Vigilare al fine di garantire la massima sicurezza dell’operazione nell’interesse dei cittadini croati e dei Paesi confinanti come il Nord Est italiano”
Il Premier croato Zoran Milanović ha reso noto che saranno smaltite in Croazia circa 1.300 tonnellate di sostanze pericolose provenienti dalla Siria sotto la regia dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e degli Stati Uniti d’America. Secondo la stampa, i materiali da smaltire sono i cosiddetti “precursori”, ossia sostanze altamente tossiche tra le quali l’iprite e il sarin.
“Visto che dal primo luglio 2013 la Croazia è un Paese membro dell’UE e considerata la sua vicinanza con altri paesi europei, tra cui le regioni del Nord Est italiano, mi sembra indispensabile che Bruxelles segua, insieme a ONU e USA, l’intera operazione di smaltimento nell’interesse dei cittadini croati ed europei in generale. Per questo ho chiesto alla Commissione europea i dettagli di come verranno scongiurati eventuali rischi sanitari e ambientali e come verranno smaltite le ceneri residue”, conclude Zanoni.
I materiali da smaltire dovrebbero venire collocati in contenitori isotermici per essere successivamente imbarcati in un cargo che lascerà il porto siriano di Latakia per far rotta verso Cipro per poi attraversare il Canale d’Otranto ed entrare in acque territoriali croate, con destinazione il porto della città di Fiume della vicina Istria; qui il carico dovrebbe essere trasbordato su una nave militare statunitense, che dovrebbe salpare quindi dallo scalo per raggiungere l’Oceano Atlantico dove in un punto assolutamente segreto le sostanze chimiche dovrebbero essere filtrate e incenerite a una temperatura di 800-1.000 gradi celsius.
L’intera operazione dovrebbe durare dalle 24 alle 48 ore, sotto la strettissima sorveglianza degli ispettori ONU dell’Organizzazione per il controllo delle armi chimiche. Non è stato reso noto, tuttavia, come le ceneri residue dovrebbero venire successivamente smaltite. Libero Kocjan, esperto croato di operazioni di movimentazione di sostanze attive, ha dichiarato sempre alla stampa che se tutto avvenisse secondo le norme di sicurezza internazionali non ci dovrebbe essere alcun pericolo per la vita delle persone ovvero per l’ambiente.