E’ una Italia con sempre meno residenti, italiani in diminuzione e stranieri in aumento. Un paese con meno bambini, mamme sempre più mature, un numero crescente di anziani e dove si vive più a lungo
NordEst – In Italia sono di più quelli che espatriano rispetto a coloro che ritornano nel proprio paese. E’ la fotografia scattata dall’ultimo report dell’Istat sugli ‘Indicatori Demografici’ che delinea le stime per l’anno 2018.
Per il quarto anno consecutivo, segnala l’Istat, cala la popolazione in Italia: al primo gennaio è pari a 60 milioni 391mila, oltre 90mila in meno sull’anno precedente (-1,5 per mille). I cittadini italiani scendono a 55 milioni e 157mila (-3,3 per mille), mentre gli stranieri residenti sono 5 milioni 234mila (+17,4 per mille) e rappresentano l’8,7% della popolazione. Sul versante della natalità continua il trend negativo.
Nel 2018 ci sono state 449mila nascite, ossia 9mila in meno del precedente minimo registrato nel 2017. Confrontando poi i dati con quelli di dieci anni fa, del 2008, risultano 128 mila i nati in meno. Se nel 2018 il numero medio di figli per donna (1,32) risulta invariato rispetto all’anno precedente, continua invece a crescere l’età media del parto, toccando per la prima volta la soglia dei 32 anni e registrando una crescita di circa due anni nell’arco di un ventennio.
Anche i decessi diminuiscono: nel 2018 se ne stimano 636 mila, 13 mila in meno del 2017 (-2,1%). In rapporto al numero dei residenti, nel 2018 sono morti 10,5 individui ogni mille abitanti, contro i 10,7 del 2017. Nel quadro di una popolazione che tende a invecchiare, la logica richiederebbe che – sottolinea l’Istat – il numero di decessi tendesse a crescere, in quanto più individui sono esposti ai rischi di morte, anche nella misura in cui tali rischi dovessero rimanere invariati da un anno all’altro.
Quando ciò non si verifica, come nell’ultimo anno, può dipendere “dal mutevole andamento delle condizioni climatico-ambientali e dell’alterna virulenza delle epidemie influenzali da una stagione alla successiva”. Nell’ultimo decennio, ricorda l’Istat, si sono osservati almeno tre picchi significativi: nel 2012 e soprattutto nel 2015 e nel 2017. Prosegue invece la crescita, in termini assoluti e relativi, della popolazione che ha più di 65 anni.
Al primo gennaio 2019, infatti, gli over 65enni sono 13,8 milioni e rappresentano il 22,8% della popolazione totale. I giovani fino a 14 anni sono circa 8 milioni (13,2%), mentre gli “individui di età attiva”, come li definisce l’Istat, sono 38,6 milioni pari al 64%. Ed anche la popolazione in età attiva sta divenendo sempre più anziana: la fascia età 15-39 anni scende al 26,8% del totale, quella relativa ai 40-64enni sale al 37,2%. Anche i cosiddetti “super anziani” hanno ormai raggiunto una cifra significativa: in Italia si contano circa 2,2 milioni di persone che hanno o superano gli 85 anni, pari al 3,6% della popolazione.
Riprende a crescere anche la speranza di vita. Per gli uomini, la stima è di 80,8 anni (+0,2 sul 2017) mentre per le donne è di 85,2 anni (+0,3). A 65 anni di età la speranza di vita residua è di 19,3 anni per gli uomini (+0,3 sul 2017) e di 22,4 anni per le donne (+0,2). Le regioni del Paese con le più favorevoli condizioni di sopravvivenza continuano a essere quelle del Nord-est e del Centro.
Il primato regionale tra gli uomini spetta alla Provincia di Trento (82 anni), seguita da Umbria (81,8), Provincia di Bolzano (81,6), Marche (81,6) e Veneto (81,5 anni). Anche tra le donne primeggia la Provincia di Bolzano (86 anni) davanti a quella di Trento e alle Marche (85,9), seguite da Veneto e Umbria (85,8).
I flussi di ingresso nel Paese, dovuti soprattutto a cittadini stranieri (302 mila), hanno toccato il livello più alto degli ultimi sei anni; sono 40 mila le emigrazioni per l’estero su complessive 160 mila. Mentre tra i cittadini italiani continuano a essere più numerose le partenze dei ritorni: 47mila rimpatri e 120mila espatri.