La presidente nazionale di Anef (Associazione esercenti funuiviari) è intervenuta nei giorni scorsi sul nostro giornale online per ribadire l’importanza del documento firmato a gennaio a Cortina con il Ministro dell’Ambiente, Galletti e fondazione Unesco, per un turismo sostenibile. Ha sollecitato la politica locale: “Vorrei che i nostri amministratori che si propongono di sostituire il green con il white, perchè il white non ha futuro… fossero in grado di darci anche una prospettiva”
Primiero San Martino di Castrozza (Trento) – Il mondo della neve, dello sci e degli sport invernali può e sempre più deve essere green.
Ne è convinta la presidente nazionale di Anef (Associazione esercenti funuiviari) Valeria Ghezzi (nella foto), “Perché green dovrebbe essere alternativo o in conflitto con white? Prova ne sia – ci spiega – il documento che ho firmato, nel mio ruolo di presidente Anef, a gennaio a Cortina con il Ministro dell’Ambiente Galletti e la fondazione Unesco tra gli altri, in vista dei Mondiali 2021. E’ il primo passo – sottolinea Ghezzi – ma non certo un punto di arrivo, per costruire un’esperienza di turismo sostenibile a 360°, ovvero sotto il profilo ambientale, sociale, economico, occupazionale”.
Puntare tutto sull’ambiente cosa significa?
“Se da un lato – spiega la presidente – noi impiantisti dobbiamo (e molti di noi lo stanno facendo) lavorare in modo “sostenibile”, è però anche venuto il momento di riconoscere agli impianti a fune il ruolo che hanno. Il fatto che la nostra amministrazione decida di “puntare tutto sull’ambiente” di per sé è positivo, è un valore aggiunto. Ma soltanto se lo si fa scevri da pregiudizi e luoghi comuni. Se si fa un’analisi a tutto tondo di costi e benefici”.
La crisi mondiale morde anche il mondo dello sci?
“La crisi economica mondiale che abbiamo vissuto in questi anni è stata soprattutto e prima di tutto una crisi dell’industria e della produzione, di conseguenza dei posti di lavoro. Quando l’industria si riprende tiriamo tutti un sospiro di sollievo e ogni posto di lavoro in più è considerato un grande risultato. Ebbene l’industria dello sci non ha perso un solo posto di lavoro… ma questo sembra non essere di alcuna rilevanza per alcuni.
L’industria dello sci – sottolinea Ghezzi – ha fatto conoscere le Dolomiti al mondo, ed è anche (non solo) merito suo se oggi le Dolomiti sono patrimonio Unesco. E questo significa che abbiamo saputo trattarle bene le nostre montagne. Sappiamo bene che il cliente viene per i panorami mozzafiato che offriamo, per i posti unici al mondo che le nostre funivie raggiungono e non per l’acciaio e le funi o per le sale pompe…”
Impianti quindi sempre più green?
Serve quindi un’analisi precisa che affronti tutti gli aspetti?
“Da Primierotta e Trentina, quale mi considero – evidenzia Valeria Ghezzi – anche se non ho la residenza ma solo il domicilio, mi chiedo: quali sono le proposte e le azioni per rilanciare la valle in modo green? Tengono conto del moltiplicatore socio-economico che generano? Io credo che le aree sciabili dovrebbero entrare a pieno titolo tra tali proposte. Semmai sedendoci ad un tavolo e trovando i giusti compromessi per garantire la sostenibilità ambientale.
La mia azienda a San Martino di Castrozza (Ski area Tognola ndr) occupa in inverno circa 70 persone direttamente, di cui 50 circa stagionali. Quest’anno, per la prima volta, la maggior parte degli stagionali ha fatto domanda di lavoro in estate. Anche persone che hanno sempre avuto la doppia stagione in valle. Molti mi hanno detto che per trovare lavoro bisogna andare fuori valle”.
Quale è il suo appello ai futuri amministratori?
“Io vorrei che i nostri amministratori che si propongono di sostituire il green con il white perchè il white non ha futuro… fossero in grado di darci anche una prospettiva socio-economica e temporale fondata su numeri e dati, ma tale da non dover mandare i valligiani a cercare lavoro fuori valle.
