Con i soldi spesi per fare i quiz sarebbe possibile finanziare borse di studio per i più meritevoli
Venezia – “Con quel sistema astruso dei quiz persino Christian Barnard avrebbe rischiato di non poter fare medicina. Ribadisco la mia contrarietà al numero chiuso per l’accesso all’Università e sto con i ragazzi che fanno sentire la loro voce. Chiedo soltanto loro di farlo con civiltà e rispetto”.
Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto si schiera con i giovani dell’Università di Verona che, alla vigilia dei test d’ingresso per medicina e odontoiatria fissati per il prossimo 8 aprile, hanno avviato iniziative per l’abolizione dei limiti di accesso alle Facoltà.
“Come la penso sulla questione è noto – aggiunge il Governatore. Ogni nostro giovane, in tutte le Università venete e italiane, ha il sacrosanto diritto di essere messo nelle condizioni di poter dimostrare sul campo il proprio valore. Una raffica di crocette con le quali dire di che colore era il cavallo di Garibaldi non è una selezione seria, è una tagliola infida, a causa della quale può essere che un giovane in gamba resti fuori e uno meno capace ma più fortunato salti l’ostacolo. La vera selezione, che deve essere seria e rigorosa, la devono fare gli esami e le valutazioni dei docenti, che dovrebbero mettere i ragazzi sotto pressione per far emergere i migliori, evitando carriere universitarie in parcheggio pluriennale”.
“Senza contare il rischio – aggiunge il Presidente del Veneto – che molti ragazzi, per il timore di non farcela, rinuncino in partenza alla loro vocazione di studio o s’imbarchino in complicate e costose avventure all’estero non sempre a lieto fine”.
“Mi chiedo anche – conclude – quanto borse di studio per i meno abbienti si potrebbero finanziare con i soldi che si spendono per organizzare queste lotterie ad eliminazione in giro per tutta Italia. Sicuramente sarebbero un bel numero e aiuterebbero tanti ragazzi meritevoli”.