L’importante studio che retrocede al oltre 400 milioni di anni fa la comparsa della capacità di contare degli Psicologi dell’Ateneo di Padova. Non solo i pesci sanno “contare”, ma contano in maniera simile all’uomo.
Lo studio, pubblicato recentemente nella prestigiosa rivista «PloS One», e condottaper Padova dal dottor Christian Agrillo del Dipartimento di Psicologia Generale, ha dimostrato come la capacità di estrarre l’informazione numerica da una scena sia in effetti più semplice sul piano cognitivo di quanto ritenuto in passato. Questo processo mentale potrebbe aver avuto origine addirittura 450 milioni di anni fa, dimostrando così che le nostre capacità numeriche non hanno avuto una comparsa recente nel corso dell’evoluzione ma, al contrario, hanno radici più antiche, addirittura retrodatabili sino alla separazione tra pesci e vertebrati terrestri.
«In questo studio abbiamo sottoposto a test entrambe le specie con gli stessi confronti numerici – spiega il dottor Agrillo -. Abbiamo cioè presentato a pesci e umani gli stessi rapporti numerici per piccoli (numeri da 1 a 4) e grandi numeri (maggiori di 4), per verificare se si osservano gli stessi meccanismi anche nei pesci, distinguendo quale insieme tra quelli proposti fosse più numeroso».«I risultati – sottolinea Agrillo – hanno documentato come, al di là di ovvie differenze complessive (con gli umani più accurati in ogni rapporto numerico), l’andamento delle prestazioni è sorprendentemente simile tra le due specie. I pesci, come gli umani, mostrano di possedere un meccanismo accurato fino a 4 unità.»Segue un andamento simile tra le due specie anche la prestazione per grandi numerosità: uomini e pesci sono più accurati nel distinguere 6 da 24 piuttosto che 6 da 12 o 6 da 8, secondo una celebre legge psicofisica che prende il nome di “legge di Weber”.