Certo San 27 non è di per sé un marchio… ma chi ha la fortuna di averlo e la responsabilità di amministrare non può non vedere la situazione drammatica dell’occupazione nel Primiero. Perché se un ragazzo disoccupato non è, ma per lavorare deve andare via, lasciando magari moglie e figli piccoli… non credo che possiamo andare orgogliosi delle opportunità green offerte dal Primiero.
Se il white oggi sembra non offrire prospettive, è certamente perché non si è investito come si sarebbe dovuto. In questo credo che le nostre amministrazioni, proprietarie dal 2003 del Colverde e dal 2010 anche di Ces abbiano delle grandi responsabilità. Prima tra tutto quella di credere (deduco da quello che spesso leggo) che dello sci si possa fare a meno”.
Impianti dunque, visti troppo spesso come un male necessario?
“Troppe volte – spiega la presidente ANEF – ho la sensazione che gli investimenti sull’area sciabile e sugli impianti siano visti in valle come una specie di male necessario, da sopportare ma certamente da non incoraggiare. Non voglio esentare con questo noi cittadini ed operatori da responsabilità, perché la classe politico-amministrativa è lo specchio degli elettori.
Ma chi viene eletto ha poi certamente maggiori responsabilità e deve cercare di essere lungimirante. E che i nostri amministratori di oggi nello sci non credano, mi pare palese: troppo poco l’impegno, la curiosità, l’entusiasmo per costruire un futuro. Forse ineluttabile accettazione del protocollo proposto dalla Provincia. Siamo in campagna elettorale… eppure tutto tace!”
“Ai futuri amministratori del Comune Primiero San Martino di Castrozza ed agli amministratori degli altri Comuni chiedo dunque con il cuore in mano una valutazione completa e scevra di pregiudizi sulle aree sciabili, su quello che possono portare in termini di ricchezza, di occupazione e di turismo, pretendendo invece, questo sì, che qualsiasi opera venga realizzata rispettando il territorio e i criteri di sostenibilità ambientale.
In merito al dibattito locale di questi giorni sui grandi eventi, “non entro nel merito del rallye – aggiunge Ghezzi -, che tuttavia è una manifestazione storica che ha molto contribuito e in modo positivo a diffondere il nome di San Martino di Castrozza. Ingeneroso non riconoscerlo e non riconoscere il ruolo che ancora oggi ricopre, nell’allungamento della stagione in primis.
Sottolineo infine ancora una volta – conclude la presidente ANEF – che l’ambiente è per una località di turismo montano e per i suoi operatori la risorsa più grande, più importante e soprattutto… ci è dato. A noi l’onere di mantenerlo e valorizzarlo. Gli impiantisti questo lo sanno bene. Al di là dei molti pregiudizi, credo sia venuto anche il momento di riconoscere agli impiantisti il ruolo di presidio del territorio che svolgono ed il fatto che permettono che i nostri tesori ambientali e paesaggistici possano essere messi a disposizione di tutti e non di pochi, diventando quindi qualcosa di elitario”.
– IL DOCUMENTO/La Carta di Cortina: Sostenibilità Ambientale Sport Invernali (pdf)
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S. Martino di Castrozza, la bellissima Regina delle Dolomiti, ricercata da turisti e villeggianti dell’alta aristocrazia austriaca e tirolese; S. Martino di Castrozza, di cui tutti conoscono la magia, non esiste più.
La sua bellezza è svanita, come in ogni bella donna, e non è più l'attrattiva principale per garantire le presenze di turisti di cui ha bisogno l'economia locale.
Sono tante le località dolomitiche e di montagna sulle Alpi che offrono meravigliosi spettacoli naturali, ma la scelta dei turisti è orientata verso le località che offrono servizi che ne migliorano le condizioni della permanenza.
Sono stato colpito da due recenti notizie:
- negli ultimi anni il turismo straniero in Trentino è cresciuto del 60%;
- nello stesso periodo, il turismo straniero a S. Martino di Castrozza è aumentato dello 0%.
Se a tutto questo si sommano i troppi operatori "prime donne", quelli non disposti a confrontarsi e collaborare con gli altri "che non capiscono";
se si aggiungono i tanti invidiosi e gelosi, che riempiono queste località;
e se, infine, si pensa di poter ancora mungere Trento e ottenerne, come in passato, contributi a pioggia, senza mai rischiare in proprio;
il degrado che è sotto gli occhi di tutti, non potrà che arrivare ad un punto di non ritorno.
