Il Carabiniere ucciso – Valerio Gildoni era stato un ufficiale dell’Arma tra i più apprezzati a Roma, comandante della compagnia Montesacro, fino allo scorso anno quando aveva ancora il grado di maggiore. Era stato per anni un collaboratore del colonnello Alessandro Casarsa, attuale comandante del nucleo operativo di Roma.
Valerio Gildoni, 42 anni, sposato, senza figli, aveva superato il corso al Casd (l’organismo di studio di più alto livello nel campo della formazione dirigenziale e degli studi di sicurezza e di difesa) ed era tornato a Vicenza da pochi giorni per prendere il comando del reparto operativo. Nel capoluogo Veneto il tenente colonnello era arrivato appena domenica scorsa.
Gildoni aveva risolto a Montesacro l’omicidio di Roberto Intini, ucciso con una coltellata in un parcheggio di via Val Senio da Stefano Melone, all’epoca 22enne, suo coetaneo. Gildoni, all’epoca maggiore, era riuscito ad ottenere la confessione di Melone, il quale aveva ucciso Intini per 300 euro, il prezzo di tre grammi di cocaina.
Sempre come comandante della compagnia di Montesacro, Gildoni aveva attivamente collaborato all’identificazione e alla cattura di Doina Matei, la prostituta rumena ritenuta responsabile della morte di Vanessa Russo, la ragazza romana di 23 anni uccisa con un colpo di ombrello nell’occhio nella metropolitana di Roma nell’aprile 2007. Doina Matei, originaria di Ploiesti, piccolo paese vicino a Bucarest, che si prostituiva nella zona di Tivoli, si era subito allonatanata dalla capitale dopo la morte di Vanessa Russo. Con lei, anche l’amica che si trovava in sua compagnia al momento dell’aggressione in metro: entrambe vennero filmate dalle telecamere di sorveglianza. Fuggite a Tolentino, vennero rintracciate dagli uomini della Squadra Mobile allora diretti da Alberto Intini e dai carabinieri, guidati dall’allora maggiore Gildoni.
Una vita in divisa quella di Valerio Gildoni, che a 17 anni partecipò al 197° corso “Grifo” dell’accademia militare della Nunziatella a Napoli. Agli amici della classe “terza A”, lasciò nell’1987, al termine del corso, una lettera di saluti dove citava le poesia di Ungaretti e Leopardi ricordando a tutti i valori dell’amicizia. La lettera di saluto terminava con un “chi osa vince” e a Vicenza ha osato, per il bene pubblico sacrificando la vita.