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Afghanistan, Zaia: “Arrivato il momento di portare a casa i ragazzi”

‘E’ arrivato il momento di portare a casa i nostri ragazzi’: lo ha detto il Governatore del Veneto Luca Zaia, commentando la morte del caporal maggiore David Tobini in Afghanistan.
 
Ricordando che si tratta della 41/a vittima italiana dall’inizio delle operazioni in quel Paese, Zaia ha sostenuto come sia ‘chiaro che quella in Afghanistan non rappresenta piu’ una missione di pace’. ‘E’ ora di riportarli a casa – ha aggiunto – anche perche’ per l’Italia questa missione sta pesando molto sotto l’aspetto economico’. 
 
Un parà morto e altri due feriti, di cui uno in fin di vita: a meno di una settimana dall’attacco in cui è rimasto ucciso il geniere Roberto Marchini, l’Italia paga l’ennesimo tributo alla guerra in Afghanistan. Stavolta però non è stato un ordigno artigianale, i micidiali Ied che infestano le strade dell’Afghanistan, ad uccidere il primo caporal maggiore David Tobini: il parà di 28 anni in forza al 183esimo reggimento ‘Nembo’ di Pistoia – uno dei reparti d’elite dell’Esercito – è morto al termine di una lunga battaglia che si è combattuta casa per casa a Khame Mullawi, villaggio nei pressi di Bala Murghab.

La zona è tristemente famosa per i nostri militari: nello sperduto avamposto a 170 km ad ovest di Herat, feudo di talebani e trafficanti di droga, dove le forze della coalizione sono asserragliate in una struttura che era appartenuta all’Armata Rossa chiamata ‘Fort Apache’, sono già caduti tre militari: gli alpini Massimiliano Ramadù, Sergio Pascazio e Luca Sanna. Nella battaglia costata la vita a Tobini sono rimasti feriti anche altri due militari: il caporal maggiore scelto Simone D’Orazio – alla terza missione all’estero dopo Sudan e Libano – e il caporale Francesco Arena.

Quest’ultimo ha riportato ferite lievi ad un braccio mentre D’Orazio è in fin di vita: colpito all’addome, il paracadutista è stato operato nell’ospedale americano di Kandahar dove gli è stata asportata la milza. L’attacco è avvenuto alle 4.15 di mattina: i militari italiani assieme a quelli afghani avevano appena concluso un’ operazione congiunta di perlustrazione e rastrellamento in uno dei tanti villaggi della valle. Intervento che, ha spiegato il ministro della Difesa Ignazio La Russa, si era concluso "positivamente" visto che i paracadutisti avevano trovato gli ordigni e il materiale esplosivo la cui presenza era stata segnalata dall’intelligence. All’uscita del villaggio è scattato l’assalto dei talebani, che hanno fatto fuoco sui militari italiani uccidendo il caporal maggiore Tobini e ferendo D’Orazio. A quel punto i paracadutisti hanno cercato riparo in alcune abitazioni, per mettere al sicuro i feriti, ma sono stati nuovamente presi di mira dagli insorti posizionati in altre case che non erano state controllate.

 
Ed è in questo secondo attacco che è rimasto ferito Francesco Arena. Dopo quello che il ministro della Difesa definisce un "periodo non breve", sono intervenuti gli elicotteri e gli aerei della coalizione internazionale, che hanno bombardato la zona.

Il quarantunesimo morto italiano dall’inizio della missione in Afghanistan, ha riaperto però lo scontro politico sull’opportunità della permanenza nel paese. Con Idv, Sel, Verdi e Rifondazione che tornano a chiedere il ritiro immediato dei nostri contingenti e la maggioranza che tenta di fare quadrato in vista del voto sul rifinanziamento delle missioni sperando che la Lega non giochi brutti scherzi. "Provo rabbia per una missione che non condivido e non comprendo" ha ribadito anche oggi non a caso il ministro Roberto Calderoli, assicurando però il suo voto "per senso di responsabilità".

Per La Russa, però, "non è il momento del lutto quello giusto per discutere le ragioni della nostra presenza in Afghanistan. Ci sono altri momenti per discutere e della politica interna in generale e delle ragioni perché siamo nelle missioni internazionali di pace. Oggi è solo il giorno del cordoglio".

Categories: NordEst
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