E' ora di reagire, è ora di unire le forze di tutte le persone di buona volontà, è ora di investire finanziariamente a sostegno di un progetto pubblico-privato di medio e lungo periodo, per creare nuove condizioni di sopravvivenza immediata e di ripresa e rilancio del turismo per gli anni a venire.
Il milione di euro richiesti ai privati per mettere in campo l'ultimo progetto di sopravvivenza per S. Martino di Castrozza è, anche, l'ultima spiaggia per avviare una nuova stagione di crescita e di successo per tutta l'economia del Primiero.
Il futuro dei nostri giovani è strettamente legato al coraggio di voler ricominciare a credere, ancora una volta, in un futuro pieno di soddisfazioni e in una offerta nuova, che riporti S. Martino di Castrozza al livello delle migliori stazioni turistiche italiane.
Prendere atto degli errori del passato è doveroso, ma sparare sentenze e rinfacciare responsabilità conta a poco, come già è stato detto. Dobbiamo cambiare marcia, credere nelle nostre capacità e metterci a disposizione senza contare su un tornaconto personale immediato, alimentare gratuitamente con le nostre idee e capacità il sistema Primiero. Quando sarà ripartito tutti potremo coglierne i benefici.
Detto questo non possiamo raccontarci mezze verità: il turismo invernale è ben poco sostenibile, nonostante le "nostre" centrali idroelettriche. Il Trentino d'inverno importa energia da fuori regione, perché ne serve molta di più rispetto a quella che può produrre il comparto idroelettrico (anche e soprattutto per fare la neve). Questo deve farci pensare, sapendo che l'aumento globale delle temperature ormai è innegabile. Non possiamo rinunciare ad un settore importante che valorizza la nostra offerta e permette di godere del nostro territorio, dimenticando quanto conta per la nostra economia. Però non sono ammessi errori, e il contesto turistico è in evoluzione: puntare tutte le nostre risorse solo sullo sci sarebbe un grave errore, dobbiamo costruire un contesto attrattivo in cui gli impianti facciano la loro parte.
Con le nostre divisioni e invidie abbiamo prodotto un contesto poco attrattivo per i turisti. Cerchiamo di metterci del nostro meglio per costruire qualcosa di diverso, senza buttare via quel che abbiamo perché non va: non dobbiamo credere nell'illusione di risolvere i nostri problemi partendo da zero, pur con le migliori intenzioni.
@PiErmilio Primiero @Duilio Boninsegna
Bingo!
Condivido che per scongiurare il total black è giunta l'ora di seppellire l'ascia di guerra, ma è anche ora di finirla con il contrapporre green e white, chi si permetterebbe mai di dire che, tanto per portare un esempio, che la Val Gardena non ha cura del suo ambiente? Passando la vediamo tutti, è un vero gioiello green, eppure è circondata dagli impianti di sci, la sua gente per merito degli impianti e del relativo indotto vive molto bene e non conosce crisi, ma come Gröden in giro per le Alpi è pieno di esempi simili. La contrapposizione che si è voluta creare è solo ideologica e dimostra poca conoscenza delle dinamiche reali, non conosco valli alpine con economia prettamente legata al turismo che non siano dotate, chi piú chi meno, di impianti da sci e frequentazione turistica relativa, e personalmente non ci trovo niente di negativo in questo, il green puó stare benissimo insieme alla neve e allo sci. Le belle parole , green, eco, sostenibilitá, buone pratiche ecc ecc vanno poi anche trasformate in qualcosa di concreto che dia un futuro alle nostre imprese e ai nostri ragazzi che non possono accontentarsi di una stagione estiva, seppur, forse, prolungata che non basterebbe loro neppure per ottenere il sussidio di disoccupazione. Io non ho alcuna esperienza amministrativa ne sono candidato alle prossime elezioni ma con esperienza personale di guida alpina d'inverno ho capito che non si vive di sole ciaspole che anzi, anche quel tipo di attività non puó esistere senza l'offerta sciistica della quale é complementare, non alternativa. Morale, aldilà delle polemiche, delle contrapposizioni politiche e dei proclami da campagna elettorale ,è giunta l'ora di decidere se far diventare la nostra bella Primiero una valle di pensionati e dipendenti pubblici, oppure, se provare a farla rivivere ri-creando oppurtunitá ai giovani e agli ormai tanti disoccupati, provare a ridare ossigeno alle imprese rimaste, e fiducia a chi ormai ha deciso di fare le valige, e dato che, è risaputo a tutti noi che il vero problema è la situazione degli impianti non capisco tante chiacchiere, va benissimo il green con tutte le attivitá attinenti, ma è sul rinnovo degli impianti di risalita e il collegamento con Rolle (potenziale gioiello preziosissimo di green e white) che dobbiamo concentrare gran parte delle nostre energie,magari cercando anche di accelerare o cambiare le priorità del famoso accordo con la provincia lasciando perdere beghe e invidie, ormai è questione di sopravvivenza.
