NordEst

Caso Upt Primiero, Presidenti senza consensi: Depaoli replica e minimizza

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La lunga estate "calda" dell Upt. E di Andreina Stefani
dal quotidiano TRENTINO

di PAOLO MANTOVAN


Dentro l’Upt adesso si festeggia. Ma la preparazione della lista non è stata una passeggiata. Talora si dice che in Primiero l’Upt sia diviso fra “dellaiani” e “grisentiani”, ma forse sono categorie un po’ sorpassate. Fatto sta che la costruzione della squadra per la Comunità di Valle è stata una “piccola battaglia”. Anche Marco Depaoli, consigliere provinciale dell’Upt, ammette che non è stato un gioco da ragazzi.

Ma in questo momento guarda al buon esito delle elezioni della Comunità, alla vittoria di Trotter, e crede che il gioco di squadra, malgrado qualche momento di “confronto” (così lo chiama lui), oltre a ripagare gli sforzi, getti le fondamenta per un futuro importante della Comunità. «Io ho avuto una sensazione straordinariamente positiva nel vedere residenti di paesi diversi confrontarsi, trovarsi insieme a discutere sul futuro di questa valle – spiega Depaoli – Così come sentire degli albergatori di San Martino spronare i primierotti di altri centri, convinti che il futuro del turismo passa anche dal rinnovamento degli altri paesi».

Meglio guardare al futuro che analizzare il passato. Però non si può dimenticare che la nascita della lista dell’Upt è stata abbastanza sofferta. Con qualche strappo (tra cui quello del presidente della Commissione elettorale, Gianfranco Gadenz, che al termine del proprio lavoro ha rassegnato le dimissioni). «Ma io non userei queste parole – dice Depaoli – Non è stato un cammino “sofferto”». Tribolato, allora? «Ma no. C’è stata una dialettica interna, un confronto appassionato. Alla fine del quale si prendono delle decisioni, condivise».

Ma su Andreina Stefani (che per preferenze ha poi avuto un vero exploit) c’erano veti incrociati, e anche Depaoli ha avuto qualche incertezza. O no? «No. È vero che c’era chi preferiva non metterla in lista ma io ho detto: qui non c’è una lista bloccata come alle nazionali, qui prepariamo una squadra dove ciascuno si metterà in gioco, un vero confronto democratico. E allora mettiamo in lista anche la Stefani: ne ha diritto. E poi vedremo se il voto la premia». E il premio è arrivato: 416 preferenze. Ma alcuni sindaci e amministratori non digerivano molto l’inserimento della Stefani in lista. Perché?

«Non lo so – risponde Andreina Stefani – Ma innanzitutto mi lasci dire che sono molto soddisfatta per l’esito delle elezioni e che ringrazio tutti coloro che mi hanno votata: non me l’aspettavo, mi creda. Sì, il percorso non è stato facile – continua la maestra di Canal San Bovo – ma io adesso credo sia necessario costruire e non demolire. Mi dispiace che qualcuno abbia ostacolato la mia candidatura senza spiegarmi direttamente, faccia a faccia, perché aveva dei dubbi. Ma ora è venuto il tempo di gettare dietro di noi i vecchi problemi e di ragionare insieme, in squadra. Io ci credo».

Presidenti senza Consensi
dal quotidiano TRENTINO

di PAOLO MANTOVAN


Ma quante belle facce Madama Dorè. Sono le facce dei presidenti. Tanti presidenti. Dodici. Si potrebbe cucire una filastrocca: «Son belli, me li tengo, Madama Dorè», ma questi presidenti sono stati eletti grazie a un minimo consenso.

 
Anzi, con il record delle astensioni. È un’investitura che vale poco: sono presidenti deboli di una comunità che nasce fredda. Avranno la forza di risollevare un ente che non crea alcuna emozione? Persino Salvador Valandro, il nuovo presidente dell’Alto Garda e Ledro, che ha ottenuto l’81 per cento, non può gioire. Ci sono troppi potenziali elettori che domani potrebbero dirgli: presidente di chi?

