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25 novembre 2017, Violenza donne: in Trentino due episodi al giorno

Il 75% delle denunce e dei procedimenti di ammonimento raccolti nel 2016 vedono come presunto autore un uomo che proviene dall’ambito familiare. Assessora Ferrari, dobbiamo lavorare molto per cambiare

 

Trento – “Anche quest’anno i numeri ci dicono che la violenza è causata, per 3 donne su 4, da un uomo che proviene dall’ambito familiare. Se facciamo una media scopriamo che ci sono 5 denunce o procedimenti di ammonimento ogni mille donne residenti in Trentino: in media si verificano due episodi ogni giorno.

È evidente che dobbiamo lavorare molto per cambiare profondamente la società nella quale viviamo, attraverso iniziative di educazione e di responsabilizzazione che devono partire dalle giovani generazioni”. Questo il commento dell’assessora provinciale trentina alle pari opportunità, Sara Ferrari, ai dati sulla violenza sulle donne e sugli interventi messi in campo per contrastarla, presentati in una conferenza in Provincia a Trento.

Nella ricerca relativa ai dati del 2016 promossa dall’Osservatorio provinciale sulla violenza di genere sono stati rilevati 532 denunce e 232 procedimenti di ammonimento per un totale di 764 eventi associati a violenza di genere.

I numeri della violenza 2016

Analisi delle denunce nel dettaglio
Nella ricerca relativa ai dati del 2016 promossa dall’Osservatorio provinciale sulla  violenza di genere sono stati rilevati 532 denunce e 232 procedimenti di ammonimento per un totale di 764 eventi associati a violenza di genere. Rispetto all’anno precedente, si nota un calo delle denunce (654 nel 2015) compensate da un sostanziale aumento dei procedimenti di ammonimento (nel 2015 erano stati 149). Se si considerano tutte le denunce e i procedimenti di ammonimento nell’anno solare 2016, risulta chiaro come in media si verifichino 2 di questi eventi ogni giorno. Raggruppando i reati per tipologia di violenza, la violenza fisica e domestica è la tipologia più frequente, seguita dalla violenza psicologica e dallo stalking.
Si conferma, ancora una volta, un fatto noto: il fenomeno della violenza di genere è caratterizzato da una forte connotazione domestico-familiare. Il 75% delle denunce e dei procedimenti di ammonimento raccolti vedono come presunto autore un uomo che proviene dall’ambito familiare. Partner ed ex-partner sono infatti in quasi i due terzi dei casi indicati come presunti autori delle violenze, seguiti dagli altri famigliari (9%). Per quanto riguarda la violenza di genere che si verifica nell’ambito lavorativo, dove il presunto autore è il datore di lavoro o un collega della vittima, nel 2016 sono stati rilevati 12 casi. I dati relativi alle denunce offrono anche uno spaccato sulla provenienza di vittime e presunti autori che sono principalmente di nazionalità italiana (75% delle vittime e 66% dei presunti autori).

Analisi dei dati dei servizi antiviolenza
Dal 2014 vengono raccolti i dati relativi alle donne che chiedono supporto ai servizi antiviolenza presenti sul territorio della provincia. Grazie ad un sistema di criptazione che rende anonimi i dati sensibili delle donne, i singoli enti della rete antiviolenza registrano gli accessi ai servizi. La rilevazione del 2016 evidenzia che:

  • il numero di donne che ha avuto accesso ai servizi residenziali rimane sostanzialmente invariato, mentre sono aumentate le donne che si sono rivolte ai servizi non residenziali;
  • le donne che si rivolgono ai servizi residenziali sono molto diverse dalle utenti dei servizi non residenziali: le prime sono più giovani, economicamente vulnerabili, straniere e con un’istruzione medio bassa; le altre sono più adulte, economicamente autonome, istruite, italiane. Queste differenze corrispondo alla ridotta possibilità per le donne straniere e/o economicamente vulnerabili di provvedere autonomamente, o con l’aiuto di parenti e amici, a trovare un alloggio alternativo a quello in cui convivono con il partner maltrattante, nel momento in cui decidono di separarsi. Le donne che accedono ai servizi antiviolenza sono prevalentemente coniugate o conviventi;
  • violenza assistita: aumenta dell’8% il numero di minori accolti nelle strutture residenziali insieme alle madri, mentre rimane sostanzialmente invariato quello dei figli delle donne che si rivolgono ai servizi non residenziali;
  • le donne accedono ai servizi residenziali prevalentemente attraverso il servizio sociale; tuttavia, rispetto all’anno precedente si registra un calo dell’11% di tale modalità a fronte di un incremento degli accessi diretti (4%) e tramite pronto soccorso (4%). Nel caso di servizi non residenziali le donne accedono agli stessi principalmente in modo autonomo e diretto, anche se si registra una flessione del 7% rispetto a questa modalità a fronte di un aumento del 5% degli accessi tramite Forze dell’Ordine;
  • rispetto all’anno precedente sono aumentati gli uomini che hanno frequentato il percorso “Cambiamenti”, soprattutto per il proseguimento di percorsi già avviati nell’anno precedente, in particolare sono aumentati gli uomini con percorsi penali in corso o con condanne e uomini che si sono resi responsabili di forme di violenza più gravi e continuative.

Questi alcuni numeri: nel 2016 le donne costrette ad abbandonare la propria casa a causa della violenza subita e che sono state accolte in un servizio residenziale sono state 44; altre 57 donne erano già in carico ai servizi, per un totale di 101 donne presenti nelle strutture provinciali, nel 2015 erano 103; è confermato come nella maggioranza dei casi il soggetto maltrattante è l’uomo con cui la vittima ha una relazione stabile (63%), si registra un aumento tra le donne che dichiarano di aver già vissuto un’esperienza violenta che passano dal 15% del 2015 al 19% del 2016, quasi sempre all’interno della famiglia di origine. Anche il numero dei minori presenti in struttura con la madre è aumentato: nel 2015 erano 93, nel 2016 100. Sempre nel 2016 le donne che si sono rivolte ai due servizi non residenziali con richieste di sostegno, orientamento e consulenza psicosociale e legale sono complessivamente 352 (329 nel 2015); di queste 243 si sono rivolte per la prima volta mentre 109 erano già in carico; i figli delle donne che si sono rivolte ai servizi non residenziali sono complessivamente 454.

“La violenza sulle donne è un reato. Per le emergenze Chiama 112” – Campagna di comunicazione
È lo slogan scelto per la campagna di sensibilizzazione che Dipartimento per la Salute – Servizio politiche sociali, in collaborazione con l’Ufficio Stampa, la Centrale Unica Emergenza 112 e i soggetti che si occupano di contrastare la violenza alle donne, hanno lanciato in vista della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne del 25 novembre 2017. Con l’avvio delle attività della CUE, infatti, il 112 è diventato il numero di riferimento per le emergenze anche per le donne in situazione di violenza: grazie alla collaborazione tra Servizio politiche sociali, Azienda sanitarie, commissariato del Governo e Forze dell’ordine, è stata avviata una formazione specifica sulla gestione delle chiamate da parte di donne vittime di violenza, sia per gli operatori della Cue, sia per gli operatori di emergenza di secondo livello. È importante che la donna che chiede aiuto trovi personale competente nell’individuare e gestire tali situazioni, in modo che quella telefonata possa davvero essere il primo passo per l’avvio del lungo e difficile percorso di uscita dalla violenza.

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