Ma non vi pare che sarebbe ora di deporre le armi e di costruire assieme qualcosa di positivo per un futuro migliore?
Le incomprensioni del passato non dovrebbero ostacolare una dialettica sincera e trasparente, in cui le legittime differenti opinioni, se portatrici di una non settoriale visione strategica, si possano confrontare apertamente e nel reciproco rispetto per definire un comune percorso. A Primiero il tempo sta per scadere e allora, rispolverando un vecchio slogan, vien da dire: se non ora, quando?
Simpatico sig. Andrea Boghetto,
non so quale serpente l’abbia avvelenata al punto da schiumare rabbia repressa sempre e comunque nei miei confronti; di sicuro quando uno stimato professionista come lei perde lucidità in questo modo rischia di risultare meno credibile anche nel suo lavoro, nei suoi ragionamenti e nelle sue proposte.
Comincia citando episodi e guasti del passato che sempre mi hanno visto in prima linea nelle vesti di “grillo parlante”, prendendo posizioni scomode pagate puntualmente sia sul lato professionale che quello politico, salvo poi venire ringraziato o addirittura incoraggiato dietro le quinte.
Da consigliere di minoranza di Tonadico, il nostro vecchio comune, mi pronunciai negativamente sull’ingresso pubblico nelle società degli impianti; non ebbi alcun ruolo nella fusione delle società, salvo quello di piccolo azionista sostanzialmente ininfluente ma legittimato a dire la sua (lei, scusi, quanti soldi ci ha messo o ri-messo?).
Da socio fui l’unico a votare contro il bilancio della Coop che prevedeva l’operazione Palastruzzo, e tra gli organizzatori del corteo di protesta. Se ci fosse stato anche lei, le avrei prestato senz’altro una bandiera o una trombetta.
Da consigliere indipendente di Comunità ho avallato “protocolli fumosi” che mi vedevano spettatore e non certo protagonista, per senso di responsabilità rispetto all’opportunità di “fare sistema” sul territorio nei confronti della Provincia. Non mi risulta che il comune di Siror, di cui lei è stato amministratore, si sia opposto o sia riuscito a diradare queste grandi nebbie…
Tutti i mali vengono dunque dalla sovrastimata “cerchia ambientalista”, capace di fagocitare e distruggere qualsiasi proposta di sviluppo a Primiero, inabile a produrre proposte e alternative concrete. Se davvero esistesse o fosse mai esistita questa “dittatura della minoranza”, bisognerebbe postulare la perfetta inettitudine al governo della maggioranza.
Certo è facile dare addosso ai “rompi...” per nascondere la propria inefficacia o impotenza… la colpa è sempre di chi segnala il problema, non di chi lo ha creato o non sa come risolverlo!
Agenda 21 locale, ParteciPiano del Parco, Tavolo di Confronto e Consultazione per il Piano Territoriale di Comunità, Carta Europea del Turismo Sostenibile… la “setta” ha prodotto decine, centinaia di idee e suggerimenti di buone pratiche.
Proposte che sono diventate patrimonio comune, che oggi ispirano le politiche di sistema… dato per assunto che “Vision Without Execution Is Just Hallucination”.
Da pochi mesi ho responsabilità di governo (non apicali) e sto lavorando, con molti altri e su diversi fronti, per declinare quel patrimonio ideale e progettuale. Un po’ presto per sputare sentenze, o per buttarci via insieme all’antico regime.
Io no so quante firme ha raccolto lei nel 2014 per la fusione dei Comuni, ma se si è degnato di farlo forse si dovrebbe ricordare chi diede avvio a quella campagna…
Nel 1988-89 io studiavo al Liceo e giocavo a pallavolo, non mi attacchi per cortesia argomentazioni aliene. Del senno di poi son piene le fosse, gli ambientalisti sono umani come gli ingegneri, sognano provano e sbagliano come tutti.
