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8 Marzo, Auguri a tutte le Donne

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Essere donne oggi in Italia e’ molto piu’ difficile che essere uomini, ma ci sono speranze per il futuro: forse, tra 20 anni la situazione cambiera’. E’ questo che pensano uomini e donne, secondo un’indagine di Ipsos Public Affairs per conto del sito web alfemminile.com. La ricerca, effettuata intervistando 1.017 persone, ha evidenziato che essere donna e’ ritenuto piu’ difficile dalle femmine (62%) che dai maschi (53%). La percezione delle due ‘meta’ della mela’ appare divergente sulla situazione presente, ma si riallinea ottimisticamente pensando al futuro: tra 20 anni, infatti, il 45% delle donne e il 50% degli uomini pensano che essere donna sara’ piu’ facile.
 
Quasi la meta’ degli uomini (42%) ritiene che essere uomo fra 20 anni sara’ piu’ complicato. L’88% delle donne coinvolte nell’indagine si ritiene soddisfatta della propria vita familiare e il 58% pensa che il proprio lavoro sia appagante. I dati maschili sono allineati per quanto riguarda la famiglia (87%), mentre la percentuale di soddisfazione sul lavoro aumenta quasi del 10%: il 67%, infatti, afferma di essere contento del proprio lavoro. Assoluta parita’ sulla soddisfazione relativa alla propria vita sessuale: 74% sia per gli uomini sia per le donne. Anche sulla vita sociale uomini (75%) e donne (74%) appaiono piuttosto allineati. Il 73% delle donne (contro il 60% degli uomini) ritiene poi che uomini e donne abbiano valori diversi.

Fra chi ritiene che la ricorrenza sia da festeggiare c’è Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, che non ha dubbi: "Certo che ha senso festeggiarla. Sapendo – aggiunge – che è un festeggiamento finalizzato a rendere questa giornata la vetrina di una serie di rivendicazioni". Lei, prima donna a guidare la Cgil, celebrerà l’8 marzo partecipando ad un saluto istituzionale del presidente della Repubblica. "Credo – osserva – che sia giusto valorizzare il fatto che il Quirinale dedichi quella mattina ad una riflessione sulla condizione delle donne". 

Dunque, una festa anche per rilanciare il lavoro delle donne. Perché, se la crisi ha avuto effetti pesanti per tutti, li ha avuti ancor di più su di loro. "Una crisi – rileva – che nel nostro Paese si è voluta nascondere e si continua a farlo, visto che ogni volta che ci sono i dati sulla cassa integrazione o la disoccupazione, si prosegue a raccontarli come fossero miglioramenti. La verità è che durante la crisi, l’occupazione femminile è ulteriormente diminuita e che, di fronte ad una disoccupazione in aumento tra le donne, è ormai impressionante la quota che riguarda quelle giovani".

L’Italia è inoltre al 54.mo posto su 188 Paesi per presenza femminile nel Parlamento nazionale, al 24.mo su 27 Paesi per numero di donne elette al Parlamento europeo. Il paese arranca nella lunga marcia verso una equa rappresentanza nelle istituzioni. Lo dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, una ricerca presentata alla vigilia dell’8 marzo, alla Camera dei deputati, dalla quale si evince anche che le vituperate "quote rosa" imposte per legge alla fine qualche risultato lo ottengono.
 

Contro i festeggiamenti Anselma Dall’Olio, scrittrice e giornalista "Non mi è mai piaciuta l’idea di festeggiare la tragedia di 150 persone morte in un incendio nelle fabbriche nel 1911: è orribile".  Festeggiarlo, è la sua tesi, non è ora d’attualità, così come non lo è stato in passato: "Non si festeggia un giorno solo l’anno. Non c’é un giorno dell’uomo, perché tutti i giorni devono appartenere alle donne". La sua convinzione è che ormai sia un anniversario senza più colore politico. "Anche se – sottolinea – questo tipo di festeggiamento, quello di una tragedia, non è nel dna della destra, almeno di una destra moderna". Così come non ha dubbi sul fatto che non siamo agli albori di un nuovo movimento femminista, dopo la manifestazione di febbraio delle donne ‘Se non ora quando’.
 
"Dubito fortemente – dice a questo proposito – già scendere in piazza per conto di qualcun’altro non è una cosa femminista. E poi il moralismo non è femminista". Battaglie femministe che la giornalista rivendica: "Io appartengo alle lotte degli anni sessanta e settanta. Ma erano per la fine del moralismo, del dividere le donne in ‘perbene’ e in ‘permale’ e del criticare i comportamenti sessuali anche degli uomini". Tutto ciò, invece, "appartiene al moralismo".
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