Una mostra per non dimenticare. Una installazione videostorica a 30 anni dal rapimento e dall'uccisione di Aldo Moro. Nel segno di un "Trittico" – questo il titolo – che vuole parlare di Moro, dell'Italia e della coscienza.
E' la proposta della Fondazione per le Scienze religiose Giovanni XXIII che, in contemporanea a molte città italiane, approda anche a Trento, in collaborazione con la Provincia.
La videoinstallazione al S.A.S.S. (lo Spazio archeologico sotterraneo di piazza Battisti),a Trento, rimarrà aperta tutti i giorni fino a giovedì 15 maggio (orario 9-13; 14-17.30) con ingresso libero.
I dettagli della mostra
In questa videoinstallazione tornano protagonisti la parola, la testimonianza, la visione condivisa della democrazia, contro ogni intolleranza. Nel manifesto che annuncia la videoinstallazione, si legge: "Moro, il 1978: un metro, uno spartiacque. E dopo trent'anni, quando i processi sono finiti, quando il racconto dei carnefici ha saturato la memoria, quando tutti i retroscena sono stati immaginati, si scopre che la persona uccisa è diventato il suo "caso".
Un viaggio nella memoria
La proiezione avviene su un parallelepipedo appeso, una prigione di garza delle dimensione di quella in cui, per 55 giorni, venne tenuto Aldo Moro, 2,50 di profondità per 1,20 di larghezza per 2,0 metri di altezza. Sui due lati corti della cella passa una fotobiografia che raccoglie in una sequenza continua foto pubbliche e private, gentilmente concesse dall'Accademia Aldo Moro in cui è attiva la figlia Agnese, immagini del Moro vivo, quello più dimenticato e ignorato dopo la sua uccisione: il Moro famigliare, il Moro dirigente, il Moro credente.
Chi segue l'intero documentario avrà modo in circa un'ora, seguendo questo trittico di spezzoni sempre datati con cura, di capire con parametri nuovi (mai una testimonianza dei brigatisti, mai una riflessione dietrologica, che sono state il grosso di questi trent'anni) una vicenda che ha segnato la storia italiana.