Lo sottolinea il sindacato degli infermieri, che richiama l’attenzione verso “un fenomeno che desta sempre più preoccupazione”
NordEst – In Italia secondo i dati Ocse mancano 60.000 infermieri, ma circa 25.000 neo laureati non trovano lavoro. Lo sottolinea il Nursind, sindacato rappresentativo degli infermieri, che in occasione della Giornata internazionale dell’infermiere che si celebra oggi richiama l’attenzione dei cittadini, del mondo politico e professionale verso “un fenomeno che in Italia desta sempre più preoccupazione”. “Stiamo assistendo a qualcosa di nuovo per la condizione infermieristica: mentre fino a qualche anno fa l’Italia era costretta a importare infermieri da altri Paesi per far fronte alla carenza infermieristica nelle strutture sanitarie, oggi sono gli infermieri italiani a emigrare per trovare lavoro”, afferma Andrea Bottega, segretario nazionale Nursind.
Per comprendere al meglio il fenomeno della disoccupazione infermieristica il Centro Studi del sindacato Nursind sta elaborando un documento sulla base di dati raccolti attraverso un questionario somministrato a partire dal 27 aprile scorso. Ad oggi sono stati analizzati quasi 1.800 questionari. Ciò che emerge – secondo anticipazioni dell’indagine – è che il fenomeno della disoccupazione infermieristica è in ascesa negli anni ed è maggiormente presente nelle Regioni soggette a piano di rientro. Analizzando e sommando i laureati senza lavoro dal 2011 a oggi, si ipotizza che il 53% sia attualmente disoccupato. Ipotizzando una cifra realistica di 12.000 laureati/anno, si può stimare che a fine 2014 saranno circa 25.000 i neoinfermieri senza occupazione.
Le Regioni con più disoccupati tra i neolaureati dal 2011-2013 sono Puglia, Basilicata, Sicilia, Lazio e Campania. Dal 2003 al 2007 hanno trovato lavoro entro l’anno il 90% dei laureati. Tale percentuale tende a scendere progressivamente fino a raggiungere il 65% nel 2012. Anche il fenomeno della precarizzazione del rapporto di lavoro è ben presente tra gli infermieri. A partire dal 2011 salgono i contratti a part time o a tempo determinato e diminuiscono quelli full time o a tempo indeterminato. Pure l’andamento del tipo di azienda in cui si è assunti vede un rapporto inverso tra pubblico e privato. Quando (dal 2010 in poi) il pubblico impiego blocca il turn over, aumentano le assunzioni in altri luoghi. Il 68% degli intervistati ha partecipato a più di un concorso pubblico, segno secondo il Nursind della difficoltà a entare nel pubblico impiego e della scarsità di concorsi a disposizione.
“L’attenzione che Nursind dà questa importante situazione è elevata – assicura il sindacato – ed è già stata portata all’attenzione del ministro della Salute. Nei prossimi giorni sarà inviato anche un documento al presidente del Consiglio e al ministro della Funzione pubblica in risposta alla lettera aperta ai dipendenti pubblici”.