E’ caccia all’uomo in tutta Europa in seguito all’attacco avvenuto ieri sera in pieno centro a Strasburgo. Si cerca il 29enne Cherif Chekatt, sospettato di essere il responsabile dell’attentato
Strasburgo (Adnkronos) – La polizia francese ha diffuso una sua foto, chiedendo a possibili testimoni informazioni per riuscire a trovarlo. Nel comunicato, richiesto dal Ministro degli Interni, si parla di un uomo di 29 anni con i capelli corti e possibilmente barbuto, un metro 80 di corporatura normale, con un segno sulla fronte.
Cherif, nella nota di allerta per le ricerche del terrorista diramata anche in Italia, viene descritto come una “persona armata e pericolosa suscettibile di viaggiare a bordo di Ford Fiesta targata CX168FD”. La nota di allerta, arrivata alle forze di polizia italiane, comprende anche una foto di Chekatt Cherif. Nell’immagine il 29enne, ricercato in tutta Europa per l’attentato di Strasburgo, appare con i capelli corti scuri e con la barba.
BILANCIO VITTIME – Il drammatico bilancio dell’attacco, come riferito dal procuratore di Parigi Remi Heitz, è di due vittime, un 45enne francese e un turista thailandese della stessa età. Secondo quanto riferisce Le Parisien, il primo era un cliente del ristorante La Stub, in rue de Samon, dove era andato a bere un aperitivo insieme alla moglie ed al figlio. Jonathan, cameriere del locale, ha raccontato che l’uomo ha pagato e poi è uscito, mentre la moglie e il figlio andavano in bagno. A quel punto è arrivato l’attentatore, che ha aperto il fuoco contro di lui, prima di fuggire, uccidendolo.
La seconda vittima identificata era a Strasburgo in vacanza con la moglie da lunedì e da giovedì avrebbero dovuto trasferirsi a Parigi. C’è, poi, una terza persona in stato di morte cerebrale. I feriti – tra i quali c’è anche un italiano – sono 12, di cui 6 molto gravi. Le quattro persone, fermate a Strasburgo, sono il padre, la madre e due fratelli di Cherif. Lo scrive Le Parisien, secondo cui uno dei due fratelli, di nome Sami, apparterebbe alla rete degli estremisti salafiti di Strasburgo. Heitz ha anche riferito che alcuni testimoni hanno sentito urlare “Allah Akbar” durante l’attacco.
IL PROFILO DEL KILLER – Il procuratore antiterrorismo ha detto che Cherif era già stato condannato “27 volte per reati comuni”, commessi perlopiù in Francia, ma anche in Germania e Svizzera. L’uomo “era già stato in carcere più volte”, era conosciuto “dal 2015” per la sua radicalizzazione e per questo era schedato “S” e monitorato dai servizi di intelligence francesi. La schedatura “S” indica i soggetti pericolosi per la sicurezza dello Stato. L’inchiesta, ha detto ancora Heitz, “è in corso. Dobbiamo localizzarlo, capire dov’è, il suo itinerario, identificare eventuali complici e coautori dell’atto”. Nel corso della perquisizione nel domicilio di Cherif sono stati trovati una granata, un fucile calibro 12, quattro coltelli, di cui due da caccia, e diverse munizioni. In Svizzera, Cherif è stato in carcere a Basilea, ha spiegato la portavoce dell’Ufficio federale di polizia, Cathy Maret. Secondo il giornale Blick, l’uomo è stato condannato nel 2013 per furto con scasso a 18 mesi, 16 dei quali scontati in carcere.
