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Turista francese aggredito da un’orsa: Fugatti ordina l’abbattimento

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l presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti ha ordinato di “procedere all’abbattimento dell’esemplare responsabile dell’aggressione di data 16 luglio 2024”, ovvero un’orsa che ha attaccato un turista francese. Il governatore ha inoltre incaricato il Corpo forestale Trentino di “operare il monitoraggio intensivo dell’area”


Trento – In relazione all’aggressione da parte dell’orso di questa mattina, avvenuta in località Narancolo, nel comune di Dro, la Provincia autonoma di Trento comunica che l’operazione di sutura delle ferite riportate dalla persona coinvolta, un cittadino francese quarantatreenne mai stato in pericolo di vita, si è conclusa positivamente.

Per il turista, che sarà dimesso nei prossimi giorni dall’Ospedale Santa Chiara di Trento, è stata disposta una prognosi di venti giorni. L’uomo è rimasto sempre cosciente e ha chiamato autonomamente i soccorsi che in pochi minuti sono intervenuti e lo hanno elitrasportato all’ospedale Santa Chiara, dove è stato immediatamente sottoposto alle cure dei sanitari.
La Provincia si è attivata tempestivamente per gestire la situazione e ha rafforzato il presidio informativo e del personale in zona per ricostruire gli spostamenti dell’animale. Sul posto infatti, da tutto il giorno, procedono le attività accertative e le indagini dei forestali e degli addetti della protezione civile che stanno effettuando i vari campionamenti biologici. Con la collaborazione dei laboratori della Fondazione Mach sarà poi possibile nel breve termine stabilire la classificazione genetica e l’identificazione dell’orso.

 

Le reazioni

Coldiretti: “è ora di dire basta”. “A pochi giorni di distanza dalla grande mobilitazione che ha portato centinaia di agricoltori e allevatori in piazza a Trento per dire ‘basta’ alla presenza incontrollata di lupi e orsi, ecco l’ennesimo fatto di cronaca: ‘Servono soluzioni adesso'”. Scrive Gianluca Barbacovi, presidente di Coldiretti del Trentino. “La presenza non gestita dell’orso e del lupo è un problema serio non soltanto per allevatori e agricoltori, ma per tutte le persone e per l’impatto che questo fenomeno dilagante avrà sugli altri settori economici, come il turismo – ha aggiunto Barbacovi -… Dopo gli animali sbranati, le infrastrutture danneggiate, ormai è palese che la presenza incontrollata della fauna selvatica rappresenta un costante pericolo per la sicurezza pubblica. È ora di dire basta. Serve subito passare da una politica di conservazione ad una di gestione del fenomeno”.

LAV: “chiudere i sentieri dove è presente l’orso”. La Lega Anti Vivisezione (Lav) chiedere copia dei verbali redatti dai forestali trentini “per ottenere tutte le informazioni utili a costruire la difesa dell’orso contro i prevedibili ingiusti attacchi a cui sarà sottoposto”. “Quanto accaduto e’ riconducibile al gravissimo ritardo con il quale solo quest’anno sono state avviate le prime azioni strutturate di comunicazione per favorire la convivenza fra orsi e cittadini, ben ventiquattro anni dopo la ricomparsa degli orsi in Trentino – dichiara Massimo Vitturi responsabile nazionale Animali Selvatici della Lav – l’incidente porta alla ribalta il tema della chiusura dei sentieri dove è nota la presenza di mamme con cuccioli, una pratica comunemente utilizzata al fine di prevenire possibili incidenti nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, ma che la Provincia di Trento ha sempre ritenuto impossibile da realizzare sul suo territorio”. Secondo la Lav, “non è più tollerabile che la responsabilità degli incidenti venga sempre e comunque addossata agli orsi, anche le persone devono essere consapevoli che sono i loro stessi comportamenti a poterli mettere a rischio, proprio come quando superiamo i limiti di velocità in automobile”.

Urzì (FdI): serve una nuova alleanza. “Gli errori che si potrebbero fare dopo la aggressione di un escursionista da parte di un orso a Dro in Trentino sarebbero allo stesso modo quello di sottovalutare l’episodio derubricandolo a normale incidente, così come quello di pensare che il problema (che esiste ed è grave) si possa risolvere solo sterminando tutta la popolazione selvatica”. Lo afferma il deputato Fdi, Alessandro Urzì, coordinatore regionale di FdI Trentino Alto Adige.  Secondo Urzì, “bisogna rinnovare la deideologizzazione del tema: lo scontro fra ambientalisti e istituzioni deve essere superato da una alleanza fra ambientalismi non ideologici (quale è il nostro) e istituzioni per preservare nella natura il diritto di tutte le specie, anche il diritto di una particolare specie, quella umana. Ma qui bisogna cambiare non solo le direttive Habitat ma anche un certo approccio burocratico, a livello europeo, che pone vincoli alla legislazione degli Stati nazionali. È una delle partite che giocheremo certamente in Europa”, conclude

ENPA: fare chiarezza sull’accaduto. “Auguriamo una piena e pronta guarigione al turista che questa mattina sarebbe stato aggredito da un orso a Dro, in Trentino. Tuttavia diffidiamo la Pat (Provincia Autonoma di Trento, ndr) dall’assumere nuove iniziative persecutorie contro i plantigradi”. E’ quanto afferma l’Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa). “E’ fondamentale che la Provincia di Trento faccia anzitutto chiarezza sulle circostanze della presunta aggressione, accertando se l’animale fosse una mamma con cuccioli al seguito, se la zona fosse provvista di adeguata segnaletica, se l’uomo non fosse in compagnia di un cane e se avesse adottato tutte le misure di cautela che si debbono seguire nelle aree boschive”. L’Enpa ha ricordato “la lentezza con cui procede il posizionamento dei bidoni anti-orso nei centri abitati del territorio trentino” aggiungendo che “molti Comuni ne sono ancora sprovvisti e questa rappresenta una gravissima omissione poiché, come noto, sono proprio i rifiuti organici ad attirare gli orsi nei centri urbani”.