Non ho mai rappresentato alcun fronte ambientalista; ho fatto battaglie che ritenevo di buon senso e che in larga parte si sono rivelate tali. Tutto è cominciato con la Diga sulla Val Cortella (gliene è mai fregato qualcosa a lei, che vive all’altro estremo del territorio?), è passato per il Campo da Golf in Val Canali (se oggi ci fosse, andrebbe ricapitalizzata anche quella di società), è transitato per i Laghetti di Colbricón (in difesa del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino).
Probabilmente è proprio lo spettro del Funifor che agita ancora le sue notti, dopo otto anni otto non riesce a capacitarsi del fatto che le sue profezie non si siano avverate. Si prenda una tisana e guardi avanti… con la sua Santa Inquisizione è lei oggi a porsi contro tutto e contro tutti, è lei a remare controcorrente.
Chi l’ha investita del ruolo di rappresentante dei sofferenti per la crisi del turismo e dell’economia di Primiero, chi le ha indicato il sottoscritto come il massimo responsabile che deve “rendere conto”?
Ho una piccola azienda anch’io, su cui vivono quattro famiglie. Per pagare gli stipendi spesso devo rinunciare al mio. E avendo il male di farmi gli affari della Comunità, spesso mi dimentico di fare i miei.
Speravo che mi potesse offrire un giro sulla sua Porsche o sulla sua nuova Volvo, non che volesse farmi fare la stagione da operaio degli impianti. Ho fatto il pastore e il manovale, mi sono pagato in parte gli studi, sono abituato a vivere con poco… se crede di avere a che fare con un figlio della bambagia borghese ha sbagliato indirizzo.
Il suo Studio è meglio che lo usi lei, ma non per fare piani di conquista del mondo (per cui non mi risulta sia stato ancora incaricato), ma per fornire supporto e progettualità tecniche qualificate.
Un ingegnere un giornalista un sindacalista un architetto un professore un informatico non possono bastare, ci vogliono un’intelligenza ed una volontà operativa collettive.
Listen more than you talk. Nobody learned anything by hearing themselves speak.— Richard Branson
Si penta dunque lei, simpatico sig. Boghetto, di avere sopravvalutato le sue capacità. Di non aver saputo tessere relazioni, ascoltare, convincere e vincere (il pantano).
Dopo la tisana, si informi sul lavoro che stiamo provando a fare per questa valle, e sull’atteggiamento costruttivo, riparatore, innovatore che abbiamo assunto.
Ricacci indietro i suoi fantasmi e torni a portare il suo contributo positivo; anche lei!
:DTM. aka Daniele Gubert
Egregio sig. Daniele Gubert,
mi lasci affermare che il primo passaggio, quello chiave, verso la soluzione dei gravissimi problemi di Primiero è la presa di coscienza degli errori passati, che deve avvenire ben prima della proclamazione di slogan miracolosi per il futuro.
Errori imprenditoriali e della gente comune (in questo concordo con Lei) che crede che ci sia sempre un Pantalone disposto a sovvenzionare e a risolvere ogni problema in vece propria, in questo supportati dalla politica di Trento, da sempre distributrice non solo di contributi a pioggia, ma anche di risanamenti dopo lo sperpero dei contributi, e di acquisizioni dopo i risanamenti e poi… ancora di peggio! Errori di gestione degli imprenditori, ampiamente visibili ad occhio nudo… giorno dopo giorno…. dai fatti quotidiani delle nostre località. Aggiungerei tra le criticità anche il rifiuto di confrontarsi con altre realtà e la tendenza ad autoconvincersi che il nostro destino sia ineluttabile, invece di aprirsi a scoprire le ragioni per le quali, poco distante e specie in Alto Adige, il sistema turismo e sci gode di piena e duratura salute.
Errori di parte politica, imputabili a Trento come a Primiero, anzi ben più a Trento che a Primiero se non altro per il ben noto principio “ubi maior minor cessat”. Errori legati all’incapacità della politica di fare scelte vere, alla ricerca spasmodica del consenso, alla crassa incompetenza su materie tecniche che si crede di poter dominare solo in virtù dei propri risultati elettorali o del proprio potere politico. Ecco che nascono l’acquisto SIATI, la fusione SIATI ROSALPINA con prevalenza di capitale pubblico, i protocolli fumosi, gli insostenibili “trenini ecologici”, il caso Coop – Primiero Sviluppo, ma anche Metroland, il caso RISE, i controllori che sono anche i controllati, eccetera eccetera….
