L’ultimo saluto – Durante l’omelia in Chiesa a Cortina, don Davide Fiocco ha ricordato la "grandezza di un uomo dimostrata da questa folla immensa e dal lutto cittadino. Ma con l’apoteosi di Lino gli farei un torto, perché era uno che non si è mai montato la testa".
E i figli nella loro lettera:"Grazie papà, sei stato eccezionale. Buona gita".
All’ultimo viaggio di Lino Lacedelli, c’erano i maglioni rossi degli Scoiattoli, le tute dei maestri di sci, i giacconi degli uomini del Soccorso alpino. Il rosso dominava nella Chiesa, per l’estremo saluto a Lino Lacedelli, l’uomo del K2 scomparso a 83 anni.
Si è spento a 83 anni nella sua abitazione di Cortina d’Ampezzo. Era reduce da un intervento cardiaco, e nonostante una lunga riabilitazione non si era più ripreso. Le precarie condizioni di salute gli avevano impedito di partecipare ai funerali di Compagnoni, scomparso il 13 maggio scorso, all’età di 94 anni (nella foto Compagnoni e Lacedelli a Trento).
Chi era? – Nel 1947 effettuò la prima ripetizione della direttissima del Col Rosà, ed aprì nuove vie sullo spigolo sud del Sassolungo di Cibiana e sulla parete sud-ovest della Tofana di Rozes. Ben presto, entrò a far parte del gruppo degli Scoiattoli di Cortina.
Il 18 agosto 1951, insieme a Luigi Ghedina, compì la prima ripetizione della via Bonatti sulla parete est del Grand Capucin. Walter Bonatti contesta però questa ripetizione, documentandone i motivi nel suo libro Montagne di una vita. Nel 1952, sempre insieme a Luigi Ghedina, apre una nuova via lungo la parete sud della Cima Scotoni, nelle Dolomiti.
La spedizione sul K2 – Nel 1953 viene convocato da Ardito Desio per la spedizione italiana al K2. Di lui scriverà poi Desio nella relazione ufficiale al K2: ”celibe, 29 anni, di Cortina d’Ampezzo. Alto 1.78 m; professione idraulico, guida alpina e maestro di sci…". Fu proprio lui, il 31 luglio 1954, insieme ad Achille Compagnoni, a raggiungere la vetta del K2; in questa occasione si procurò numerosi congelamenti alle dita delle mani, che gli causarono l’amputazione di un pollice.
Nonostante questa menomazione, proseguì una notevole carriera alpinistica, aprendo numerose vie nuove e partecipando a numerose spedizioni di soccorso. Nel 2004 partecipò alla spedizione degli Scoiattoli di Cortina al K2, in occasione del cinquantenario della prima salita. In quest’occasione arrivò fino al campo base, dove rese omaggio alla tomba del compagno Mario Puchoz. Dal 2005 è cittadino onorario di Montebelluna.
L’impresa alpinistica che lo ha reso famoso in tutto il mondo è la conquista della vetta del K2 nel Karakorum (alto 8611 metri) avvenuta il 31 luglio 1954, assieme alla guida valtellinese Achille Compagnoni di 11 anni più vecchia. Per quanto all’epoca la relazione ufficiale di Ardito Desio parlasse di una conquista senza l’uso dell’ossigeno (Lacedelli e il suo compagno di scalata riferirono di averlo terminato a quota 8.400 m), le foto poi pubblicate sull’annuario svizzero "Berge der Welt" del 1955 dimostrarono invece che l’ossigeno era stato da entrambi utilizzato fino in vetta.
L’ultimo addio – "E’ morto Lino Lacedelli – si legge in una nota del presidente Giancarlo Galan – è morto l’uomo Lacedelli, ma a non morire mai sarà la sua leggenda, quella che racconterà per sempre le imprese di uno tra i maggiori alpinisti del mondo. L’ho detto già più volte e continuo a ripeterlo oggi: le olimpiadi di Cortina del 1956 rappresentarono il biglietto da visita dell’Italia della ricostruzione prossima a diventare l’Italia della riscossa economica e sociale. In realtà, Lacedelli assieme ai suoi compagni di gloria già nel 1954 con la conquista del K2 aveva acceso l’immaginazione degli italiani chiamati a scalare le enormi difficoltà del secondo dopoguerra. Questa l’eredità morale che ci lascia Lino Lacedelli; un mito e una storia che il Veneto di oggi e di domani non potrà mai dimenticare".
"Ho appreso con profonda commozione – aggiunge l’assessore bellunese Oscar De Bona – la ferale notizia della morte di Lino Lacedelli, un grande eroe della montagna. Mi inchino di fronte a un uomo che ha dedicato tutta la sua vita ad esaltare le bellezze della natura e le capacità umane di farne parte. Ha amato e ha vissuto intensamente le montagne di tutto il mondo e ne ha scalato le cime più alte. Sono sempre stato fiero di essere un suo conterraneo. E’ stato così fin da quando ero bambino e identificavo questo nostro alpinista bellunese con il K2, una vetta lontana ed incredibilmente ardita. Ho avuto l’onore e il privilegio di conoscere personalmente Lino, rimanendone subito affascinato dalla sua forte carica umana. Di lui mi rimarrà il ricordo di un personaggio straordinario e dinamico, che continuava a compiere imprese alpinistiche strepitose incurante del tempo e dell’età che trascorrevano. Non ha smesso mai di stupirmi. Infatti ha dimostrando tutta la sua tempra di uomo e di atleta intramontabile cinque anni fa quando partecipò alla spedizione sul K2 che celebrava i 50 anni dalla sua conquista della vetta, raggiungendo il campo base. Questo è un giorno di lutto per l’alpinismo mondiale e per tutti noi che amiamo la montagna. Trasmetto la mia vicinanza e le mie più sentite condoglianze ai familiari di Lino".