Un tamburo d’epoca del 1848 con, al fianco, le bretelle di Angelo Brunetti ‘Ciceruacchio’, capopopolo romano corso in aiuto di Garibaldi e di Venezia e fucilato dagli austriaci a Porto Tolle; ma anche una sezione dedicata al contributo delle donne venete, e veneziane in particolare, in prima linea nei moti di piazza. Uno spazio particolare, poi, dedicato allo scrittore Ippolito Nievo, scelto come ‘testimonial’ della regione Veneto per i 150 anni dell’Unita’ d’Italia. Sono solo alcuni dei momenti piu’ significativi della mostra ‘La differenza repubblicana – I volti e i luoghi del 1848-49 a Venezia e nel Veneto’, allestita dal Consiglio regionale del Veneto nell’ambito delle celebrazione per i 150 anni dell’Unita’ d’Italia.
La rassegna, inaugurata alla presenza del ministro per i Beni Culturali Giancarlo Galan, intende sottolineare, racconta, attraverso 200 opere e oggetti d’epoca la specificita’ del movimento di popolo che diede vita all’epica e tragica esperienza della liberazione dagli austriaci e dell’autogoverno di Venezia durato 17 mesi. Spazio quindi al tricolore, su cui campeggia in alcuni casi il Leone di San Marco, alle opere di artisti come Caffi, Querena, Giacomelli, Dalla Libera e Casa. E poi ancora, i busti dei personaggi della storia risorgimentale veneziana, come Daniele Manin, Niccolo’ Tommaseo o la nobildonna Giustina Renier Michiel; le divise, i tamburi e le armi, i manifesti e i proclami.
‘L’importante – ha spiegato lo storico Mario Isnenghi, curatore della Mostra – era sfruttare bene l’occasione dal punto di vista della serieta’ documentale e ho quindi cercato di dare un’impronta di carattere storiografico, cercando di rispondere alle domande su cosa sia accaduto veramente, sul perche’ e su cosa sentivano le genti di allora’. Isnenghi, puntando sulla rivolta del 1848-49, ha detto di aver cercato ‘di spiegare il contributo che le nostre genti hanno dato.
La ‘differenza repubblicana’ del titolo, come emerge dalla documentazione raccolta, va letta in piu’ sensi, pur sottolineando che non si tratta di una differenza elitaria. Innanzitutto, Venezia, di fronte a un’Italia che allora fece la scelta monarchica, offre l’esperienza di una Repubblica. Poi, come si puo’ vedere in particolare nella sezione a loro dedicata, la differenza riguarda le donne, che a Venezia erano molto emancipate’. Nell’ultima delle quattro sezioni, ‘In terraferma’, riportando materiali e quadri relativi alle altre province del Veneto, Isnenghi ha cercato di far capire come ‘cosi’ come la resistenza e’ stata diversa nei diversi luoghi della regione, cosi’ il tasso di repubblicanesimo non e’ stato dappertutto lo stesso’; e nel quadro delle ‘differenze’ c’e’ il caso del giornale veronese pro Austria. Una ricostruzione che non si basa non solo sugli oggetti materiali esposti, ma anche sul centinaio di pagine di giornali, che fecero all’epoca registrare una vera e propria esplosione, consultabili in formato elettronico; su cortometraggi sul Risorgimento veneziano proiettati a ciclo continuo; musiche e canzoni popolari, tra cui il Canto della Garibaldina, in ricordo della padovana Tonina Masanella, unica donna imbarcatasi con i Mille di Garibaldi.
Una della particolarita’ della mostra – come ha ricordato il presidente del consiglio regionale Clodavaldo Ruffato, annunciando il probabile allungamento dell’apertura fino a fine anno – e’ che permette al visitatore di entrare liberamente nel ‘cuore’ di uno dei palazzi dell’istituzione veneziana, quel palazzo Ferro Fini che e’ sede stessa dell’assemblea consigliare, dove e’ allestita.