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Regioni e legge di stabilità: “Solo una maggiore autonomia può salvare il Veneto dai tagli voluti dal Governo”

La politica di tagli indiscriminati sta spingendo le Regioni ad una guerra tra poveri

Venezia – “L’unica strada a questo punto è quella, intrapresa dal Veneto, della richiesta di una maggiore autonomia per far sì che le tasse pagate dai cittadini rimangano sul territorio”. A dirlo è il vicepresidente della Regione del Veneto dopo che la Conferenza delle Regioni ha oggi deciso di non decidere, rinviando ancora l’approvazione dell’intesa e accordo tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano sui tagli alla finanza pubblica previsti dalla Legge di stabilità 2016.

Questo è dovuto al ricorso che Regioni a statuto speciale come la Sicilia hanno fatto alla Corte Costituzionale sulla Legge di stabilità e la sentenza è attesa per il prossimo settembre. La Legge di stabilità 2016 (ai sensi dell’articolo 1, commi 680, 682 e 683) prevede infatti tagli a carico delle Regioni e Province autonome per il risanamento della finanza pubblica, stabilendo anche la possibilità di andare a rideterminare i livelli di finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale. Ma una clausola dispone che – decorso il termine del 15 marzo 2016, nel caso in cui le Regioni non abbiano concordato questa quota e, per quanto riguarda le autonomie speciali, la stipula di singole intese con il Governo – il livello del Fondo Sanitario Nazionale venga ridotto al fine di assicurare comunque gli effetti positivi per la finanza pubblica previsti dalla normativa.

Siccome però per la Regione Trentino –Alto Adige e le Province autonome di Trento e Bolzano l’applicazione della Legge di stabilità avviene nel rispetto di accordi specifici con il Governo, tali enti non devono concorrere al taglio automatico del FSN. La Sicilia, altra Regione a statuto speciale, ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale sulla legge di stabilità per il 2016–2018 per avere lo stesso trattamento. In assenza quindi di un’intesa da parte della Conferenza delle Regioni, il taglio finirebbe per gravare sulle Regioni a statuto ordinario.

“Non possiamo più accettare” conclude il Vicepresidente “questi tagli da parte di un Governo che continua a scaricare sulle Regioni la mancanza di coraggio di tagliare sprechi e burocrazia senza mai basarsi su criteri di efficienza ma sempre e solo con tagli lineari!”

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