Anche perché Valandro dall’alto del suo 81 per cento ha “appena” 9.441 voti rispetto a un potenziale di 38.327 elettori. Meno di un quarto. Sì, sono presidenti deboli. Con una legittimazione fragile. Ma Valandro non è certo uno degli sconfitti. Semmai è uno che dopo dieci anni di consiglio comunale a Riva diventa presidente della Comunità. Sarà un salto di carriera? O un salto nel buio? È la grande domanda di oggi. E vale per tutti i presidenti, Madama Dorè.

E nella «grande» giornata del centrosinistra (che fa cappotto), dell’avanzata del Patt, della ripresa dell’Upt, c’è anche chi va al ballottaggio. Come Walter Cappelletto, in Val di Fiemme. E’ lui, oggi, uno dei grandi sconfitti: nella corazzata del centrosinistra Cappelletto è la pecora nera. Qualcosa di sbagliato nei conti dell’assessore Mauro Gilmozzi? Il numero uno della Val di Fiemme, Gilmozzi per l’appunto, aveva chiesto a Cappelletto di non ripresentarsi come candidato sindaco di Cavalese promettendogli la poltrona di presidente della Comunità. Ma prevedere e disporre tutto non è possibile. Adesso Cappelletto va al ballottaggio sperando di agganciare la civica che fa l’ago della bilancia. Ma il ballottaggio, si sa, è un duello, una partita fra due persone. Se Gilmozzi e i suoi non sono riusciti a farlo eleggere subito, chissà…

A proposito di Gilmozzi, spesso gli si affianca Tiziano Mellarini, come se si trattasse dei due assessori forti nel partito del presidente, quelli che “governano” i loro territori, quelli che attento a te se non fai come loro dicono. Ahi ahi Mellarini, allora, visto che in Vallagarina – nella sua Comunità – non è stato neppure eletto Marco Marasca, l’uomo che l’assessore aveva imposto come capolista dell’Upt: è arrivato solo decimo.

E ahi ahi Depaoli nel Primiero se Andreina Stefani ha ottenuto un plebiscito (416 preferenze su 1624 voti all’Upt), mentre lui, Depaoli, avrebbe preferito lasciarla a casa (è stato Trotter a ripescarla). Insomma, i big di partito fanno quel che possono, ma possono poco. Altri, ben radicati sul territorio, riescono a fare di più: è il caso di Diego Moltrer autentico ciclone in Alta Valsugana: 1432 preferenze.

Poi c’è la Lega. Il Carroccio ci ha creduto, ha lottato, ha dimostrato che è pronto a ogni competizione, che non si nasconde dentro listarelle civiche (come il Pdl in qualche caso). Ma la Lega Nord ha un po’ deluso. È chiaro che queste non erano elezioni per un voto d’opinione (come sono le politiche o, a volte, anche le provinciali) e quindi non era il terreno migliore né per la Lega né per il Pd. Certo che il Carroccio s’è fatto superare dal Patt, ed è una sconfitta. Così come uno sconfitto è il candidato leghista, nonché ex preside, Mario Casna in val di Cembra. Perbacco, tutti intuivano che Casna avrebbe perso (altrimenti non si sarebbe candidato: non vorrai mica che il consigliere lasci il suo scranno dorato in Provincia per fare il piccolo presidente di Comunità?

Guardare le diverse indennità per credere). Ma immaginare che Casna (già sindaco di Albiano e sostenuto dall’alta camicia verde Alessandro Savoi) rimanesse fermo a un misero 14,4% non era facile. Infine le Civiche. Bocciate un po’ ovunque. Incomprese, forse. In Vallagarina scompare anche il fantasma dell’antipartitismo dell’ex sindaco Valduga: la Civica guidata da Giovanni Spagnolli si ferma all’11,9%, scavalcata dalla Lega Nord. Ma se persino i vincitori, ossia i presidenti, non meritano il trionfo, significa che queste elezioni non devono scoraggiare neppure gli sconfitti.

PAOLO MANTOVAN

dal quotidiano TRENTINO

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