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Comitato Rsa Trentino si mobilita: familiari chiedono visite in tutte le strutture, pronti allo ‘sciopero delle rette’

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Appello delle famiglie ad una riapertura delle visite con i parenti. Pronti anche ad uno sciopero delle rette. Restano intanto attivi, alcuni focolai covid in poche strutture trentine

Trento – Il Comitato “Rsa Unite” – che rappresenta oltre 3500 residenti nella maggioranza delle RSA del Trentino – ha avanzato una nuova richiesta per un intervento urgente all’Assessore provinciale Stefania Segnana e al Capo del Dipartimento alla Salute, Giancarlo Ruscitti, affinché tutte le Rsa adeguino le proprie modalità visita.

Lo fanno con una lettera inviata a provincia e ad Azienda sanitaria, sollecitando il ritorno alla normalità. Si chiede in particolare di: “garantire la continuità delle visite da parte dei familiari, con cadenza giornaliera (compresi i festivi), un accesso minimo non inferiore a quarantacinque minuti e consentendo di prestare assistenza quotidiana anche nelle zone di degenza nel caso in cui la persona ospitata non sia autosufficiente (sempre e quindi senza particolari restrizioni di tempo nei casi comprovati da Alzheimer, demenze o altri deficit cognitivi con sintomi certificati anche lievi o moderati, casi in cui è sempre consentito).

“Sappiamo di strutture che da tempo consentono visite nelle strutture a norma di legge, tutti i giorni anche fino alle camere dei residenti per prestare loro assistenza” – fanno sapere – tuttavia esse sono in netta minoranza rispetto alle oltre 40 strutture di cui abbiamo evidenza. Stiamo pensando di invitare ad un’interruzione delle rette in quelle strutture che non rispettano tali disposizioni, sebbene preferiremmo che fossero la politica ed il Dipartimento alla Salute ad intervenire”.

I sottoscrittori della lettera definiscono infatti inaccettabile che “dopo due lunghi anni, con visite di pochissime ore in settimana, intermittenti e mancanti di continuità affettiva, a causa di inefficienze (o di politiche difensive) da parte delle amministrazioni di alcune strutture, non sia dato conoscere nemmeno l’ambiente di vita del proprio caro, la sua camera, o il pasto quotidiano, pur continuando a
pagare rette salatissime per servizi solo parzialmente erogati”.

Il comitato fa inoltre sapere che “le prospettive apprese, di prolungare fino a fine anno le modalità attuali, terrorizzano doppiamente, sia per il distacco dai propri cari, sia nel constatare l’assenza della politica davanti ai fatti: le applicazioni adottate dai gestori delle strutture, oltretutto disomogenee l’una dall’altra, impongono in ancora troppi casi stringenti isolamenti e provocano prolungati distacchi tra i residenti ed i loro cari”.

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