La zona è tristemente famosa per i nostri militari: nello sperduto avamposto a 170 km ad ovest di Herat, feudo di talebani e trafficanti di droga, dove le forze della coalizione sono asserragliate in una struttura che era appartenuta all’Armata Rossa chiamata ‘Fort Apache’, sono già caduti tre militari: gli alpini Massimiliano Ramadù, Sergio Pascazio e Luca Sanna. Nella battaglia costata la vita a Tobini sono rimasti feriti anche altri due militari: il caporal maggiore scelto Simone D’Orazio – alla terza missione all’estero dopo Sudan e Libano – e il caporale Francesco Arena.
Quest’ultimo ha riportato ferite lievi ad un braccio mentre D’Orazio è in fin di vita: colpito all’addome, il paracadutista è stato operato nell’ospedale americano di Kandahar dove gli è stata asportata la milza. L’attacco è avvenuto alle 4.15 di mattina: i militari italiani assieme a quelli afghani avevano appena concluso un’ operazione congiunta di perlustrazione e rastrellamento in uno dei tanti villaggi della valle. Intervento che, ha spiegato il ministro della Difesa Ignazio La Russa, si era concluso "positivamente" visto che i paracadutisti avevano trovato gli ordigni e il materiale esplosivo la cui presenza era stata segnalata dall’intelligence. All’uscita del villaggio è scattato l’assalto dei talebani, che hanno fatto fuoco sui militari italiani uccidendo il caporal maggiore Tobini e ferendo D’Orazio. A quel punto i paracadutisti hanno cercato riparo in alcune abitazioni, per mettere al sicuro i feriti, ma sono stati nuovamente presi di mira dagli insorti posizionati in altre case che non erano state controllate.
Il quarantunesimo morto italiano dall’inizio della missione in Afghanistan, ha riaperto però lo scontro politico sull’opportunità della permanenza nel paese. Con Idv, Sel, Verdi e Rifondazione che tornano a chiedere il ritiro immediato dei nostri contingenti e la maggioranza che tenta di fare quadrato in vista del voto sul rifinanziamento delle missioni sperando che la Lega non giochi brutti scherzi. "Provo rabbia per una missione che non condivido e non comprendo" ha ribadito anche oggi non a caso il ministro Roberto Calderoli, assicurando però il suo voto "per senso di responsabilità".
Per La Russa, però, "non è il momento del lutto quello giusto per discutere le ragioni della nostra presenza in Afghanistan. Ci sono altri momenti per discutere e della politica interna in generale e delle ragioni perché siamo nelle missioni internazionali di pace. Oggi è solo il giorno del cordoglio".