Con il fiato sul collo del patto di stabilità la politica di alienazioni di beni del Comune di Venezia accelera e Cà Corner della Regina, un gioiello del ‘700 che si affaccia sul Canal Grande, finisce sul mercato. La giunta comunale ha approvato un piano che elimina alcuni vincoli strutturali sull’edificio, senza intaccare il valore storico-artistico del palazzo firmato da Domenico Rossi e per anni Archivio storico della Biennale. Ora si attende il placet della commissione e quindi del consiglio comunale.
Poi via al bando di gara che dovrà portare nelle casse del Comune – secondo quanto scritto in bilancio già nel giugno scorso – almeno 40 milioni di euro.
Cà Corner della Regina verrà venduto occupato perché, nel frattempo, l’usufruttaria Fondazione Musei civici veneziani l’ha affittato alla Fondazione Prada (sei anni più altri eventuali sei), che ne sta curando il restauro e che già utilizza il palazzo per mostre ed esposizione. E proprio la maison dell’alta moda potrebbe essere la concorrente numero uno nell’acquisto della dimora garantendosi una "vetrina" sul Canal Grande proprio di fronte alla Cà d’Oro. Così seppur di rito, sembrano profetiche le affermazioni di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli del 28 marzo scorso quando a Cà Corner della Regina venne inaugurata la presenza della Fondazione a Venezia.
"Siamo felici di raccogliere l’impegnativa sfida per riqualificare lo straordinario palazzo di Cà Corner della Regina – avevano detto – nel totale rispetto della sua storia, e con l’ambizione di offrire alla città di Venezia e non solo, una programmazione stimolante e importante sul piano delle arti". Dal Comune, però, per fugare ogni dubbio sottolineano che Cà Corner della Regina andrà venduta con un bando di gara e che non è previsto alcun diritto di prelazione, quindi nessun vantaggio per chi oggi è in affitto, ovvero Prada.
La strada avviata dal Comune ha visto operazioni all’isola del Lido e più recentemente quella che riguarda l’ipotesi di cessione del Casinò che ha sollevato pesanti polemiche.