E’ quanto emerge da un’indagine della Cgia di Mestre che, confrontando otto indicatori regionalizzati (disoccupazione, fallimenti, protesti, tassi di interesse, denunce per estorsione e usura, numeri di sportelli bancari, rapporto sofferenze impieghi) ha stabilito un indice medio nazionale di usura, pari a 100.
Ebbene, se questo e’ il dato medio italiano, la Campania spicca come maglia nera della classifica, con un tasso di usura di 174 (+74%), seguita da Calabria, 144, Puglia, 143, e Basilicata, 137. Al riparo dai ‘cravattari’, secondo la Cgia, sono invece le regioni del Nordest, come Trentino Alto Adige, con un indice di rischio usura pari a 50 (-50% sulla media nazionale), Friuli Venezia Giulia, 66, (-34%), Veneto, con 71 (-29%) ed Emilia Romagna, 73 (-27%).
‘Dimensionare l’usura o le estorsioni solo attraverso il numero di denunce – commenta il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi – non e’ molto attendibile perche’ il fenomeno rimane in larga parte sommerso e risulta quindi leggibile con difficolta’ e approssimazione. Per questo abbiamo messo a confronto otto sottoindicatori per cercare di dimensionare con maggiore fedelta’ questa emergenza’.
‘Ma quello che forse pochi sanno, – conclude Bortolussi – sono le motivazioni per le quali molti cadono nelle mani degli strozzini. Oltre al perdurare della crisi per artigiani e commercianti, sono le scadenze fiscali a spingere molti operatori economici nella morsa degli usurai. Per i disoccupati o i lavoratori dipendenti, invece, sono i problemi finanziari che emergono dopo brevi malattie o infortuni’.