«E’ importante – conclude Zanola – chiarire che l’attività del nostro Servizio è volta ad evitare la trasmissione del virus dagli animali domestici all’uomo, attraverso la vaccinazione, il controllo clinico e l’applicazione delle norme di legge. Ma questo non basta a bloccare la diffusione della rabbia silvestre: per questa finalità è fondamentale il lavoro di quegli Enti e di quegli operatori che organizzano e distribuiscono le esche per la vaccinazione delle volpi. Solo dopo la prossima “campagna di distribuzione” potremo avere un’attenuazione dell’epidemia».
Quattromila cani e quattrocento gatti vaccinati in poco più di due mesi. Sono questi i numeri che sintetizzano l’attività del Servizio Veterinario dell’Ulss 1 per contrastare l’epidemia di rabbia silvestre che interessa la provincia di Belluno in seguito a uno spostamento da est a ovest della malattia, la cui origine è stata individuata in Slovenia. «Il bilancio è dunque positivo – si legge in una nota diffusa dalla direzione generale dell’Ulss 1 -, i dati in possesso permettono di affermare che c’è stata una vaccinazione di massa già alla scadenza prevista inizialmente dalla Regione Veneto (31 gennaio) e che non c’è stata dunque necessità di alcuna proroga».
«L’epidemia – spiega Gianluigi Zanola, responsabile del Canile Sanitario dell’Ulss – ha destato notevole preoccupazione perché è stata scoperta in un animale domestico: un cane che aveva morso il suo proprietario. Invece ci si aspettava di avere in anticipo dei riscontri della malattia nei selvatici “sentinella”, cioè nelle volpi trovate morte. In seguito alla comunicazione del 17 novembre scorso, che ufficializzava la positività del cane di Lozzo di Cadore, morto dopo 6 giorni dalla comparsa dei sintomi, la Regione Veneto emanava il 24 novembre delle disposizioni piuttosto restrittive su tutto il territorio della provincia, vietando la circolazione di tutti i cani negli ambienti agro-silvo pastorali e imponendone la vaccinazione obbligatoria entro il 31 gennaio, pena una sanzione amministrativa da 1500 a 9000 euro». «Trattandosi di una malattia trasmissibile all’uomo – prosegue – già il 20 novembre l’Ulss diffondeva un comunicato stampa dove sensibilizzava i cittadini a segnalare al Servizio Veterinario i comportamenti anomali rilevati su animali domestici e selvatici e a rivolgersi ai medici in caso di lesioni subite da qualsiasi animale potesse essere considerato a rischio».
Il Canile Sanitario dell’Ulss di Belluno ha iniziato le vaccinazioni degli animali da compagnia già il 21 novembre, proseguendo tale attività in maniera costante fino al 30 gennaio: in questo arco di tempo sono state effettuate più di mille prestazioni. In contemporanea, a partire dal 9 dicembre, i medici veterinari dipendenti effettuavano la vaccinazione nelle sedi locali, stabilite dai Comuni, oltre che negli ambulatori pubblici di Agordo e di Auronzo. Nel complesso, il Servizio Veterinario contava al 31 gennaio poco più di quattromila cani vaccinati che, sommati a quelli rivoltisi agli ambulatori privati, raggiungevano una percentuale tale da consentire di chiudere le vaccinazioni “di massa” senza bisogno di proroghe. La stessa situazione si è verificata nell’Ulss 2 di Feltre».
«Al di là delle polemiche sulle tariffe “differenziate” – dice ancora Gianluigi Zanola – l’attività di collaborazione tra veterinari pubblici e privati ha consentito l’emanazione di un decreto regionale che attenuava le misure restrittive, permettendo nuovamente la circolazione dei cani negli ambienti silvestri purché a guinzaglio e vaccinati da più di 21 giorni».
Molto è stato fatto, dunque. Ma guai ad abbassare la guardia. «Il lavoro svolto con urgenza per immunizzare la popolazione canina – concorda il responsabile del Canile Sanitario dell’Ulss – è però solo uno dei compiti del Servizio Veterinario: dopo il primo riscontro di positività nei gatti, avvenuto il 29 gennaio, ci troviamo a gestire le richieste dei Comuni in cui sono stati registrati i casi e quelle dei proprietari di felini. In ogni caso, nei mesi di dicembre e gennaio quattrocento gatti sono stati vaccinati nelle nostre sedi e un numero ben più consistente negli ambulatori privati. Ma il lavoro più impegnativo in questi mesi primaverili sarà la vaccinazione degli animali da reddito destinati all’alpeggio o al pascolo. Ricordo che in Cadore abbiamo avuto due equini morti di rabbia e che nelle nostre malghe durante il periodo estivo soggiornano circa quattordici mila animali sensibili».