Una cosa è certa: il 2017 se ne è andato e il 2018 è l’Anno Nuovo che compare nei nostri calendari con tutte le sue sfide, sorprese, certezze e imprevisti
di Liliana Cerqueni
Cambio d’anno come metafora del prossimo cambio di governo?
Tempo di bilanci, somme e sottrazioni per chi vuole segnare questo passaggio ponendo un doveroso accento su quello che è stato e ciò che si vorrebbe vedere realizzato. Un cambio che per essere tale dovrebbe contenere la svolta, quella reale e percepibile fin da subito, quella che presuppone davvero un giro di boa che permetta di affrontare un futuro nebuloso e preoccupante con almeno un pizzico di speranza e rinnovata energia. Sono caduti gli slogan e i modi di dire tanto sbandierati di un recente passato e di ogni estrazione come ‘rottamazione’, ‘yes we can’ (preso a prestito da Obama), ‘dialogo al posto di insulto e scontro’, ‘mi consenta’, ‘Prima il Nord’, ‘Ricostruire tutto senza paura’, ‘O noi o loro’, ‘I want you’ (ma perché scopiazzare sempre dallo zio Sam?), ‘Cambiamo musica!’ e chi più ne ha più ne metta, un vero e proprio dizionario di sparate elettorali classiche e del tutto scontate, una raccolta di espressioni che, nell’ottica politichese dovrebbero catturare l’immediata simpatia del cittadino creando phatos, rabbia, simpatia, familiarità, carica.
Sono tramontate le frasi ad effetto perché non scaldano più i cuori
E quello che doveva essere il tanto atteso processo di ‘rottamazione’ (che brutta espressione!) è ritornato ad essere solo una parola sbiadita e non più spendibile perché il millantato miracolo del rinnovamento totale che avrebbe guidato l’Italia verso approdi felici rimane sulla carta, o meglio sui cartelloni. Sono finiti i tempi in cui le note di ‘Io lo so che non sono solo’ di Jovanotti percorrevano il Palazzo dei Congressi dell’Eur a Roma, accompagnando empaticamente le convention del Partito Democratico, inneggiando a quella che allora sembrava una rivoluzione pacifica di grande forza ed impatto.
“Ora la città e un film straniero senza sottotitoli/le scale da salire sono scivoli, scivoli, scivoli/il ghiaccio sulle cose/la tele dice che le strade sono pericolose/ma l’unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente/…, recitava il pezzo di Lorenzo Cherubini-Jovanotti. E siamo rimasti là, con le nostre paure, le insicurezze sociali, gli interrogativi sul futuro, gli indici che ci passano sotto il naso tentando di creare ottimismo quando la realtà parla del contrario, i partiti in affanno che si stanno dimenando comi i capponi di Renzo nei Promessi Sposi, linee programmatiche da scrivere nella disperata ricerca del consenso di chi è stanco, demotivato, disilluso o indignato.
Ha ragione Jovanotti: l’unico pericolo è proprio quello di non sentire più niente. Ci ritroveremo chiamati al voto nelle prossime scadenze elettorali nazionali, provinciali e amministrative con una nuova tornata di slogan e sciorinature luccicanti, magari un po’ meno americane e più ruspanti, perché il ruspante e il ‘nostrano’ ora fa più appeal; chi parlerà di populismo, chi di responsabilità di governo, chi di un’ennesima ‘svolta’ nel nome dell’onestà e della trasparenza… Verrà rispolverato e tirato a nuovo il tema dei vitalizi con tutte le considerazioni del caso, che risolleverà l’ira popolare a pieno titolo di causa, corredato di tutti gli scenari possibili, testimoni di un’Italia che viaggia su più binari molto diversi tra loro.
Il cambiamento?
Forse, difficile, impossibile, timidamente probabile…chissà! Intanto affacciamoci sulla prossima tornata elettorale senza dimenticare, forse illusoriamente, che il nostro voto è un’affermazione di volontà di cui essere consapevoli. Almeno quello. Una cosa è certa: il 2017 se ne va e il 2018 è l’Anno Nuovo che comparirà nei nostri calendari con tutte le sue sfide, sorprese, certezze e imprevisti.
Buon Anno a tutti e che i nostri buoni propositi dell’1 gennaio ci ricordino ogni giorno che possiamo, dobbiamo rendere le nostre comunità un luogo sano da valorizzare, giusto e completo, in cui crescere, vivere ed esprimere ciò che siamo e possiamo offrire. Ciascuno nel proprio pezzetto di esistenza.