La perizia – Nel sito di recupero ambientale di Monte Zaccon, dove i tecnici e inquirenti stavano facendo i campionamenti, la sonda ha rilevato una temperatura di 35 gradi nonostante fosse inverno. Un atemperatura del terreno che preoccupa, visti anche altri casi precedenti.
Non meno grave sarebbe il rischio che gli inquinanti presenti filtrino nelle acque. Proprio la presenza di sostanze ritenute pericolose, secondo il consulente, richiederebbe un intervento urgente per eliminare possibili rischi per la salute dei cittadini. Come precisa lo stesso procuratore capo, Stefano Dragone, il dottor Iacucci suggerisce anche quali azioni condurre, in primis quella della copertura del sito, trasformato – nell’ottica degli inquirenti – in una grande pattumiera per i rifiuti industriali.
A Roncegno, sarebbe finito di tutto: fanghi contenente stirene, terreni con idrocarburi, scorie di acciaierie, fanghi organici provenienti dalle cartiere. Un dato che sarebbe confermato anche prendendo in esame la documentazione sui conferimenti a Monte Zaccon negli anni 2007 e 2008. Nel 2007, scrive il perito, su un totale di 108mila tonnellate conferite, 90mila (cioè l’83%) erano rifiuti "non idonei". Nel 2008 su 311mila tonnellate, 249mila (l’80%) erano rifiuti "non idonei": tra questi si contano 207mila tonnellate di scorie d’acciaieria, 7mila di fanghi contenenti stirene e 35mila tonnellate di terre delle bonifica Staroil.
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