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Tassa di soggiorno in Trentino, via libera all’aumento da 0,70 a 1,5 euro per gli alloggi turistici in Val di Non. Giunta lavora a revisione legge

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L’assessore Failoni annuncia che la Giunta sta lavorando a una revisione della legge

 

Trento – La Seconda commissione, presieduta da Luca Gugliemi (Lista Fassa), ha dato parere positivo con voto unanime alla delibera che porta l’imposta di soggiorno per gli alloggi turistici della Val di Non da 0,70 centesimi a un euro e 50. Aumento che scatterà dal 1 maggio 2020. Una richiesta venuta dalla Comunità di valle ‘nonesa’ dopo aver raccolto i pareri dell’ApT e del Consorzio Pro Loco. Il passaggio a 1,5 euro per pernottamento fino ad un massimo di 10 giorni per gli alloggi turistici allinea l’imposta alle altre strutture ricettive della Val di Non, esclusi i campeggi che applicano la tariffa di un euro.

La delibera portata in commissione dall’assessore Roberto Failoni è stata l’occasione per un breve confronto sulla tassa di soggiorno. Failoni, annunciando che la Giunta sta lavorando, anche attraverso il confronto con le categorie, per arrivare ad una modifica della legge, ha affermato che ci sono territori, come Andalo – Molveno, che hanno scelto di aumentare l’imposta (la legge in vigore prevede un tetto massimo di 2,5 euro a pernottamento ndr) in base a progetti di sviluppo del prodotto turistico precisi e percepibili direttamente dai clienti. Scelta, ha ricordato, che sta funzionando bene e che rappresenta un buon esempio per l’impostazione della nuova legge.

Critico, invece, Luca Guglielmi (Lista Fassa) non tanto sulla tassa di soggiorno in sé ma sul fatto che contestualmente la Pat ha effettuato una taglio radicale ai contributi delle Apt di ambito che sono passati da 23 milioni a 7. Secondo l’esponente ladino, quindi, va previsto un meccanismo diverso e più chiaro di redistribuzione degli introiti della tassa di soggiorno tra Provincia e territori. In sintesi, secondo Guglielmi, gli operatori non possono da una parte essere costretti a fare i sostituti d’imposta e dall’altra assistere a una drastica riduzione dei contributi per la promozione territoriale.

Per Piero De Godenz (UpT), invece, la Pat dovrebbe obbligare i territori ad investire la tassa di soggiorno in servizi ai clienti, indicando anche quali. L’esponente dell’UpT, su questo, ha portato ad esempio la valle di Fiemme dove la tariffa è stata portata al massimo, come detto 2,5 euro a pernottamento, e i soldi sono impiegati per fornire servizi gratuiti come lo Skibus d’inverno e gli impianti di risalita d’estate. Con l’utilizzo, ha aggiunto, della Card Trentino per i musei che andrebbe resa obbligatoria per tutti gli ambiti turistici.

Sara Ferrari (PD), prendendo esempio da Fiemme, ha ricordato che la legge che ha istituito l’imposta di soggiorno ha comunque dato libertà di scelta ai territori e, a questo proposito, ha chiesto all’assessore se la nuova legge avrà un’impostazione più “centralista”.

Failoni ha risposto affermando che l’esecutivo non pensa certo ad un ritorno al “centralismo”, ma semplicemente a un coordinamento della promozione turistica per la presentazione all’esterno del “marchio” Trentino.

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