Agli atti altre 3 testimonianze nel processo per il sequestro, le torture e l’omicidio del ricercatore. Il 29 aprile l’udienza preliminare davanti al gup di Roma
NordEst (Adnkronos) – Gli 007 egiziani hanno inscenato una rapina dopo la morte di Giulio Regeni. Lo afferma uno dei tre nuovi testimoni che accusano i quattro 007 egiziani imputati per il sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso cinque anni fa in Egitto. E’ quanto emerge, a quanto si apprende, dai nuovi atti istruttori depositati in vista dell’udienza preliminare fissata per il 29 aprile davanti al gup Pier Luigi Balestrieri per i quattro appartenenti alla National Security per i quali la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio.
La richiesta di processo era arrivata il 20 gennaio scorso dopo la chiusura delle indagini, firmata dal procuratore capo Michele Prestipino e dal sostituto Sergio Colaiocco che in questi anni ha seguito le indagini, nei confronti del generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif per il reato di sequestro di persona pluriaggravato, e nei confronti di quest’ultimo i pm contestano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato.
Le tre nuove testimonianze sono state raccolte dagli inquirenti italiani in Egitto e sono ritenute attendibili fra un totale di una decina. Le nuove acquisizioni probatorie, secondo quanto si apprende da fonti giudiziarie, apportano nuovi elementi conoscitivi su elementi già acquisiti.
Gli 007 egiziani sapevano della morte di Regeni già dalla mattina del 2 febbraio e per deviare l’attenzione da loro decisero di inscenare una rapina finita male, stando a quanto emerge dalla nuova testimonianza, acquisita agli atti dai magistrati di Roma. Si tratta di un amico del sindacalista Said Mohamed Abdallah, rappresentante del sindacato indipendente dei venditori ambulanti, che ha raccontato di averlo incontrato la sera del 2 febbraio, il giorno prima del ritrovamento del corpo di Regeni, riferendogli quanto gli era accaduto la mattina nel commissariato di Dokki.
Il sindacalista, che aveva denunciato il ricercatore italiano all’intelligence, riferì al suo amico che uno dei quattro 007 imputati, Usham Helmi, ricevette una chiamata da una persona rimasta ignota, che gli comunicava che Regeni era morto, e assistette al colloquio in cui si diceva che la soluzione era quella di inscenare una rapina.
“Ero entrato in rapporti con Abdallah per ragioni del mio lavoro. Il 2 febbraio 2016 – ha raccontato l’uomo agli inquirenti italiani – io ero con Abdallah e ho notato che era palesemente spaventato. Lui mi ha spiegato che Giulio Regeni era morto e che quella mattina era nell’ufficio della State Security in compagnia di un ufficiale di polizia che lui chiamava Uhsam, quando quest’ultimo aveva ricevuto la notizia”.