Ci sono anche la pace fiscale e le pensioni d’oro nell’accordo raggiunto durante il vertice di governo. Dopo una mattinata e un primo pomeriggio ad alta tensione, i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno infatti preso parte alla riunione su dl fiscale e manovra con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, trovando una sintesi sui nodi principali della manovra, poi illustrata durante il Cdm che ha dato il via libera
Roma (Adnkronos) – Ben tre vertici nel giro di 24 ore e poco prima del Consiglio dei ministri, che approva la manovra da 37 miliardi, M5S e Lega annunciano di aver siglato un’intesa su pensioni e fisco. Tregua, dunque, ma è ancora tensione tra M5S e Lega. Il ministro degli Interni: “Impossibile fare di più”. Il ministro del Lavoro: “Reddito-pensione cittadinanza nei primi 3 mesi”. Tria: “Non vogliamo far saltare in aria l’Europa”.
“Nei tempi previsti e senza dilazioni abbiamo approvato un decreto fiscale e un ddl sul bilancio 2019 con la previsione per il 2019-20-21. Manteniamo le promesse fatte, mantenendo i conti in ordine sulla base del contratto di governo.
Entro le ore 24″ il governo invierà alla Commissione europea la manovra economica“, ha spiegato in conferenza stampa il premier Conte, seguito dal ministro dell’Economia Giovanni Tria: “Eliminazione dell’aumento Iva, finanziamento della partenza del reddito di cittadinanza e della correzione della riforma Fornero con la possibilità di andare in pensione un po’ prima per superare problemi di blocco di turn over e turn over delle competenze nelle imprese”.
Il vicepremier, Matteo Salvini, si è detto estremamente soddisfatto, anche se stanco. “Cominciamo a mantenere gli impegni presi gradualmente ma con coraggio – ha rilevato -. Di più non so cosa avremmo potuto inserire in una manovra non fa miracoli, non moltiplica pani e pesci ma apre opportunità di lavoro per centinaia di migliaia di giovani. Dopo 137 giorni di governo c’è da essere soddisfatti di quello che abbiamo fatto”.
Nella manovra, ha affermato l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, “si confermano quota 100 e il reddito e la pensione di cittadinanza che partiranno nei primi tre mesi del 2019”. Di Maio ha confermato anche l’aumento della tassazione sul gioco d’azzardo (“piaga sociale da combattere”). Non solo: l’anno prossimo sarà confermata ‘opzione donna’ per il pensionamento anticipato.
“La Logica della manovra è quella illustrata nella Nadef – ha sottolineato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria -: riflette quanto era lì contenuto sia negli obiettivi di deficit, come ovvio, che nei contenuti. I principali sono l’eliminazione dell’aumento Iva previsto nella legislazione vigente, il finanziamento del reddito di cittadinanza e della correzione della Fornero per la possibilità di andare in pensione un po’ prima per superare problemi di turn over. Ci sono provvedimenti fiscali a favore soprattutto delle piccole imprese”.
LE MISURE – Dopo il braccio di ferro, Lega e M5S hanno quindi trovato un punto d’incontro sui principali nodi della manovra. Per quanto riguarda la pace fiscale, potrà essere fatta solo da chi ha presentato la dichiarazione dei redditi. I contribuenti che sono alle prese con il fisco, nei tribunali, potranno sanare la loro posizione pagando il 20% del non dichiarato in 5 anni, in caso di vittoria al secondo grado, senza sanzioni e interessi.
In arrivo anche un inasprimento delle sanzioni per gli evasori. Via libera quindi al saldo e stralcio per le cartelle anteriori al 2010 di importo inferiore a mille euro. La misura, secondo quanto si apprende, interessa dieci milioni di contribuenti e coinvolge il 25% del magazzino dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Per le altre cartelle via libera alla rottamazione, in cinque anni e 20 rate trimestrali: “Prima di tutto ci siamo accordati sul fatto che per gli evasori ci sarà la galera. Ci sarà la pace fiscale per aiutare chi non ce la fa con le cartelle Equitalia, ma non ci sarà nessun salvacondotto per chi evade”, spiega Di Maio su Facebook.
Raggiunta una sintesi anche sul taglio alle pensioni d’oro: un miliardo derivante dalla ‘sforbiciata’ – riferiscono fonti di governo – sarà messo a copertura nella legge di bilancio. Sempre secondo quanto si apprende, la riforma della legge Fornero, con l’introduzione della quota 100, partirà da febbraio: nessun limite a livello di platea, né penalizzazioni per aderire allo schema che modifica la Fornero consentendo di anticipare l’età pensionabile. Alla modifica della riforma saranno destinati “7 miliardi lira più, lira meno” nel primo anno così “diamo una sostanziosa iniezione di ossigeno” per 400mila italiani, ha spiegato Salvini. Si parte con lo schema “62-38 per quest’anno”, con il quale “diamo soddisfazione a circa mezzo milione di italiani che non è roba da poco”. Con le modifiche, ha aggiunto Salvini, “inizia un percorso con 7 miliardi il prossimo anno, che crescono negli anni successivi”, sottolineando che “l’obiettivo finale è azzerare tout court la legge Fornero”. L’obiettivo, ha detto, è anche quello “di arrivare a quota 41 pura”.
E ancora: stretta fiscale in arrivo per banche e assicurazioni. Secondo quanto si apprende, non ci saranno aumenti di tasse nel Bilancio, tranne che per istituti di credito e assicurazioni. Via libera al taglio ai fondi destinati ai migranti, pari a 1,3 miliardi di euro nel triennio 2019-2021, di cui 500 milioni già il prossimo anno. Secondo quanto si apprende da fonti governative, questo l’accordo raggiunto .