Marchiori (PATT): “Abbattete quell’orso”. “L’orso di Dro va abbattuto il prima possibile”. Lo ha detto Simone Marchiori, segretario del Patt, Partito autonomista trentino tirolese. “Apprendiamo con rabbia e preoccupazione la notizia dell’aggressione. Come autonomisti auspichiamo che nel più breve tempo possibile si proceda all’abbattimento dell’orso in questione in base a quanto previsto dalla normativa provinciale iniziando così a ridurre i numeri ormai eccessivi”.

Legambiente:  “No ad una politica dai toni esasperati”. Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente: “La questione di fondo è che in questi anni soprattutto in Trentino si è portata avanti una politica dai toni esasperati, come quella del presidente Maurizio Fugatti e incentrata su una caccia alle streghe con al centro l’orso, senza affrontare il problema alla base – ha aggiunto Raimondi -. Questi toni certamente non aiutano. Quello di cui c’è bisogno sono interventi strutturati e concreti di lungo periodo a partire dalla definizione del piano strategico nazionale per la gestione degli orsi e di tutti gli animali selvatici, annunciato nel 2023 dal Mase ma di cui non si è saputo più nulla e dal potenziamento di campagne di informazione e comunicazione che rappresentano il primo tassello su cui lavorare per migliorare la gestione dell’orso e la convivenza con questa specie”. Per Raimondi “il fatto che l’aggressione sia avvenuta a poca distanza da un centro abitato rafforza la convinzione che occorra lavorare sul rischio di abituazione all’uomo, tramite anche la rimozione delle fonti di cibo di natura antropica e il controllo dell’accesso alle stesse da parte degli animali”.

Gruppo per le Autonomie: “cattura e la soppressione degli animali pericolosi”.  “Non si tratta di punire o di vendicare, ma di tutelare quella pubblica incolumità che oggi, in alcune zone del Trentino e dell’Alto Adige, purtroppo non sempre è garantita.” Così in una nota i senatori del Gruppo per le Autonomie, Julia Unterberger, Luigi Spagnolli, Pietro Patton e Meinhard Durnwalder. “A Naroncolo ci sono vigneti e c’è una carrareccia usata dai contadini per andarci e dai turisti per passeggiare. È evidente che una strada del genere non può essere considerata l’habitat dell’orso, ma lo diventa nel momento in cui i grandi predatori sono cresciuti di numero e si spingono sempre più nelle zone abitate e frequentate dagli uomini. Si è rotto cioè un equilibrio ed è per questo che da un lato occorre modificare la direttiva Habitat e dall’altro applicare le norme già esistenti, che impongono la cattura e la soppressione degli animali pericolosi. Va allora superato questo pregiudizio e una visione troppo spesso sganciata dalla realtà. E questo non solo nell’interesse delle persone, dei bestiami e dell’agricoltura, ma anche delle stesse specie protette, puntando a ripristinare quella convivenza armonica purtroppo incrinatasi e con conseguenze sempre più drammatiche.”

WWF: “Approccio emotivo e strumentale è inefficace”.  Il WWF Italia esprime “innanzitutto vicinanza alla persona ferita e si augura una pronta guarigione”.  Il WWF Italia “ribadisce con forza che, al di là della gestione di singoli e sporadici casi, è necessario investire risorse ed energie nel diffondere corrette informazioni sulle buone pratiche di comportamento nelle aree di presenza dell’orso”. In questi ultimi 20 anni, dal termine del Progetto LIFE Ursus, “su questo aspetto non è stato portato avanti un piano efficace dalle autorità competenti sul tema (Provincia Autonoma di Trento in primis)”. Lo scorso anno, in un tavolo convocato dal MASE con portatori di interesse ed organismi scientifici, in seguito alla tragedia della morte di Andrea Papi, il WWF ha presentato alcune proposte operative concrete che hanno come obiettivo quello di migliorare la coesistenza uomo-orso in Trentino e sulle Alpi, partendo da un assunto imprescindibile: solo lavorando per una diffusa conoscenza la coesistenza tra uomo e grandi carnivori può diventare realtà. “Purtroppo, dopo quell’incontro non sono state prese iniziative concrete e non si è più saputo nulla di quel tavolo di confronto che invece potrebbe facilitare l’adozione di misure efficaci. Ad oggi paura, emotività e strumentalizzazione politica sono invece i fattori chiave che guidano le scelte della Provincia Autonoma di Trento (PAT) nella gestione della popolazione ursina. E questo approccio si è rivelato inefficace, oltre che inaccettabile”

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