civile: “In questi giorni migliaia di persone – tra questi vigili del fuoco, volontari, tecnici e professionisti – hanno lavorato in maniera incessante per garantire la gestione il superamento della fase emergenziale. A loro va tutto il nostro ringraziamento e la presenza di Borrelli oggi è la conferma dell’attenzione per un modello trentino che è riferimento in Italia”.
Accanto a lui c’era il presidente uscente Ugo Rossi che ha garantito, con il collega di giunta Tiziano Mellarini, il passaggio di consegne alla nuova maggioranza. “Le istituzioni vengono prima di ogni cosa” ha detto Rossi che, rivolto a Fugatti, ha aggiunto: “Il presidente potrà contare su persone di straordinaria professionalità ed impegno. Da cittadino mi sento tranquillo nell’affidare a questa Protezione Civile il futuro e la ricostruzione delle aree flagellate dal maltempo”.
“Il Trentino è un modello di cura e prevenzione del territorio, così come di organizzazione e gestione della Protezione civile”, ha riconosciuto Angelo Borrelli. “Pur nell’emergenza ho visto due presidenti, Rossi e Fugatti, lavorare di comune accordo con grande senso di responsabilità e questo è indice del livello di responsabilità delle istituzioni trentine”.
Borrelli è tornato sulla visita ai luoghi del disastro: “La vista dei boschi del Trentino, soprattutto quelli orientali, è impressionante, così come la zona di Dimaro testimonia la forza del fenomeno. Voglio ringraziare tutti i responsabili della Protezione civile e le squadre impegnate sul territorio per quello che hanno fatto fino ad oggi e per come hanno gestito la bufera, certo annunciata annunciata ma che si è poi rivelata la più importante degli ultimi 50 anni, maggiore dell’inondazione del 1966. Se non ci fosse stato il vento, i danni sarebbero stati certo importanti ma più limitati”.
Parlando del futuro Borrelli ha evidenziato il lavoro per la sistemazione di infrastrutture e territorio: “Il paesaggio appare fortemente compromesso in vaste aree e ci vorranno anni per misurarci con i rischi geologici e valanghivi, dovuti all’assenza delle piante. Ma credo che il Trentino saprà misurarsi con la nuova realtà e trovare le contromisure adeguate”. Nella tarda mattinata il capo della Protezione civile è partito alla volta di Tolmezzo per il sopralluogo in Friuli.
La statale 50 del passo Rolle è stata riaperta tra San Martino di Castrozza e Paneveggio, così come la Provinciale 81 del passo Valles è transitabile tra Paneveggio e il passo che segna il confine provinciale verso Belluno. E’ aperta anche la Provinciale di Pampeago, nel tratto tra Tesero e Stava, interessato da smottamenti e schianti.
E’ stato richiuso lo scolmatore Adige-Garda che dalla mezzanotte di martedì scorso e fino a giovedì ha scaricato nel più grande lago italiano 350 metri cubi al secondo di acqua dell’Adige, salvando Verona dall’esondazione. Lo ha reso noto la “Comunità del Garda”, con sede a Gardone (Brescia). La galleria-scolmatore di Torbole (Trento), era stata utilizzata l’ultima volta 18 anni fa. Una misura ‘pagata’ a caro prezzo però dal Garda, perché nel bacino sono finiti migliaia di metri cubi di fanghiglia e detriti del fiume, che hanno coperto con enormi chiazze marroni le acque azzurre del Garda. “Di fronte al pericolo di allagare Verona e creare problemi di sicurezza a persone e cose, il Garda – spiega in una nota la ‘Comunità’ – si è accollato il sacrificio di ‘ospitare’ per alcune ore le acque dell’Adige. Una misura eccezionale che confidiamo non comprometterà la qualità delle acque del lago”.