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Consiglio provinciale di Trento: nuova fumata nera sul Presidente, continuano le tensioni

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Tonina: “Non ci sono condizioni, mi impegno per la prossima seduta”


 

Trento – “Voglio dire anticipatamente che non è quello che io mi sarei aspettato dal momento che mi ero impegnato, ci eravamo impegnati anche con il presidente Maurizio Fugatti, ad arrivare in aula per presentare una candidatura che prima avremmo presentato anche alle minoranze, come è giusto che sia. Io non l’ho fatto in questi giorni perché penso che non ci siano ancora le condizioni – ha detto l’assessore provinciale ai rapporti con il Consiglio provinciale, Mario Tonina, prendendo la parola nel secondo Consiglio provinciale – spero che questa interlocuzione possa iniziare da oggi e nei prossimi giorni”, ha aggiunto Tonina, dicendo che si prende “un impegno solenne per garantire che nella prossima seduta possiamo arrivare per presentare la candidatura del presidente e del vicepresidente e dell’ufficio di presidenza. Non ci si deve scandalizzare, ha detto ancora, se si rende necessario un supporto di qualche giorno, soprattutto se serve ad arrivare ad un’ ampia condivisione per affrontare con serenità un percorso di 5 anni. Tonina si è scusato con l’Aula, ma ha di nuovo dichiarato che una settimana non è stata sufficiente a risolvere le partite ancora aperte che non riguardano solo il Consiglio. Quindi, l’assessore ha ribadito l’impegno a risolvere il nodo della Presidenza dell’assemblea per la prossima seduta, che si terrà la prossima settimana.

Francesco Valduga, capogruppo di Campobase, ha chiesto a Tonina e ai capigruppo una sospensione per fare assieme un ragionamento comune sul percorso che dovrebbe condurre alla soluzione di questa empasse e anche per avere informazioni ufficiali. Non solo, Valduga ha chiamato in causa il Presidente Fugatti che, ha aggiunto, anche in virtù dell’elezione diretta, rimane sempre il principale interlocutore.

La capigruppo: avviare un percorso per sbloccare la partita del Consiglio

Nella capigruppo, Fugatti, ha garantito che la Giunta in questi giorni di crisi è comunque pienamente operativa. L’anomalia esiste, ha aggiunto, ma c’è la volontà di risolverla per la prossima seduta del 7 dicembre. Verranno, inoltre, condivisi con la minoranza i percorsi per l’individuazione del nuovo presidente dell’Aula. Con Tonina, che tiene i rapporti con il Consiglio, si è concordato che ci sarà nei prossimi giorni una costante interlocuzione con le minoranze. Prima della seduta del 7, alle 9, ci sarà un’altra conferenza dei capigruppo. Valduga e Alessio Manica (Pd) e Paolo Demagri (Casa autonomia) hanno chiesto che la dignità del legislativo non venga subordinata alle contese che riguardano il governo provinciale e che la partita del Consiglio venga condivisa anche per inaugurare un clima migliore di quello della scorsa legislatura.

Valduga: apriamo il tavolo del confronto

In Aula, Valduga ha affermato che la volontà della minoranza è quella che venga scisso il piano del legislativo da quello della Giunta. L’aula, ha aggiunto, non può essere vista come secondaria e subordinata agli equilibri di Giunta e ai personalismi. Il capogruppo di Capobase ha affermato inoltre che le proposte per riaffermare il ruolo del parlamento trentino ci sono. C’è la disponibilità di Fugatti e Tonina di avviare un percorso puntuale, per quanto informale, durante la settimana, per arrivare in Consiglio con delle proposte concrete. Un confronto che verrà portato avanti, in accordo con le minoranze, da Valduga. Obiettivo: arrivare alla capigruppo con le carte definite.

Degasperi: siamo in mano ai capricci di personaggi romani

Filippo Degasperi (Onda) ha detto che nonostante la cortesia di Tonina e Fugatti, la situazione di stallo rimane. Il Consiglio è ostaggio di soggetti che con gli elettori trentini hanno poco a che fare. Proconsoli che arrivano da Roma e si mettono a sindacare le scelte di Fugatti. Nel corso della settimana, ha ricordato, l’impegno di aprire il confronto con le minoranze è stato disatteso perché a Roma non andava bene. Il ministro Lollobrigida ha dichiarato che non sono stati rispettati i patti che però, ha aggiunto, sarebbe bello vedere nero su bianco. La regia di questi capricci, ha detto ancora, mentre i trentini aspettano, è a Roma. E quindi il Trentino è succube da personaggi che fanno fermare i treni per andare a inaugurare un parco e per poter arrivare in tempo a una trasmissione tv. Personaggi che i trentini in altre epoche sapevano come trattare. Rivolgendosi a Kaswalder ha ricordato che all’inizio del ‘900 a qualcuno i Trentini hanno saputo indicare la stanga di Borghetto.

