Legambiente presenta il report Pendolaria, al 4°posto la tratta Verona-Rovigo
NordEst – Tre milioni di persone ogni giorno in Italia utilizzano i treni per raggiungere i luoghi di lavoro o studio. Ma dalla Chiasso-Rho alla Messina-Catania-Siracusa, il viaggio è spesso da incubo: linee con pochi treni, vecchi e inadeguati, tariffe in aumento, tagli e ritardi.
Nella top ten delle peggiori linee, al primo posto c’è la Roma-Lido di Ostia. A fotografare questa situazione paradossale è Pendolaria, il rapporto annuale dedicato alle linee ferroviarie italiane che Legambiente presenta domani a Napoli con un focus dedicato all’emergenza Sud.
I treni sono troppo vecchi: in Italia attualmente sono circa 3.300 quelli in servizio nelle regioni con convogli di età media pari a 18,6 anni e differenze rilevanti da regione a regione. I treni sono pochi: dal 2010 a oggi si stimano tagli pari al 6,5% nel servizio ferroviario regionale. Tra il 2010 e il 2015 il taglio ai servizi ferroviari è stato pari al 26% in Calabria, 19% in Basilicata, 15% in Campania, 12% in Sicilia.
Aumenta però il costo dei biglietti con il record piemontese del +47%, mentre è stato del 41% in Liguria e del 25% in Abruzzo e Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcun miglioramento. Manca una regia nazionale e rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25% con la conseguenza che le Regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, hanno effettuato in larga parte dei casi tagli al servizio e aumento delle tariffe.
L’84,7% dei treni circolanti ha più di 20 anni. La regione con la più alta età media dei treni è l’Abruzzo (28,3 anni), in Basilicata l’età media dei treni di quasi 24 anni e in Puglia la situazione più critica è quella delle linee di Ferrovie del SudEst, ma in generale è necessario un rinnovo del parco rotabile vista l’età media di 23 anni. In Sicilia, l’età media dei treni è di circa 23 anni, con la conseguenza che sulla tratta Siracusa-Gela lo stato dei treni è mediocre tanto che gli attuali tempi di percorrenza sono addirittura superiori a quelli di 20 anni fa.
In Lombardia l’età media dei treni è di circa 22 anni che scende però a 7,5 considerando i revamping. Nonostante ciò, vista la grande quantità di pendolari, l’usura dei convogli incide sulla qualità del servizio sulle linee, a partire dalla Milano-Lecco-Tirano. In Calabria i pochi treni in circolazione hanno oltre 21 anni di età. In Umbria non va meglio con treni di circa 20 anni, mentre è di 19,5 anni l’età media dei treni in Sardegna.
Nella classifica delle 10 peggiori linee d’Italia, al primo posto c’è la Roma-Lido di Ostia, linea suburbana gestita da Atac che serve circa 100.000 pendolari al giorno. Il 2015 è stato un anno terribile, tra ripetuti guasti e problemi tecnici: corse che saltano senza che venga fornita un’adeguata informazione, frequenze oltre i 40 minuti, convogli vecchi e sovraffollati spesso privi di aria condizionata, stazioni non presidiate.
Anno nero, il 2015, anche per la ferrovia Alifana in Campania, tra ritardi, soppressione di corse, precarietà dei mezzi privi di aria condizionata e scarso servizio di pulizia. Su questa linea viaggiano ancora convogli diesel. Ma a Napoli rimane gravissima la situazione della Circumvesuviana, una delle ferrovie più colpite dai tagli degli ultimi anni, con treni fatiscenti, vagoni su cui ogni giorno viaggiano 120mila persone, treni soppressi o fermi anche un’ora alle fermate a causa di guasti e rotture.
Passiamo al terzo posto della Chiasso-Rho. La linea S11, prolungata da Milano a Rho in occasione dell’Expo, vede quotidianamente l’utilizzo da parte di quasi 50.000 pendolari che lamentano frequenti ritardi e tempi di percorrenza paragonabili a quelli del secolo scorso: per fare 60 chilometri si impiega oltre un’ora e mezza. Solo nel mese di settembre sono stati oltre 100 i ritardi collezionati, una media superiore ai 4 ritardi al giorno, anche nei weekend.
Quarta, la Verona-Rovigo. Lungo i 95 km che collegano Verona a Rovigo viaggiano mezzi lenti (55 km/h di media) e vecchi, su una linea a binario unico e dove manca ancora il completamento dell’elettrificazione nelle tratte Isola della Scala-Cerea e Legnago-Rovigo e i pendolari devono anche fare un biglietto diverso per il proseguimento da Rovigo a Chioggia.
Reggio Calabria-Taranto, linea fondamentale di collegamento tra le regioni del Sud che vede continui tagli e l’uso di treni sempre più vecchi. Da Reggio c’è un solo treno diretto al giorno che impiega 7 ore e 12 minuti a una velocità di 66 km/ora su una linea sostanzialmente vuota. Negli ultimi due anni la Regione Calabria ha tagliato circa 20 milioni di euro al contratto di Servizio con Trenitalia e a partire dalla metà del 2014 è stata decretata la soppressione di 26 treni regionali. Dieci corse sono state poi ripristinate, ma con notevoli riduzioni sulla linea Jonica e la Rosarno-Lamezia Terme Centrale via Tropea.
Lungo i 177 km della Messina-Catania-Siracusa i treni viaggiano a una velocità media di 69 km/h passando per Catania, i disservizi più frequenti riguardano gli imprevisti tecnici, quasi sempre dovuti alla condizione dell’infrastruttura. Manca sempre una adeguata informazione ai viaggiatori in caso di interruzioni, guasti agli scambi, furti di rame. Su questa linea insiste la tratta Giampilieri-Fiumefreddo, il cui raddoppio per 42 km è previsto dal contratto di programma di RFI già dal 2000. Un’opera dal valore di 2,27 miliardi di euro che vede ad oggi un finanziamento di soli 49 milioni.
Al settimo posto troviamo la Taranto-Potenza-Salerno, oltre 200 km di fondamentale importanza per i collegamenti interni tra Puglia, Basilicata e Campania. I convogli non raggiungono i 50 km/h di velocità media e impiegano 1 ora e 47 minuti per collegare i 120 Km tra Potenza a Salerno, e 2 ore tra Potenza e Taranto (150 km). Ritardi all’ordine del giorno, nonostante la linea sia sostanzialmente vuota, visto che ci sono solamente 6 treni per direzione di marcia al giorno.
Addio ai treni lungo la linea Novara-Varallo dal settembre 2014. Oggi, l’unica speranza dei pendolari dell’area è che con l’inserimento della linea nel capitolato di gara d’appalto nel lotto del quadrante nord-orientale del Piemonte si veda la riapertura del servizio, ma in ogni caso se ne riparlerà dopo il 2017. Sulla Orte-Foligno-Fabriano da anni si attende un potenziamento. Per ora la linea di 140 km continua ad avere molti tratti a binario unico, una media di velocità di 70 km/h, e i pendolari lamentano continui disagi a causa di guasti dei treni e criticità durante l’inverno.
Infine, la Genova-Acqui Terme che collega Genova con il Ponente e che passa per numerosi centri fino ad Acqui Terme: 46 km a binario unico e tagli ai treni, per una media di 45 km/h. Qui il maltempo può causare interruzioni della linea e frane. All’ordine del giorno ritardi, scarsità di treni, soppressioni improvvise e attese interminabili.