Si tratta di due ‘statue stele’ dell’età del Rame in marmo di Lasa
Bolzano – Due menhir risalenti al 3000 avanti Cristo, ritrovati lo scorso anno dall’ufficio bene archeologici durante alcuni lavori in Val Venosta, sono stati presentati in Alto Adige. Si tratta in particolare di due ‘statue stele’ dell’età del Rame in marmo di Lasa, ritrovate durante la costruzione di nuove serre e di un garage interrato presso la Giardineria Schöpf di Vezzano.
Le statue stele, tra le più antiche attestazioni di scultura monumentale prodotte nell’area alpina nel III millennio a.C, rappresentano figure antropomorfe fortemente stilizzate, in parte di dimensioni superiori al vero. Le statue stele maschili sono caratterizzate da simboli di status, e recano incise armi come il pugnale e l’ascia che anche Ötzi portava con sé. Le statue stele femminili presentano invece elementi d’ornamento come diademi e altri gioielli. I ricercatori ipotizzano che le statue stele rappresentino capostipiti, personalità eminenti o antenati, forse anche divinità venerati all’epoca. In origine le statue stele dovevano essere infitte nel terreno e disposte in gruppo, e costituivano il centro cultuale della comunità.
Le statue stele di Vezzano raffigurano un uomo e una donna. La statua stele maschile presenta un cinturone ed è dotata di più pugnali, mentre quella femminile è caratterizzata dal seno, e presenta uno scialle ed una lunga veste. Nell’area atesina le statue stele ricorrono numerose (Val Venosta-Val d’Adige fino al Lago di Garda). I due nuovi rinvenimenti di Vezzano, infatti, si aggiungono ora agli altri 20 già noti in regione (13 dall’Alto Adige e 9 dal Trentino).
La statua stele maschile di Vezzano, oggi spezzata in due parti, si distingue nettamente dalle altre per la sua straordinaria altezza pari a 3,4 m.
Con l’età del Rame iniziò una nuova epoca nella storia dell’umanità. Il valore materiale del metallo e la sua lavorazione condussero ad una crescente gerarchizzazione della struttura sociale. I manufatti di rame, investiti di un carattere simbolico, erano segni distintivi di alto rango sociale, di potere e ricchezza. Immediatamente dopo la loro scoperta, questi straordinari reperti sono stati restaurati e sottoposti ad un’attenta documentazione scientifica.
Nel corso della conferenza stampa l’assessore Florian Mussner ha ringraziato i responsabili dell’Ufficio beni archeologici, diretto da Catrin Marzoli, per l’impegno e la capacità professionale dimostrati nel corso dei lavori di scavo, di recupero e di datazione dei due importanti reperti che saranno esposti presso lo Schlandersburg di Silandro.