Zanella: il Trentino è sotto scacco

Paolo Zanella (Pd) ha dichiarato il suo estremo imbarazzo per la situazione. I motivi di questo stallo che paralizza le istituzioni autonomiste, ha detto ancora, sta impedendo al parlamento trentino, che rappresenta il popolo, di lavorare. E questo viene fatto da chi ha preso il 50% dei voti e che non riesce a trovare, irresponsabilmente, un accordo all’interno della stessa maggioranza. Ciò significa che i consiglieri non possono dire la loro sui problemi rilevanti del territorio. Eppure fuori ci sono persone che dormono all’addiaccio; le imprese non riescono a trovare lavoratori; i dati demografici sono i peggiori di sempre; i salari più bassi di tutto il nord Italia. E poi problemi gravi sulla casa, liste di attesa infinite nella sanità. Inoltre, sono state frammentate, per equilibri interni, le competenze sociali. C’è un assessore ai trasporti che non va in ufficio nonostante i problemi del bypass, le Olimpiadi e il Nordus. Un assessore alle pari opportunità che non va in ufficio, quando ci sono bandi di concorso paralizzati per la scuola. Una frammentazione di deleghe sul piano energetico. Il Trentino, insomma, è in scacco perché l’accordo è stato elettorale e non di governo. Inaugurando, l’ossimoro dell’autonomismo sovranista che piega l’autonomia a Roma. Eppure Fugatti, con questa crisi, si è preso la responsabilità di mettere in crisi i rapporti col Governo quando ci sono aperte partite come l’A22 e la modifica statutaria, oltre agli arretrati concordati a San Michele.

De Bertolini: la nostra comunità vittima di un braccio di ferro deteriore

Andrea de Bertolini (Pd) ha detto che il problema non è solo il tempo trascorso, ma questa inerzia sottende un problema più acuto. E cioè quello che la nostra comunità è ostaggio di un braccio di ferro tra partiti e personalismi deteriori. Un braccio di ferro che lede il senso più importante della nostra autonomia che per la maggioranza può essere sacrificata a equilibrismi romani. Qualunque equilibrio si troverà, la fragilità politica rimarrà. Una fragilità che si riverbererà su tutta la legislatura, soprattutto nei rapporti con Roma quando su tappeto ci sono partite esiziali per il futuro della nostra autonomia. Il consigliere Pd si è augurato che si arrivi presto a una soluzione perché lo stallo degenera l’autorevolezza di questo luogo rispetto a interlocutori che non avranno grande attenzione per i nostri territori che vogliono rimanere come luoghi di autonomia.

Stanchina: passati da Roma ladrona a Roma padrona

Roberto Stanchina (Campobase) se il buongiorno si vede dal mattino era meglio rimanere a dormire, ha esordito, ma i trentini sono gente che si alza presto per andare a lavorare. Ma dal Trentino e dalla minoranza vien un grido forte perché c’è la necessità di governo. Un autonomia che è sempre stata un esempio. Sul Pnrr stanno arrivando notizie drammatiche. Notizie inquietanti per le città, le comunità e gli enti locali. Siamo passati, ha aggiunto, da Roma Ladrona a Roma padrona e fuori a quest’aula non si comprende cosa sta succedendo qui, quindi tutti si devono impegnare a togliere dal tavolo il pericolo della perdita dell’autogoverno. Un appello perciò a fare presto per dare una risposta ai bisogni dei cittadini, dal rinnovo dei contratti, alla sanità, alla scuola.

Calzà: la responsabilità è della maggioranza

Michela Calzà (Pd) ha detto di essere scandalizzata perché per la seconda volta l’Aula viene umiliata e resa succube da un gruppo politico. La maggioranza si deve assumere la responsabilità, anche del fatto che sta accettando il peso di Roma nella definizione degli equilibri politici al suo interno. I cittadini, le parte sociali, i lavoratori si aspettano risposte.

Demagri: finisca presto questo spiacevole teatrino

Paola Demagri (Casa Autonomia) ha detto che questo è un grande momento per l’Autonomia sul piano decisionale, etico e di collaborazione. Un richiamo alla responsabilità del presidente della Giunta, ma anche dei consiglieri che hanno un ruolo di controllo del potere. C’è una mano tesa alla maggioranza spronandola a ridurre i tempi di questo spiacevole teatrino.

