Il 2 aprile gli americani lanciano l’offensiva
di Ervino Filippi Gilli
NordEst – Quando nel 1914 scoppiò la Prima Guerra Mondiale gli Stati Uniti rimasero inizialmente neutrali. Ciò era dovuto, almeno in parte, a come il Paese era stato fondato: emigranti inglesi nelle regioni più ad Est che vantavano simpatie verso l’Intesa, tedeschi ed olandesi in quelle centrali chiaramente più favorevoli agli Imperi Centrali. Ovvero una situazione potenzialmente esplosiva!
Il presidente Wilson, nella logica della neutralità che significava anche non creare frizioni fra le diverse etnie che formavano gli USA, aveva ordinato al sistema bancario americano di non concedere prestiti ai paesi belligeranti: il prolungarsi delle ostilità aveva costretto però i paesi dell’Intesa, Inghilterra in testa, a richiedere l’invio di sempre maggiori quantità di generi alimentari e di materiali bellici. Per salvaguardare l’espansione degli interessi economici americani il Presidente Wilson fu perciò costretto ad autorizzare le banche a concedere prestiti per pagare gli aiuti prodotti in USA ed inviati ai paesi dell’Intesa.
Il blocco navale attuato dagli Imperi Centrali a danno dell’Inghilterra, blocco realizzato con i sottomarini, comportava pericoli per le navi americane e di conseguenza per il commercio tra i due paesi anglofoni: con l’affondamento dei transatlantici Lusitania (nave battente bandiera inglese che però trasportava munizioni e passeggeri americani) ed Arabic (avvenute rispettivamente il 7 maggio ed il 19 agosto del 1915) si arrivò alla quasi rottura diplomatica tra America e Germania.
Il blocco navale ed il conseguente affondamento di numerosi mercantili lungo le coste inglesi e francesi creava sempre maggiori difficoltà alle esportazioni verso l’Inghilterra che rappresentavano ormai quasi i due terzi del commercio estero americano. L’estensione della guerra sottomarina convinse perciò il presidente Wilson a dotare i convogli di una scorta armata; a ciò si deve aggiungere che l’indebitamento inglese verso gli USA era arrivato ad un tale livello che per salvare il sistema economico americano (le banche in primis, ma anche l’apparato industriale) Wilson non poteva permettere che la Germania vincesse la guerra.
Spinto da una parte dal sistema industriale/bancario e dall’altra dall’opinione pubblica che mal digeriva il fatto che morissero concittadini imbarcati sui cargo destinati all’Europa, fu facile per Wilson dichiarare guerra alla Germania quando il 2 aprile 1917 venne affondato l’ennesimo cargo, il Vigilantia.
Preparare una nazione alla guerra non è però un processo rapido ed infatti la partecipazione militare americana in Europa fu graduale.
Secondo le previsioni, l’invio e l’organizzazione del corpo di spedizione in Europa doveva avvenire per gradi in un tempo minimo tra i 12 e i 15 mesi. Questo anno e più era necessario per organizzare il reclutamento, formare con un breve addestramento i soldati, organizzare le unità e spedirle in Francia. Un effetto più immediato si ebbe invece a livello navale dove i cacciatorpedinieri di scorta ai convogli misero in seria difficoltà i sommergibili tedeschi.
Come sia finita lo sappiamo tutti: con la sconfitta degli Imperi centrali e la loro disgregazione, fu facile per i francesi imporre alla Germania condizioni durissime nel trattato di Versailles. Questi obblighi, che comprendevano rinunce territoriali importanti (Alsazia e Lorena) e vincoli economici pesantissimi, vengono ritenuti da alcuni studiosi come una tra le cause, se non la principale, dell’ascesa del nazional socialismo di Hitler. In questa visione storica gli anni tra la fine della Prima e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale possono pertanto essere considerati solo una temporanea tregua in una guerra durata quasi trent’anni.