Stanziati inoltre 100 milioni di euro in favore delle politiche per la famiglia, mentre sono previste più risorse per la sanità pubblica, con un aumento della spesa sanitaria. Stretta in manovra, riferiscono ancora le fonti, contro i medici ‘furbetti’ che allungano le lista di attesa del servizio pubblico per convincere i pazienti a ricorrere alla cosiddetta intramoenia, ovvero visite private all’interno della struttura ospedaliera pagando la parcella per intero ai camici bianchi. “Abbiamo pensato anche alla sanità, ad aggredire le liste di attesa scoraggiando i medici che facevano allungare l’attesa dei pazienti per fare delle visite nel loro studio privato anziché nel pubblico”, ha poi spiegato il vicepremier M5S.
Accordo raggiunto anche sullo stop alla pratica dei governatori di Regione con doppio ruolo di commissari della sanità: “Mai più un caso De Luca commissario della sanità”, spiegano infatti fonti vicine al vicepremier M5S. La norma, una volta approvata in via definitiva, farà decadere da commissari il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e il governatore campano Vincenzo De Luca.
Nasce inoltre un secondo decreto dal vertice: si tratta del dl già denominato “taglia scartoffie e leggi inutili“, riferiscono fonti vicine al vicepremier Luigi Di Maio, che introdurrebbe, tra le altre cose, oltre 100 adempimenti in meno per le imprese. Con il nuovo dl arriva quindi l’Rc auto equa per eliminare le differenze che esistono in alcune zone del paese. La misura, secondo quanto si apprende, sarà inserita nella manovra.
“C’è un nuovo intero decreto – spiega Di Maio – che taglia un sacco di scartoffie: decine di leggi inutili e cento adempimenti che complicano la vita agli imprenditori. Abbiamo sancito che se una persona ha crediti con la pubblica amministrazione, non gli può essere pignorata la casa (grazie Sergio Bramini!). Le assicurazioni Rc auto saranno eque finalmente, perché in alcuni posti si pagava davvero troppo”.
SALVINI – “Dopo averlo dimostrato sull’immigrazione e la sicurezza, anche sui temi economici continuiamo a mantenere le promesse con gradualità e coraggio. Fornero, flat tax, equitalia: anche su questi temi siamo il cambiamento”, sottolineato il leader della Lega, Matteo Salvini. ”Sono stanco – ha poi detto al termine del Cdm – ma estremamente soddisfatto. Manteniamo gli impegni presi, gradualmente ma con coraggio, a partire dallo smontare mattone per mattone la legge Fornero, restituendo il diritto alla pensione già dal prossimo 2019, senza penalizzazioni di alcun tipo”. Grazie alla riduzione degli sbarchi e al taglio dei 35 euro per migrante, ha aggiunto, ci sarà ”un risparmio di spesa corrente vero, di oltre mezzo mld dalla voce immigrazione” nel prossimo anno, e di 1,5 miliardi nel triennio 2019-2021. Le risorse, spiega, saranno ”reinvestite in gran parte nella sicurezza”.
DI MAIO – “Non è una legge di Bilancio qualsiasi. E’ una manovra del popolo, è un nuovo contratto dello Stato con i cittadini”. “Usiamo i privilegi per finanziare i diritti dei cittadini”, ha spiegato Di Maio al termine del Cdm. Nella manovra, spiega ancora, “ci saranno molte sburocratizzazioni… dall’eliminazione del registro del burro e dello zucchero, una norma da dopoguerra per molte imprese fino alla semplificazione nel deposito dei contratti collettivi: verrano inviati al ministero del Lavoro e poi provvederemo noi a inoltrarli… Ci sono tagli agli sprechi, un po’ di tassazione sul gioco d’azzardo in più, è una piaga da combattere e allo stesso tempo si conferma quota 100 che ci permetterà di liberare centinaia di migliaia di posti lavoro”, il reddito di cittadinanza per formare i lavoratori e “ci sarà opzione donna”.
“Il reddito di cittadinanza – ha spiegato ancora – avrà misure omogenee su tutto il territorio”. Il reddito partirà già “nei primi tre mesi del 2019” ed è “una sfida di civiltà”, ha aggiunto, precisando che incontrerà gli assessori al lavoro di tutte le regioni italiane.
TRIA – ”Questa idea che con la manovra si voglia far saltare l’Europa è del tutto infondata nei fatti”, ha affermato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nel corso della conferenza stampa. “Confermo – ha spiegato – il dialogo continuo con la Commissione europea. Ho parlato con Moscovici anche a Bali, lo incontrerò il 18 a Roma”, dice. “Ci sono delle procedure”, spiega Tria, aggiungendo che quando un Paese non segue le raccomandazioni “si apre un dialogo” con la Commissione “c’è una tempistica, ci sono delle lettere”, “ci saranno delle osservazioni e immagino ci sarà una lettera di risposta”.
La logica della manovra, ha aggiunto, “è quella illustrata nella Nota di aggiornamento al Def. Questa legge riflette esattamente quanto contenuti in quel documento negli obiettivi di deficit e nei contenuti. Abbiamo ereditato un deficit al 2%” perché ”tutti hanno sempre considerato che clausole di salvaguardia non dovevano esser attivate”, ha detto, aggiungendo che anche prima della creazione dell’esecutivo giallo verde, ”c’era ansia di fare il governo per impedire l’attivazione” delle clausole. Ciò significa che ”implicitamente il deficit che abbiamo ereditato era al 2% e siamo andati al 2,4%”.
E sull’ipotesi di dimissioni, Tria spiega: ”Non sono portato al masochismo di subire tutta legge di bilancio per dimettermi dopo, sarebbe più logico dimettersi prima”.
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