Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Trento, hanno preso avvio dall’analisi dei flussi finanziari inerenti numerose segnalazioni di operazioni sospette, inviate dall’Unità di Informazione Finanziaria (U.I.F.), istituita presso la Banca d’Italia, in capo a 10 soggetti extracomunitari di origine tunisina
NordEst – Gli approfondimenti investigativi delle Fiamme Gialle hanno permesso di individuare l’esistenza di una costante attività di raccolta di fondi illecita rispetto a quella regolamentata dalle vigenti normative antiriciclaggio a cui possono accedervi solo gli operatori e gli intermediari abilitati e riconosciuti in appositi albi. Nulla a che vedere con l’occasionalità, ma una vera e propria attività bancaria in forma professionale, quella attuata dai soggetti denunciati, con quasi novemila movimentazioni finanziarie eseguite in poco più di due anni con le quali sono state trasferiti 7 milioni di euro:
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3.600.000,00 di euro attraverso l’utilizzo di 75 carte di credito postali prepagate, oggetto di migliaia di ricariche disposte da soggetti dimoranti nelle province di Trento, Pavia, Ragusa, Genova, Milano, Lecco, nonché in Francia. Le somme ricaricate sulle Postepay sono state successivamente trasferite su ulteriori carte prepagate nella materiale disponibilità di terzi soggetti dimoranti in Tunisia.
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3.400.000,00 di euro, sono stati, invece, abusivamente “scambiati” attraverso il ricorso al c.d. “Hawala” ovvero un sistema bancario anch’esso illecito e parallelo a quello istituzionale che prevede la compensazione di somme di denaro, tra operatori chiamati hawaladar dislocati in giro per il mondo, senza il materiale spostamento del denaro. Si tratta di un sistema spesso utilizzato per riciclare capitali di provenienza illecita, attesa l’assoluta mancanza di tracciabilità dei movimenti.
Le indagini
Tutto è iniziato proprio da Trento quando, ad attirare l’attenzione dei finanzieri, sono state un centinaio di operazioni, tutte eseguite in contanti, sotto soglia (che è pari a 2.000 euro) ed in pochi mesi, fatte da un tunisino disoccupato residente in città.
Solo le successive indagini hanno fatto affiorare che il capoluogo trentino era solo uno dei punti di raccolta del denaro e che il baricentro dell’azione criminale era in realtà la città di Pavia alla cui Autorità Giudiziaria i finanzieri di Trento hanno in seguito fatto riferimento per la conclusione delle attività.
In tre con reddito di cittadinanza
I 10 membri del sodalizio sono stati, quindi, denunciati alla Procura lombarda, a vario titolo, per i reati di abusiva attività di raccolta del risparmio e abusiva attività bancaria. Tre di loro, residenti tra il pavese ed il ragusano, sono stati altresì segnalati quali indebiti richiedenti e percettori del cosiddetto “reddito di cittadinanza”.