In tutto questo triste quadro appaiono ben evidenti le pesantissime responsabilità della cerchia ambientalista di cui Lei è esponente locale, cerchia che, di default e con integralismo talebano, demonizza qualunque progetto venga proposto, senza tuttavia mai concretizzare alternative serie, che non siano slogan o proclami, sit-in o iniziative di protesta. Su cosa si nasconda dietro a queste prese di posizione ci sarebbe molto da dire… Insomma ci si concede ogni cosa… l’importante è demolire mediaticamente tutto e tutti, barcamenando se stessi per restare a galla.
Ricordo che nel 1988-89 il fronte dell’ambientalismo trentino si schierò compatto contro la strada di fondovalle della Val di Fiemme: ho ancora presente molto bene le polemiche e le proteste dei “Verdi” di allora. Dopo oltre un quarto di secolo sarebbe ora di presentare il conto a tale opposizione: chi allora profetizzava catastrofi ecologiche e paesaggistiche e si stracciava le vesti davanti a quell’opera, in questi anni, coerentemente con la propria ideologia, ha sempre percorso la vecchia strada spostandosi tra Cavalese e Predazzo? Queste persone oggi sarebbero disposti a confrontarsi apertamente a sinceramente con la popolazione, chiedendo loro se farebbero retromarcia, se gradirebbero il traffico in paese come un tempo?
Mi limito invece a chiedere conto a Lei, sig. Gubert, di tutti i suoi attacchi ad ogni iniziativa nel settore impiantistico e turistico in Primiero, spesso condotti in maniera scorretta, agendo sul piano personale (come quando nel 2008 spiegavo che la situazione del comparto impiantistico a Primiero necessitava di investimenti verso Rolle, Lei controbatteva affermando che io cercavo solo di procurarmi lavoro), o alleandosi con chi aveva ben altre finalità dalle Sue, pur di arrivare al risultato che Lei persegue: porsi al centro dell’attenzione per destabilizzare il sistema.
Di questo Le chiedo conto a nome di tutti coloro che per la crisi del turismo e dell’economia in Primiero oggi sono rimasti senza lavoro, sono stretti dalla morsa dei mutui, sono dovuti emigrare o ci hanno rimesso in salute e serenità familiare. Le chiedo conto con due proposte.
Sono in grado di offrirLe un posto come operaio degli impianti in Val Gardena per la prossima stagione invernale (come oramai numerosi altri nostri valligiani), così sperimenterà la vita del padre di famiglia che rimane fuori casa per mesi a procurarsi da vivere quando le stesse potenzialità ci sarebbero state sulla porta di casa.
Le propongo altro ancora: metto a disposizione la struttura del mio Studio professionale per una settimana a Lei, Casanova, Chiavarelli, De Battaglia, Toffolon, Sartori e Bassetti, affinchè possiate concertare e redigere un progetto preliminare tecnico ed economico sul rilancio turistico della Valle di Primiero. Al termine la discutiamo pubblicamente e la sottoponiamo al vaglio degli organi competenti su tutti i vari aspetti. Vi chiedo 20 pagine e 4 planimetrie: questa cosa non dovrebbe spaventarVi, Voi conoscete la verità in ogni campo della tecnica, della giurisprudenza e dell’economia, ed avete sempre tutte le soluzioni pronte nel cassetto.
Se invece non intende aderire a questi inviti forse non Le resta che convincersi, egregio sig. Gubert, a fare finalmente autocritica e cambiare radicalmente atteggiamento per il futuro.
Noi menbri della lista civica "NUOVE PROSPETTIVE" siamo assolutamente d’accordo sul concetto che il green non debba sostituire il white, infatti lo abbiamo scritto sul programma e lo ribadiamo. Il green ed il white sono due visioni assolutamente complementari e strategiche per un territorio di montagna ad altissimo contenuto ambientale quale è il nostro.
Infatti gli impianti di risalita devono essere visti anche come un efficientissimo mezzo di trasporto alternativo e quindi nella loro progettazione va tenuto conto di questa doppia valenza (ove opportuno e possibile).
