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“Venezia è stata veramente la mia casa e la mia famiglia”: ecco il testamento spirituale del Patriarca Marco Cè

Dopo il commosso addio dei giorni scorsi, ecco le sue ultime parole. Sintetizza la sua vita con due parole latine – “Respexit pauperem” – paragonandosi a un povero sul quale si è posato stabilmente lo sguardo di Dio

Venezia – E’ un testo molto semplice e breve, tutto carico di quell’umanità e di quella fede che ne hanno sempre contraddistinto l’intera vita: è il testamento spirituale del Patriarca emerito di Venezia card. Marco Cè, morto il 12 maggio scorso a Venezia.

Lo scritto risale al 21 novembre 2007, è quindi datato nel giorno della festa della Madonna della Salute e “suscitato” dalla morte improvvisa – avvenuta pochi giorni prima – di mons. Giuseppe Visentin, per 22 anni vicario generale della diocesi veneziana proprio con il card. Cè.

Nel testamento spirituale (la trascrizione integrale è nel file allegato) vi sono poi due aggiunte più recenti: una del febbraio 2009 e l’altra dell’ottobre 2013.

>Scarica la versione integrale Testamento spirituale

“Ripensando alla mia vita – osserva il Patriarca Marco -, mi pare di poterla raccogliere sotto due parole: “Respexit pauperem”. Il Signore mi ha avvolto con la sua gratuità: sacerdote, vescovo, patriarca di Venezia e cardinale, sono i segni di un amore che ha portato tutta la mia vita. “Respexit pauperem”: io lo ringrazio e lo benedico. Venezia è stata per me un grande dono: l’ho amata e sono stato riamato al di sopra di ogni mio merito. Venezia è stata veramente la mia casa e la mia famiglia”. Nel testo il card. Cè confessa il grande affetto avuto per i suoi preti (“Ho amato molto i miei sacerdoti: hanno portato anche il peso dei miei limiti.

Ho ringraziato il Signore per il loro amore”), cita espressamente i successori Scola e Moraglia (di ognuno dice: “con me sempre troppo buono”), riserva un passaggio di “infinita riconoscenza” al segretario particolare mons. Valerio Comin che definisce“Buon Samaritano” (“mi è stato vicino e compagno di strada come un fratello, condividendo con me tutto, sostenendomi con la sua bontà e aiutandomi con la sua lealtà. Lo ricompensi il Signore. Dal Paradiso, dove spero di essere accolto, gli sarò vicino ogni giorno”) e termina, infine, invocando la benedizione di Dio sulla “mia amatissima Venezia e la sua Chiesa”.

In occasione della prima stesura del 2007, il Patriarca emerito Marco aveva aggiunto anche alcune disposizioni circa i pochi beni che, da tempo, lui e il segretario condividevano già pienamente, in una sorta di “cassa comune”. Una metà, dunque, appartiene a don Valerio; l’altra metà va a sostenere le necessità della Casa di spiritualità diocesana Maria Assunta di Cavallino mentre i suoi libri sono destinati alla biblioteca del Seminario Patriarcale di Venezia.

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