Riflessioni sull’offerta culturale del Tesino
di Mario Pernechele
Pieve Tesino (Trento) – Adesso che l’apertura del “Museo per Via” è stata doverosamente celebrata, con dovizia di mezzi e magna solennità, com’è stato giusto che fosse, credo sia giunto il momento di fare delle osservazioni e delle considerazioni su alcuni aspetti emersi in quest’ultimo periodo e che hanno riguardo non solo l’opera in sé, ma anche gli aspetti culturali, “politici” ed economici che l’iniziativa ha comportato, comporta e comporterà.
Non solo perché da più parti richiestomi, ma anche per cercare di contribuire, come fatto sempre in questi ultimi vent’anni e più, alla riflessione sulle risorse a disposizione del turismo dell’area, come, ad esempio, la Via Claudia, le aree archeologiche di Sant’Ippolito e San Sebastiano, i costumi tradizionali, l’area naturalistica e del Lagorai e della sua importanza anche per lo sport invernale, Villa Daziaro e il suo ruolo simbolico, i percorsi della guerra e della Resistenza, il ruolo di avamposto tirolese per l’area Italiana e di prima propaggine d’italianità per l’area alpina.
Credo, per questo, sia bene sgomberare subito il campo da riduttive osservazioni sull’importanza del ruolo dell’offerta culturale e turistica del Tesino. Non vi è dubbio che la ricchezza di storia e di ambiente della Valle costituiscono la vera risorsa di cui oggi la comunità del Tesino dispone.
Evito in questa occasione il termine conca, che si limita a descrivere l’aspetto geografico in cui si adagiano i centri principali (Castello, Pieve, Cinte) che dispongono, invece, di ampie risorse in un vasto territorio che si estende sulla Valsugana e sulla Val di Fiemme e che ricoproino buona parte dei Lagorai e oltre alla metà del bacino del Vanoi.
Ed è, invece, da queste considerazioni si deve partire se si vuole costruire un altro periodo importante dell’economia tesina. Un’economia che non veda i Tesini distinguersi nel mondo, ma il mondo ritornare a popolare, abitare vivere il Tesino.
È ovvio che in questa prospettiva, il sistema museale Tesino, così come è andato pur confusamente configurandosi, costituisce un necessario presupposto e il concreto sistema della variegata offerta. Sistema che va riconosciuto, organizzato e gestito in modo completo e integrato.
È per questo, non per altro, che la soluzione proposta di far gestire il Museo per VIA alla Fondazione Degasperi rappresenta, a mio modesto avviso, una soluzione che non può che essere temporanea e propedeutica all’assunzione di piena e autosufficiente responsabilità da parte di un sistema museale autonomo e, nello stesso tempo, integrato con le articolazioni istituzionali del sistema provinciale che la Provincia dovrà prevedere.
Non farlo sarebbe come pensare che per visitare il Museo del carretto sicilano o del pistacchio di Bronte si debba far riferimento alla fondazione Don Sturzo… Mi sembrerebbe una bizzarria. Una doppia perdita di identità e valore.
Perdita di rappresentatività collettiva e di “missione” per la fondazione che dovrebbe incarnare un alto valore politico, un ideale nobile e un servizio reso alla storia d’Europa per “rappresentare la cultura politica, l’autonomia e l’identità storica e culturale trentina, la partecipazione civile, la conoscenza delle istituzioni internazionali e comunitarie”.
Riduzione di efficacia, di capacità progettuale e di promozione di un unico territorio da parte del Museo Tesino (nelle sue articolazioni) che, invece, potrebbe essere modello culturale di quell’azione unificatrice e di rappresentanza di una comunità che bene si concretizzava in quell’andare assieme a Vienna, a Innsbruck o a Venezia, dei tre capi-comune dei tempi passati.
Ma se invece dell’andare insieme si preferisce aspettare sull’uscio di casa. Se invece di mettersi in viaggio insieme si preferisce aspettare che le cose si consumino, delegando ad altri scelte e strategie coltivando solo e per lungo tempo solo la situazione corrente si è già perso di vista il traguardo e la meta: la valorizzazione e il rilancio di una valle e di tutto il suo territorio.