Esempio ne è il progetto preliminare di collegamento con il Passo Rolle, pensato con stazioni di partenza , intermedie e di arrivo di facile accesso e dotati di parcheggi o collegamenti con le attrazioni turistiche estive.
Esempio ne è il successo della pista di downhill sulla Tognola piuttosto che l’unicità nel panorama alpino del collegamento funiviario con la cima Rosetta.
Il nostro gruppo condivide anche nella vita e nella professione questo binomio , siamo si albergatori ristoratori, artigiani ed esercenti ma anche Biker piuttosto che maestri di sci e di Snow-board.
La nostra visione è anche supportata da un impegno concreto nel mondo degli impianti di risalita. Molti di noi sono stati soci “importanti” della Rosalpina poi diventata SMPDTF e siamo soci “Importanti” di Imprese e territorio (gestore attuale di Ces-Colverde-Rosetta).
Questo a significare che abbiamo creduto oltre che investito risorse considerevoli nelle iniziative quali “Funifor” e “Trenino” e che ne abbiamo seguito con apprensione i rispettivi naufragi cercando di capire quali fossero stati i meccanismi inceppati nelle varie vicende.
E’ uno dei principali motivi che ci ha spinto a formare questa lista, con il principale obiettivo di riportare l’economia di Valle ad una situazione di sviluppo, uscendo dalla attuale stagnazione. Ci teniamo alla nostra valle!
Lista civica NUOVE PROSPETTIVE
Cara Valeria, a non avere futuro è il black, white & green & blue vanno benissimo :D
Negli ultimi 15 anni le amministrazioni pubbliche si sono dissanguate per coprire le perdite di un sistema inefficiente e scoordinato: a mio avviso non avrebbero nemmeno dovuto entrarci.
Come si poteva pretendere che amministratori pro-tempore di piccolissimi comuni potessero gestire industrie così complesse e in rapidissima evoluzione?
Si è nascosto così tanto sotto il tappeto che è diventato impossibile non inciamparsi.
Le responsabilità della politica sono solo una faccia della medaglia. L'altra sono le divisioni, l'egoismo, l'indifferenza, l'accidia della classe imprenditoriale. Se vuoi anche dei comuni mortali, ma le folle solidali e adoranti ormai ci sono solo in Corea del Nord.
Gli investimenti non li hanno fatti nemmeno i privati (salvo la tua società e pochi altri), che pur godendo dell'indotto non hanno partecipato adeguatamente e collegialmente al suo sostegno in un'ottica di medio termine.
Politica lacerata e inadeguata, imprenditoria divisa e attendista, cittadini individualisti... non è questo l'habitat di una comunità resiliente, cioè in grado di riorganizzarsi per far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici.
Ora chiedi attenzione per le aree sciabili come fattori di ricchezza, di occupazione e di turismo... benissimo, ci siamo.
Mettiamo sul piatto costi e benefici, valutiamo la sostenibilità degli interventi, compariamo le alternative di sviluppo, salvaguardiamo il patrimonio ambientale.
Però, se ti posso dare un consiglio, prova ad essere meno irruenta sui tavoli istituzionali, che qualche volta anche tu hai contribuito ad avvelenare o ribaltare per interessi di parte.
Non è sempre vero che "con la dolcezza s'ottiene tutto", ma sicuramente un approccio meno barricadero aiuta...
Mentre si chiede di "riconoscere agli impiantisti il ruolo di presidio del territorio" bisogna mostrarsi pronti a legittimare anche la funzione di tanti altri soggetti, portatori di sensibilità e priorità diverse, che quell'ambiente vivono, amano e vogliono proteggere con la stessa intensità e passione.
Guardiamo al pane, soprattutto ora che manca, ma non bruciamo le travi della casa comune per cuocerlo...
