di Annalisa Borghese
Alla fine le sardine si sono disperse in mare a riprova che non è più tempo di scendere in piazza, men che meno con le idee un po’ confuse, né di alzare barricate per stare dall’altra parte e combattere. Non è più tempo perché le sfide sono globali. Riguardano il mondo intero e l’esistenza stessa che, nell’attuale modello socio-economico, ha perso il senso di quello che è generando malessere psichico, disuguaglianza sociale e devastazione ambientale.
Le barricate non cambiano il modo di essere né il pensiero che ci sta dietro. Ed è molto improbabile che da un pensiero di questo tipo – parziale, unilaterale, centrato sull’individualità e quindi inevitabillmente bellico – possa nascere una coscienza relazionale, e in questo senso sì globale e pacifica.
Per favorire il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo, citando le parole di Gandhi, occorre cambiare il proprio sguardo innanzitutto su noi stessi così da creare un nuovo modo di “governare” il nostro mondo interno e di conseguenza tutto ciò che potremo realizzare secondo questa visione nuova.
Occorre cioè scegliere continuamente, ogni giorno, fra due strade: quella del conflitto o della pace. Difficile con il caos che abbiamo dentro e attorno, ma non impossibile se partiamo dal presupposto che siamo naturalmente portatori di amore. Lo siamo per diritto di nascita, solo che l’amore in azione non è un automatismo.
Ci aiuta a comprenderlo e a realizzarlo Mauro Scardovelli, giurista e psicoterapeuta, nel libro appena uscito “L’amore è azione. Come abbandonare l‘ego e tornare a te stesso”, Rizzoli, 2020. «Abbiamo due possibilità: diventare distruttivi e lamentarci oppure costruire la migliore versione di noi stessi». Da abbinare, se vi piace, ad una tisana rossa di lamponi, frutto dolce ed estivo.