L’altro giorno una persona a cui piace cantare mi raccontava che in questo periodo capita che la voce le esca tremolante se non addirittura spezzata. A maggior ragione lei insiste e canticchia anche se non ne ha voglia e la sua voce a poco a poco torna piena.
Basta usare le vocali e lasciarsi condurre un po’ dai suoni, così come arrivano, affinché il rimuginìo si allenti e sopraggiunga una sensazione di tranquillità. Non fa niente se pensiamo che il canto non sia nelle nostre corde, se siamo convinti di essere stonati e la nostra voce ci piace poco. Canticchiare fra sé e sé è come una carezza che facciamo a noi stessi.
A questo proposito «cantate, decantate, incantate» è l’invito di Heidi Clementi, conduttrice di gruppi di canto e di jodel a Merano e a Trento. Per agevolarci ha messo a disposizione nel suo sito www.heidiclementi.it alcune canzoni delle cantore raccolte nel tempo: «Sono canti di tutto il mondo, brani con poche parole che si imparano subito, basta ascoltare e cantare con me».
Anni fa il suo desiderio di condividere l’amore per il canto ha trovato la sua “naturale” espressione nello jodel, il canto popolare delle Alpi. Costituito da sillabe che nell’insieme creano suoni armoniosi, genera un’energia potente, ancestrale come altri canti simili appartenenti ad antiche culture.
«Cantare uno jodel è tornare a casa dentro di me. Nulla di patriottico né ideologico, è un canto spontaneo in cui l’ascolto dell‘altro è fondamentale per creare il ritmo».
Anche canticchiando possiamo entrare nel nostro personale ritmo e trovare casa dentro noi stessi. «Ogni volta che canto “Every little cell” sono stupita dal suo effetto. Non ci crederete, ma quando si canta tutte le cellule vibrano dando una sensazione di benessere. Provate!».
Proviamoci allora con la traccia audio cantata da Heidi di “Every little cell in my body is happy” e “Oh fill my heart and let it overflow”.
Se avete nella dispensa un tè rosso africano, il suo particolare sapore può essere corroborante e e aiutarci a tenere alto l’umore.