Fratelli d’Italia chiede “misure di sicurezza” per le persone, gli animalisti della Lav invece chiedono l’esame del Dna e dicono ‘no’ a “semplicistiche scorciatoie”
Trento – I carabinieri e le autorità investigative stanno effettuando i rilievi, operazione che sta coinvolgendo anche i forestali della Provincia.Tra le ipotesi al vaglio infatti anche quella legata all’aggressione da parte di un animale selvatico. Andrea Papi, questo il nome del runner di 26 anni, si era diretto verso il monte Peller per correre. Il suo corpo è stato trovato intorno alle tre di questa notte dopo una ricerca che ha coinvolto anche i droni dei vigili del fuoco. A trovare il cadavere i cani molecolari.
Le prime reazioni
“L’ipotesi accreditata anche a livello ufficiale ormai dell’uccisione di un ragazzo uscito per una corsa nei boschi della Val di Sole in Trentino da parte di un animale selvatico impone una l’accelerazione sulle politiche di vigilanza a livello territoriale sui grandi predatori”, dice il capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Affari Costituzionali della Camera Alessandro Urzì, nonché commissario di Fdi in Trentino. In gioco, spiega Urzì, c’è ora “la sicurezza delle persone”. Per questo “vanno poste in essere misure di contenimento e di autentica difesa della sicurezza di residenti, operatori economici e turisti, se non si vuole che il pur rilevante interesse ambientale, interpretato in senso ideologico, non prenda il sopravvento sul superiore interesse di chi vive la montagna”.
Presa di posizione anche da parte del consigliere provinciale Claudio Cia. “Dispiace, in queste occasioni – scrive il consigliere di Fdi – ribadire come il sottoscritto sia stato facile premonitore di un avvenimento condizionato dall’impossibilità – dovuta al bisticcio di competenze tra Stato e Provincia autonoma di Trento – di gestire il problema della convivenza dell’uomo con i grandi carnivori in un piccolo territorio di montagna come il nostro”. Cia dà solidarietà alla famiglia dello scomparso, e aggiunge: “Questo succede perché è prevalsa la linea irrazionale dei fondamentalisti, quella di chi pensa che l’orso valga più dell’essere umano e che pertanto sono disposti a vedere un uomo morto”.
“No a semplicistiche scorciatoie che vogliono mettere sul banco degli imputati gli animali selvatici, lanciando magari qualche nuova crociata anti orso – dichiara Massimo Vitturi, responsabile Lav, Animali Selvatici – le ferite ritrovate sul corpo dell’uomo potrebbero benissimo essere successive alla sua morte avvenuta per altre cause, per questo motivo chiediamo che la Provincia di Trento coinvolga immediatamente il Centro di referenza nazionale del Ministero della Salute per la medicina forense veterinaria, centro di eccellenza nazionale che può contribuire a valutare l’origine delle ferite anche ricorrendo all’analisi del Dna.”
“Sono necessarie misure di contenimento”, dice invece Coldiretti Trentino che parla di situazione “fuori controllo”. Continuano gli agricoltori: “Per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le montagne ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per tutelare la biodiversità con il recupero delle storiche razze italiane. Serve dunque responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare i territori e a garantire la bellezza del paesaggio, contro degrado, frane e alluvioni che minacciano anche le città”.
Dolore nella comunità della Val di Sole
Andrea Papi (nella foto dai social) era laureato in scienze motorie e frequentava spesso i boschi della zona. Non aveva con sé cani; il medico legale dovrà accertare se l’aggressione, l’ipotesi più plausibile è che si sia trattato di un orso. Non è ancora esclusa però, la possibilità che il giovane sia deceduto per altre cause. Sul posto anche il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti assieme al dirigente della protezione civile Raffaele De Col. Alle 8 si è svolta a Malè una riunione dei sindaci della zona, assieme alla Protezione civile e alla Provincia.
La presenza di orsi
L’ultimo Rapporto sui Grandi Carnivori della Provincia di Trento riporta, in Trentino, un centinaio di esemplari. Il Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento, a partire dal 2007 predispone un documento a cadenza annuale, dal 2017 denominato “Rapporto Grandi Carnivori” (e chiamato, per le edizioni precedenti al 2017 “Rapporto orso”), inerente la situazione delle popolazioni di orso bruno, lupo e lince in Trentino e le relative attività ed implicazioni gestionali ad esse collegate.
Gli obiettivi principali sono due: da un lato il documento ha lo scopo di fornire una corretta informazione, aggiornata e dettagliata sullo status delle popolazioni di orso bruno, lupo e lince presenti in Trentino e nelle regioni adiacenti, dall’altro, quello di registrare in maniera sistematica una serie di dati scientifici ed oggettivi, il cui utilizzo periodico da parte degli addetti ai lavori necessita di un documento per quanto possibile completo ed esaustivo.
L’ultima aggressione
Un mese fa un orso aveva aggredito un escursionista nei pressi di malga Mandriole, in val di Rabbi, che si trova a pochi chilometri di distanza da Cades, dove la scorsa notte è stato trovato morto il runner 26enne. La val di Rabbi è una laterale della val di Sole. Scientifica e medico legale devono ancora stabilire il tipo di animale che ha ucciso il giovane. Il 5 marzo, Alessandro Cicolini di 39 anni, era in montagna con il cane, quando l’orso quando è stato attaccato improvvisamente da un orso che l’ha ferito al braccio e alla testa. L’escursionista era comunque riuscito mettersi in salvo e a chiedere aiuto. Il plantigrado, denominato MJ5, un maschio di 18 anni, è stato poi identificato grazie alle tracce organiche e il 10 marzo il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti ha ordinato la sua cattura e l’abbattimento che però, per il momento, non è ancora avvenuto. Le associazioni animaliste hanno protestato contro il provvedimento.
I precedenti in Trentino
Il 22 agosto 2020 ad Andalo un giovane carabiniere venne attaccato da M47 che venne catturato e trasportato al Casteller, prima di essere poi trasferito in Ungheria. Esattamente due mesi prima furono padre e figlio a essere attaccati sul Monte Peller. In seguito alle indagini genetiche l’esemplare venne individuato in JJ4, divenuta oggetto di una battaglia legale che si risolse con la decisione di lasciare libero l’animale.
Il precedente più conosciuto è probabilmente il primo: il 14 agosto 2014 l’orsa Daniza aggredì Daniele Maturi, un fungaiolo nei boschi di Pinzolo. Ne sortì una lunga vicenda che culminò con l’uccisione accidentale dell’orsa (che era con i due cuccioli) mentre se ne tentava la cattura il 10 settembre dello stesso anno.
A fine maggio 2015 aggressione e inseguimento di Marco Zadra, 42enne di Villazzano, sul sentiero che da Zambana Vecchia sale al Cason, verso Fai della Paganella. A giugno 2015 l’inseguimento di Wladimir Molinari, 45enne podista di Villazzano, nei boschi di Cadine. L’uomo era con un cane. Venne individuata come responsabile l’orsa KJ2. L’uomo riportò varie ferite.
Nel 2017 un altro episodio. Protagonista ancora KJ2 che il 22 luglio aggredì a Terlago Angelo Metlicovec, un pensionato di Cadine a spasso con il cane. L’uomo venne ricoverato in ospedale. L’orsa venne abbattuta a metà agosto del 2017 sul Monte Bondone. Anche in quel caso scatenando un’onda polemica. L’allora presidente della PAT Ugo Rossi finì a processo. E’ stato assolto l’11 maggio 2022 (secondo i giudici l’uccisione dell’orsa KJ2 venne decisa “per necessità”, in ragione delle aggressioni e dei falsi attacchi).