Ne hanno discusso al Decimo Festival dell’Economia Chiara Saraceno e Maurizio Franzini
NordEst – Quello legato ai ricchi e ancor più ai super ricchi è considerato un non problema da gran parte degli economisti. Ma la concentrazione del reddito a livello globale rischia, se non lo è già, di diventare un grave problema per la tenuta delle società e del sistema democratico. Sono questi alcuni degli spunti offerti dall’incontro proposto questa mattina per il Festival dell’Economia sul libro “Dobbiamo preoccuparci dei ricchi? Le disuguaglianze estreme nel capitalismo contemporaneo” a cura de Il Mulino. Ne hanno discusso la sociologa Chiara Saraceno e Maurizio Franzini docente di Politica economica all’Università di Roma La Sapienza che ha firmato il libro insieme a Elena Granaglia e Michele Raitano.
Nel suo intervento Chiara Saraceno ha evidenziato come si debbano distinguere i ricchi da patrimonio dai ricchi da lavoro sui quali maggiormente si sofferma l’analisi del volume. Secondo la Saraceno bisogna chiedersi se sia necessario controllare in qualche modo i ricchi o sia un rischio per il sistema economico farlo. Le argomentazioni a questo proposito sono differenti. Ad esempio si dice che i ricchi finiscono per produrre ricchezza anche per gli altri ma questo è vero fino ad un certo punto perché nello stesso tempo finiscono anche per aumentare il costo dei beni per tutti. “I grandi ricchi – ha spiegato Chiara Saraceno – specie negli Stati Uniti sono anche dei grandi filantropi. Ma la filantropia, pur importante, è sempre discrezionale e non risolve certo il problema dell’ingiustizia”. Maurizio Franzini ha posto subito l’attenzione su come in Italia l’anomalia sia quella che vede i ricchi da lavoro facenti parte di due categorie: gli autonomi e i dirigenti del settore pubblico. Nell’analisi di Franzini è emersa una forte preoccupazione per l’aumento delle disuguaglianze a livello globale: “La concentrazione del reddito oggi è in mano all’1% della popolazione con una quota in costante aumento mentre per il restante 99% risulta quasi ovunque in calo e questo porta ad un crollo della classe media che scivola in molti Stati verso la povertà”. Anche in Italia nell’ultimo decennio è aumentato il peso dell’1% della popolazione più ricca a discapito della classe media. Le cause di questo divario di reddito secondo Franzini sono da trovare nella degenerazioni dei mercati verso un sistema di fatto sempre meno concorrenziale: “Si è creato un sistema distorto che si deve correggere: il meccanismo è più quello della gara sportiva che del mercato. Nella gara sportiva il primo prende tutto e agli altri non resta più niente o quasi. Questo porta ad esempio al fatto che anche una minima differenza di talento fra i manger sia causa di un enorme differenza di compenso”. Fra le cause di questa degenerazione c’è anche la tecnologia che permette ad esempio ad un artista di muoversi sui mercati globali o a un manager di controllare dal suo ufficio con un pulsante decine di aziende senza particolare sforzo. “Nella nostra società siamo tutti vittime del fascino delle classifiche – ha sottolineato Franzini – con la logica del migliore che impera, con l’esaltazione del ranking dalle aziende alle università senza valutare assai di frequente con quali criteri vengano stilate. In questa logica si inserisce l’importanza della notorietà che non sempre, anzi assai di rado, significa qualità e anzi diventa spesso una barriera per la concorrenza”. Per Franzini oggi i mercati generano pochissimi vincitori e tantissimi perdenti e questo sta diventando un grave problema per la democrazia perché i pochi “vincitori super ricchi” finiscono per influenzare anche i governi e la politica in una pericolosa spirale perversa. Per bloccare la crescita delle diseguaglianze è quindi sempre più urgente intervenire sulle distorsioni dei mercati e trovare nuovi sistemi redistributivi. In gioco c’è la democrazia che rischia di trasformarsi in una plutocrazia se non si comprende anche l’importanza della concorrenza che non è solo data dalla possibilità di scegliere ma anche di poter sfidare chi sta più in alto di te, di raggiugerlo e di superarlo.