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Scuola in Trentino, consegnata in Consiglio provinciale una petizione: “Più relazione e meno mascherine”

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Mercoledì mattina il presidente Walter Kaswalder ha ricevuto a palazzo Trentini una petizione popolare sul tema scuola-emergenza sanitaria

Trento – “La scuola è incontro, relazione, umanità”. E’ un richiamo forte, quello che vuole lanciare la petizione popolare depositata questa mattina a palazzo Trentini. Un richiamo – all’avvio della cosiddetta Fase 2 dell’emergenza da Covid 19 – a riflettere sul modo migliore di garantire benessere ai nostri bambini e ragazzi.

Un folto comitato spontaneo ha fatto salire due rappresentanti dal presidente Walter Kaswalder, nelle cui mani sono state consegnate oltre 6 mila firme di cittadini, in calce a un documento che guarda al prossimo anno scolastico ed educativo, chiedendo di non permettere la preminenza assoluta delle misure di precauzione sanitaria rispetto alle esigenze psichiche dei cittadini più piccoli.

La prima firmataria – Chiara Agostini, insegnante di Valle Laghi – ha spiegato cosa si chiede alla Provincia Autonoma: la creazione di un tavolo di lavoro, che coinvolga il comitato stesso ed esperti in pedagogia; l’avvio di progetti sperimentali sulla base di un patto di corresponsabilità scuola-famiglia; la concessione di piena autonomia agli Istituti comprensivi circa l’avvio di sperimentazioni di nuovi paradigmi educativi con il benessere del bambino al centro, in una visione che preveda anche il rapporto con la natura quale fonte di apprendimento.

Si chiede un riscontro entro il 30 giugno prossimo e sul punto il presidente Kaswalder ha subito assicurato che assegnerà sollecitamente la petizione alla V Commissione consiliare, per la trattazione del tema, informando peraltro l’assessore all’istruzione perché possa tenere conto di queste istanze. La mobilitazione di genitori e insegnanti è nata dalla preoccupazione per gli effetti negativi sull’infanzia delle misure che è stato necessario adottare in periodo di emergenza sanitaria. La mascherina che copri i volti e il distanziamento sociale – ha argomentato Agostini, assieme a Naama Passamani, insegnante di Comano Terme – negano lo sviluppo di una relazione profonda ed empatica tra l’adulto e il bambino, che dalla mimica facciale e dagli abbracci trae informazioni e messaggi fondamentali.

Con la petizione i promotori hanno presentato anche una serie di documenti, che danno un conforto scientifico alle richieste portate in Consiglio provinciale: c’è un testo del dottor Paolo Rocchetti, un contributo del medico antroposofo Stefano Gasperi, una ricerca sugli effetti psicologici prodotti dalle misure anti-Covid. Ancora: la lettera di una famiglia, un testo firmato da Elisabetta Galli (specialista in Igiene e Medicina Preventiva) e dai dottori Luca Sermoneta e Anna Maria Caputo. L’ampia documentazione si completa con cenni alle esperienze innovative sperimentate nel Nuovo Galles del Sud e con un contributo elaborato dal garante trentino dei diritti dei minori, Fabio Biasi.

La petizione auspica che si potenzi la didattica negli spazi aperti, che si limiti il ricorso alla d.a.d. (didattica a distanza), che si rimetta la pedagogia al centro assieme all’educazione civica.

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