I riflessi della crisi economica in Africa – All’assemblea, il presidente Fulvio Micheli, ha ricordato che si è già registrata la diminuzione delle risorse che i governi dei paesi ricchi riservano alla cooperazione internazionale. L’Italia ha tagliato del 50% i suoi stanziamenti. Molte associazioni dovranno rivedere i loro piani di intervento e diminuire gli impegni anche perchè le offerte dei donatori hanno subito un calo. Nell’assemblea è stato ribadito il fatto che nonostante queste difficoltà, chi opera in Africa deve continuare il proprio lavoro, mantenere gli impegni presi e dare una risposta alle richieste delle comunità locali.
Partire dalla comunità – Il professor Giuseppe Folloni, esperto di problemi ed esperienze di sviluppo economico, osservatore permanente presso l’UNCTAD per la Santa Sede e coordinatore scientifico di una ONG internazionale, ha ribadito che l’unica possibilità di creare sviluppo è partire dalla comunità, coinvolgendo i singoli e i gruppi e rendendo tutti consapevoli e corresponsabili. La consapevolezza, la motivazione, la conoscenza degli obiettivi condivisi da una comunità sono le condizioni, secondo il prof. Folloni, di creare vero sviluppo. Solo le comunità coinvolte in questo modello di crescita, anche di fronte alla crisi economica mondiale, hanno la possibilità di non essere travolte e possono continuare a sperare in un futuro migliore.
L’iniziativa in Uganda – Il progetto che ACAV sta realizzando in Uganda ha l’ambizione di collocarsi in questa prospettiva. Il territorio adottato è il distretto di Koboko, in una zona di confine fra Congo, Sudan e Uganda, teatro negli ultimi 25 anni di diverse guerre e guerriglie di liberazione con una intera generazione, i ventenni di adesso, nata e cresciuta nei campi profughi. Una società rurale, in cui gli anziani amministravano le terre del clan e i giovani le lavoravano, si ritrova ad aver perso i vecchi punti di riferimento senza averne di nuovi. Molti giovani vanno in città e finiscono in quartieri miserabili di baracche dove prosperano la disoccupazione, la delinquenza giovanile, la prostituzione, dove non si può progettare nessun tipo di futuro.
Cosa ha fatto l’associazione – ACAV ha costruito una scuola e un centro dimostrativo agricolo per a incentivare i giovani a rimanere a lavorare la terra con una prospettiva che vada oltre la pura sussistenza. Con il microcredito sostiene le comunità di lavoro che avviano piccole attività generatrici di reddito e fornisce acqua alle comunità e alle scuole con i nuovi pozzi. Avere una disponibilità di acqua sicura raggiungibile con tragitti brevi cambia la vita dei singoli, delle famiglie, delle comunità, riduce la mortalità infantile, libera tempo per il lavoro e per la scuola. Il pozzo è il primo gradino dello sviluppo.
Il futuro – Al termine dell’assemblea è stato ribadito che il problema dell’Africa dovrà restare sempre all’attenzione dell’associazione, perché in Africa si gioca una partita importante del futuro dell’umanità. ACAV continuerà a portare nelle scuole, nella società, tra i soci e gli amici, l’attenzione su questi temi e a proporre iniziative di cooperazione, per far crescere la cultura della solidarietà e la consapevolezza dell’interdipendenza dei popoli.