UN ITALIANO TRA I FERITI– L’italiano rimasto gravemente ferito nell’attacco è Antonio Megalizzi, un giornalista che lavora alla radio ‘Europhonica’.”Le ultime notizie non sono buone, Antonio è in coma – ha detto all’Adnkronos Danilo Moresco, papà della fidanzata Luana -. Stamattina i medici avevano detto di volerlo operare ma, per ora, non si è potuto procedere a causa della posizione del proiettile”. La famiglia di Antonio, insieme a Luana, è partita per Strasburgo appena avuta notizia dell’attentato. “Inizialmente – racconta Moresco – la situazione sembrava molto più semplice. Non abbiamo avuto da subito la percezione della gravità della situazione. Questo viaggio – aggiunge – doveva essere per lui una bella esperienza professionale, di arricchimento. E invece è capitato nel posto sbagliato nel momento sbagliato”. La fidanzata, raggiunta al telefono dall’Adnkronos, tra le lacrime, si è limitata a dire di non voler parlare. Si trova, ora, a Strasburgo, insieme ai genitori e alla sorella di Antonio, ricoverato in ospedale in gravi condizioni. Figlia di un noto ristoratore di San Michele all’Adige, in Trentino, la ragazza è stata candidata per Forza Italia alle ultime provinciali. Anche i parenti calabresi di Antonio sono in grande apprensione per le sue condizioni. “Antonio è il figlio di mia nipote – ha detto all’Adnkronos la prozia, che vive nel reggino, la stessa provincia di cui sono originari anche i nonni di Antonio – Mia nipote e il marito sono partiti per Strasburgo”. “Siamo parenti lontani, i nostri nonni erano cugini, lui è originario di queste parti – ha detto all’Adnkronos una cugina alla lontana del giovane -. L’ultima volta ci siamo visti la scorsa estate, credo fosse agosto. Abbiamo più o meno la stessa età e abbiamo amicizie in comune”. La nonna di Antonio è originaria del reggino. “Antonio è garbatissimo, è educatissimo”. La procura di Roma ha aperto un fascicolo dopo il ferimento di Megalizzi. Si ipotizzano i reati di strage e attentato con finalità di terrorismo.
‘ASOCIALE E CRIMINALE’, I VICINI RACCONTANO CHERIF – Una specie di asociale, per lo più solitario”. Così gli abitanti del quartiere popolare di Hohberg, nel distretto di Koenigshoffen a Strasburgo, descrivono l’autore dell’attentato al mercatino di Natale di Strasburgo. Oggi la strada dove abita era piena di uomini della Brigade de Recherche et d’Intervention, la BRI. Chérif, 29 anni, viveva in uno di questi monolocali, tutti identici. “Un tipo normale – ha raccontato Omar, che lo incontrava spesso -. Non era qui da molto tempo, lo vedevamo di tanto in tanto. Ci salutavamo. Niente di più”. Come tutti quelli che hanno avuto a che fare con lui, Omar vedeva Chérif come “un ragazzo discreto”. “Così discreto che era strano”, ha aggiunto Karim, 18 anni, che con l’attentatore frequentava la vicina moschea, ma si rifiuta di dire che se fosse un bravo credente. “Anche alla moschea, parlava con poche persone. Una sorta di asociale, stava soprattutto da solo”, ricorda il giovane, che accetta di parlare solo per prendere le distanze da azioni come quelle commesse da Cherif: “Se lo ha fatto in nome dell’Islam, è di un Islam traviato che si tratta”. “Ha sempre fatto qualche sciocchezza”, denuncia Ahayoumen, una donna del quartiere che conosce i genitori dell’attentatore: “Una famiglia di lavoratori, brave persone, che non sapevano cosa fare con il loro figlio”. Per Ahayoumen, tuttavia, non vi è dubbio che “era un criminale al 100%”. “Ha iniziato con rapine e violenze. In seguito, ha fatto avanti e indietro con la prigione. Ma non ho mai pensato che sarebbe diventato un assassino”. Come tutti i cittadini di Strasburgo, gli abitanti di Hohberg sono scioccati dalla tragedia. “Con la mia famiglia ci siamo chiamati per rassicurarci a vicenda – dice Lucas – Senza nemmeno pensare che uno dei nostri vicini avesse qualcosa a che fare con quello che è successo. Ho anche un amico che, scappando, si è trovato faccia a faccia con lui. Ha visto la sua arma. Lui l’ha guardato, poi è corso via”.
MOVENTE TERRORISTICO NON CONFERMATO – Il sottosegretario all’Interno Laurente Nunez in un’intervista ha dichiarato che “la motivazione terroristica a quest’ora non può essere confermata. Bisogna essere prudenti quando si parla di attentato”, ha sottolineato. “L’aggressore non è conosciuto per reati legati al terrorismo”, ha poi aggiunto, ricordando comunque che “era sorvegliato” per la possibile “radicalizzazione in prigione” ma non si sarebbe mai recato in Siria, né avrebbe mai cercato di farlo.
MACRON – Emmanuel Macron ha espresso via Twitter la “solidarietà dell’intera nazione” alle vittime dell’attacco. Verso mezzanotte il presidente ha raggiunto la cellula di crisi istituita presso il Ministero dell’Interno.