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AF447, 2009 – 2024 il Trentino non dimentica Zortea, Lenzi, Zandonai e le vittime del volo

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A bordo c’erano il direttore della Trentini nel Mondo Rino Zandonai, il consigliere provinciale trentino Giovanni Battista Lenzi e il sindaco di Canal San Bovo, Luigi Zortea. Tre le vittime altoatesine: Georg Martiner, 25 anni di Ortisei, residente a Bolzano ma nato in Brasile, Alexander Paulitsch, 35 anni di San Candido e Georg Lercher, 34 anni, anche lui di San Candido. I nomi delle 228 vittime. Altri approfondimenti

Luigi Zortea (da sx), Rino Zandonai e Gianni Lenzi (a dx) in missione in Brasile con la Trentini nel Mondo, morirono sul volo AF447

 

NordEst – Continua a vivere anche oggi, il ricordo dei tre trentini scomparsi su quel tragico volo della solidarietà in Brasile. Luigi Zortea, Rino Zandonai e Giovanni Battista Lenzi con tutte le altre persone scomparse, dopo il tragico incidente aereo.

Luigi Zortea, aveva 66 anni, sposato e padre di tre figli, era sindaco di Canal San Bovo (Trento). Negli anni ’90 ideò l’incentivo alla natalità e nuzialità per frenare lo spopolamento nel Vanoi. Un milione di lire a neonato secondogenito e alle coppie che si sposavano e decidevano di risiedere nella valle. Avviò anche una importante collaborazione in campo sanitario in un territorio di confine come Primiero (Trento) con il vicino ospedale di Feltre (Belluno).

Giovanni Battista Lenzi, di anni ne aveva 58, era sposato e padre di due figlie. Gia’ sindaco di Samone (Trento), dove risiedeva, da componente del centro studi Alcide Degasperi di Borgo Valsugana (Trento) favori’ la realizzazione del museo Casa natale di Alcide Degasperi. Dal 2003 era consigliere regionale. Era presidente della prima Commissione del Consiglio della Provincia autonoma di Trento e membro della Consulta emigrazione.

Rino Zandonai, 60enne, di Villa Lagarina (Trento), sposato e padre di due figlie, dal 1991 era direttore della Associazione Trentini nel Mondo. Per vent’anni insegno’ ai figli di emigrati italiani in Belgio, dirigendo una scuola superiore. Rappresentante sindacale degli insegnanti nel Benelux e rappresentante Intercoascit, ha conosciuto da vicino l’emigrazione italiana e del Trentino.

La tragedia in volo

Il volo Air France 447 era un volo di linea intercontinentale in servizio dall’aeroporto Galeão di Rio de Janeiro, Brasile, all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, Francia. Lunedì 1º giugno 2009, alle ore 02:14 UTC, l’aeromobile che effettuava il volo, un Airbus A330-200 della compagnia aerea Air France, registrato F-GZCP (primo volo il 25 febbraio 2005), perse i contatti coi sistemi di tracciamento e col controllo del traffico aereo; si scoprì che era precipitato nell’oceano Atlantico causando la morte di tutte le 228 persone che portava a bordo, di cui 216 passeggeri, 3 piloti e 9 assistenti di volo. La zona dell’oceano in cui si verificò l’incidente è situata a circa metà percorso tra l’Africa e l’America Meridionale.

Nella mattinata del 2 giugno fu data notizia del ritrovamento di alcuni resti, che poi si rivelarono non appartenenti all’aereo scomparso, ma probabilmente a una nave: questa circostanza rese il caso un giallo. Nel corso delle prime operazioni di ricerca nessun superstite fu ritrovato: vennero recuperati 51 corpi e alcuni rottami galleggianti. La prima fase delle ricerche si concluse il 27 giugno 2009; vi furono poi altre fasi di ricerca nel corso dei due anni successivi. Le indagini, durate complessivamente tre anni (dal giugno 2009 al giugno 2012), furono inizialmente ostacolate dalla mancanza di testimonianze oculari e di tracce radar attendibili, oltre che dalla difficoltà di recuperare i resti del velivolo e le scatole nere, individuate e recuperate dal fondo dell’oceano soltanto due anni dopo l’incidente, nel maggio 2011.

Le relazioni preliminari e intermedie del BEA rivelarono che l’aereo si schiantò a seguito di uno stallo aerodinamico e che, pochi minuti prima dell’impatto, i tubi di Pitot iniziarono a fornire indicazioni di velocità aerodinamica errate a causa della formazione di ghiaccio che ne avrebbe causato il congelamento, l’otturazione e il conseguente malfunzionamento. L’ostruzione del tubo di Pitot era già stata responsabile in passato degli incidenti del volo Northwest Airlines 6231 nel 1974 e dei voli Birgenair 301 e AeroPerù 603 nel 1996. Inoltre, i rapporti del BEA indicarono che i piloti non erano stati addestrati a pilotare l’aereo “in modalità manuale” e non erano in grado “di riconoscere tempestivamente e rispondere a un malfunzionamento del sensore di velocità ad alta quota”; questo non era un requisito di formazione standard al momento dell’incidente.

La relazione finale delle indagini sull’incidente venne rilasciata dal BEA in una conferenza stampa a Le Bourget il 5 luglio 2012 e indicò gli errori dei piloti e i guasti tecnici le cause principali dell’incidente; in particolare, evidenziò l’incoerenza tra le misure della velocità riportate dagli strumenti a seguito dell’ostruzione dei tubi di Pitot da parte di cristalli di ghiaccio, che causarono la disattivazione del pilota automatico; interventi inappropriati da parte dei piloti, che portarono il velivolo in una condizione di stallo e, infine, la mancata comprensione della situazione di stallo sempre da parte dei piloti, che – se prontamente identificata – avrebbe invece reso possibile il recupero della normale attitudine di volo. Paul-Louis Arslanian, capo del BEA, descrisse la tragedia come il peggior incidente nella storia dell’aviazione francese e il più catastrofico incidente aereo di linea commerciale nel mondo verificatosi dal momento dello schianto del volo 587 dell’American Airlines a New York nel 2001. Fu inoltre il primo incidente mortale su un aereo di linea Airbus A330 in servizio passeggeri; nessun altro aereo passeggeri dell’era moderna era mai scomparso in modo così repentino, senza avere nemmeno il tempo di lanciare un mayday. L’opinione pubblica in Brasile, Francia, Germania e Italia, seguì attentamente il caso del volo AF 447, perché la maggior parte dei passeggeri a bordo del velivolo provenivano da quelle nazioni.


Nel 2010 il viaggio dal Trentino a Zortèa

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