:DTM. aka Daniele Gubert
"OLTRE LO SCI" "CONTRO LO SCI"
Il Suo articolo offre molti spunti interessanti di discussione che in questo periodo sono doverosi. Nella lettura noto che ha attinto per le Sue riflessioni, oltre probabilmente dai programmi delle liste e da vari articoli pubblicati in questi giorni, anche da un mio post scritto qualche giorno fa replicando agli organizzatori del Rallye. Questo mi fa piacere, perchè se le persone leggono, commentano , prendono posizione è segno di interesse che è decisamente meglio dell'apatia. " ...nel tentativo di compensare con il green quello che non riesce a fare il white" . Il finanziamento nell'ambito sportivo ad eventi definiti "green" perchè hanno ottenuto anche un alto punteggio in questo criterio di valutazione sono maratona, transalp, orientamento, skisprint. Sono eventi importanti che promuovono degli sport che come altre discipline, possono essere praticati nel nostro ambiente con investimenti molto contenuti e il territorio del Primiero in tal senso offre molto. Attraverso l'impegno di Associazioni locali che sono in grado di organizzarli, questi eventi promuovono l'immagine del Primiero anche a livello internazionale e sono perfettamente in linea con i principi sottoscritti nel dicembre 2015 dall'accordo "Green Way Primiero "da ACSM SpA, il Parco Paneveggio Pale di San Martino, i Comuni, la Comunità di Primiero, l’Azienda per il turismo San Martino di Castrozza,Passo Rolle, Primiero e Vanoi la Cassa Rurale Valli di Primiero e Vanoi. Il lavoro della Comunità rispetto alle numerose richieste di finanziamento, è stato di "definire" un quadro entro cui operare con le Associazioni stabilendo dei criteri ,delle priorità, delle prescrizioni anche a fronte di tagli pesantissimi che necessariamente mettono gli amministratori di fronte a delle scelte. Per fare queste scelte si poteva anche aspettare.....possiamo forse aspettare? Il riferimento al white è proprio questo, il protocollo d'intesa sull'ammodernamento e la messa in rete delle aree sciistiche è prioritario anche per potenziare altri sport non collegati alla stagione invernale. Nel caso di attuazione, per realizzare le opere previste ci vorranno comunque alcuni anni, pertanto parallelamente al protocollo vanno intraprese delle azioni specifiche e in sinergia sostenendo finanziariamente e in modo adeguato anche alcuni eventi di rilievo "oltre lo sci " non "contro lo sci" e non solo in ambito sportivo. Promuovere attraverso "una visione univoca " il Primiero quale territorio vocato in primis allo sport, alla musica,alla tradizione, alla famiglia nel tentativo di compensare o bilanciare almeno in parte quello che attualmente fatica a fare il white e non solo per la situazione impiantistica attuale che tutti ben conosciamo, non è in contrapposizione se le regole del gioco le rispettiamo tutti. Si può fare meglio? Si può fare di più? Sicuramente, magari al momento valorizzando il più possibile quello che abbiamo e se si parte dal nostro ambiente non è poco. Qualsiasi scelta è opinabile, sempre. Non esiste luogo sulla faccia della Terra dove non ci siano contraddizioni soprattutto se si parla di ambiente, il suo sfruttamento e gli stili di vita , ma questo non può generare immobilità perchè in questo territorio ci viviamo, è sicuramente meglio confrontarsi e mediare nelle sedi opportune.
GPW e Distretto Famiglia sono " impegni " verso il territorio che hanno un valore e necessitano di progettualità a medio e lungo termine, altrimenti quei principi che sono stati condivisi da attuali ed ex amministratori rischiano di essere vanificati e questo sarebbe un grave errore rispetto alle potenzialità che abbiamo.
L'impegno finanziario richiesto dal protocollo, da solo riflette l' enorme importanza della ricaduta sul nostro territorio in termini di ricchezza, occupazione, turismo e sul suo sviluppo futuro. Di certo non saranno i 92.500,00 euro messi sul piatto dai Comuni e dalla Comunità a sostegno di alcuni eventi definiti"green" o il desiderio di promuovere modelli economici sostenibili, a distogliere l'attenzione dal protocollo d'intesa che in questo momento è seguito con interesse ed evidente preoccupazione non solo dai soggetti coinvolti direttamente, ma da tutta la popolazione.
Chiudo con una considerazione riprendendo sempre il Suo articolo...il famoso San 27 non è un marchio è una fortuna...è vero, in particolare per quelle famiglie che attualmente vivono sul San 27 delle donne perchè gli uomini sono a casa senza lavoro. Anche quelli del San 27, amministratori compresi, vedono e vivono la situazione quotidianamente con grande apprensione e l'orgoglio del Primiero dovrebbe andare oltre il green e oltre il white perchè al momento è il black che fa tendenza.
Consigliere Comunità di Valle
Francesca Franceschi