Maestri: il Consiglio buttato nel calderone della spartizione

Lucia Maestri (Pd) ha affermato che la premier Meloni ha presentato la proposta istituzionale che prevede l’elezione diretta del primo ministro, per rafforzare il governo del Paese per impedire ribaltoni e i giochi di palazzo. Ma noi qui questa riforma ce l’abbiamo da molto, ha detto ancora, e i trentini hanno deciso che deve governare Fugatti e la sua maggioranza. Invece, dopo 38 giorni dalle elezioni si sta ancora in Aula in attesa di esercitare il diritto dovere di governare. Diritto dovere che riguarda anche la minoranza con le proposte legislativo e il controllo sull’esecutivo. Una mancanza di serietà che appare tragica per l’autonomia schiacciata dai cacicchi di Roma e dalla riedizione della famosa porta girevole. C’è una regressione insopportabile della cultura di Governo, umiliando profondamente l’identità di una terra autonoma. C’è zero rispetto dall’assemblea da parte di un centro destra che ha buttato nel calderone della spartizione anche la presidenza del Consiglio.

Manica: imbarazzante il silenzio del Patt

Anche Alessio Manica (Pd) ha detto che mai è accaduto che il Consiglio venga così umiliato. Il consigliere ha affermato però di non essere più di tanto stupito perché la stessa composizione della maggioranza porta alle sgomitate. Si sapeva che l’entrata in scena di un partito nazionalista e centralista ha dato il suo amaro frutto che era del tutto prevedibile. Imbarazzante, ha aggiunto Manica, su tutto ciò anche il silenzio del Patt. Inoltre, ha ricordato che la minoranza potrebbe anche portare legittimamente al voto sul Presidente del Consiglio la maggioranza, ma si è scelto di trovare una soluzione condivisa perché l’assemblea sta sopra al governo provinciale come testimonia la collocazione un aula della poltrona del Presidente.

Tonina: FdI respinga l’influenza romana

Mario Tonina ha replicato affermando di aver recepito lo spirito dei consiglieri di maggioranza. L’assessore ha ribadito che si sarebbe voluti arrivare con una soluzione, ma nella conferenza dei capigruppo è stato condiviso un percorso che finora non è stato possibile, per responsabilità della maggioranza, e nei prossimi giorni ci sarà il confronto con Valduga. Condividendo l’appello di Manica, Tonina ha detto che il lavoro dell’aula deve ricominciare e ha affermato di aver colto la possibilità degli interventi di molti di. Rivolgendosi ai consiglieri di Fdi ha chiesto che rifiutino e superino quella che ha definito l’influenza romana, soprattutto per il rispetto dei trentini. L’assessore ha ricordato che i consiglieri di Fratelli d’Italia hanno condiviso percorsi amministrativi importanti che vorranno portare avanti.

Kaswalder: 5 anni fa le parti erano rovesciate

Walter Kaswalder (Patt) ha affermato che le minoranze sono anche troppo buone, ma 5 anni fa la situazione era rovesciata. Un gioco delle parti democratico, ma ora rivolgendosi a Tonina ha auspicato che ci si trovi attorno al tavolo per chiudere questo braccio di ferro.

Parolari: si è riportata in voga la logica del proporzionale

Francesca Parolari (Pd) rivolgendosi a Kaswalder ha ricordato che ora i problemi riguardano la maggioranza che, nonostante l’elezione diretta del presidente, ha riportato in voga la logica del proporzionale. Con una serie di forzature sull’assessore esterno e l’elezione provvisoria, che non esiste, del presidente del Consiglio regionale.


In breve

Il finanziamento sulla circonvallazione di Trento sarà garantito nel contratto di programma tra Mit e Rfi. Qualora venisse confermata da Bruxelles la rimodulazione delle opere Pnrr, le procedure rimarrebbero invariate assicurando gli stessi tempi di realizzazione al netto delle problematiche in corso di verifica dal punto di vista ambientale. È quanto emerso ieri a Roma dall’incontro che il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti ha avuto al Mit con il viceministro Edoardo Rixi. Lo comunica una nota della Provincia autonoma di Trento. Si tratterebbe – come è stato chiarito – di una sostituzione di fonti di risorse, con le medesime garanzie normative ad oggi previste, anche attraverso un intervento legislativo che si attiverebbe contestualmente. Nel frattempo i lavori procedono secondo il cronoprogramma previsto.

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