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Alto Adige, sospesi primi 115 sanitari no vax

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Concluso iter di verifiche dell’Azienda sanitaria

Bolzano – In Alto Adige 115 operatori sanitari non vaccinati non si potranno più presentare al loro posto di lavoro. L’Azienda sanitaria che ha concluso l’iter di verifiche. L’atto di accertamento è già stato notificato agli operatori, che – in un primo momento – non potranno più lavorare nei reparti e poi rischiano la sospensione retroattiva. In Alto Adige il movimento no vax è molto radicato, anche tra il personale sanitario.

Il personale sanitario non vaccinato, che ha ricevuto la notifica, da domani non potrà più lavorare nei reparti. L’Azienda sanitaria, nel giro di pochi giorni, verificherà la possibilità di demansionamento oppure smartworking. In caso di esito negativo la sospensione avrà effetto retroattivo, dal giorno della notifica dell’accertamento dell’inosservanza dell’obbligo vaccinale.

Il bollettino covid

Sono 1.559 le persone che, in Alto Adige, sono risultate positive al Covid-19 dopo esse state vaccinate, con una o due dosi. Il dato, accertato al 16 giugno scorso, è stato riferito dall’assessore provinciale alla sanità, Thomas Widmann, rispondendo in consiglio provinciale ad un’interrogazione di Josef Unterholzner (Enzian).

In Alto Adige circa 265.000 persone hanno ricevuto una prima dose (dato 25 giugno). Per la sua interrogazione, Unterholzner ha preso spunto dalla segnalazione di “casi di test positivi al coronavirus dopo l’avvenuta vaccinazione, che hanno interessato non poche persone, di ogni età, anche dopo il richiamo, e con decorso non privo di sintomi”. Widmann ha riferito di non disporre ancora dei dati dettagliati in relazione alla vaccinazione con una o due dosi.


In breve

Presidio dei sindacati mercoledì mattina davanti al Commissariato del governo di Trento in occasione dello sciopero generale nazionale unitario indetto da Filctem e Fp Cgil, Flaei – Femca e Fit Cisl e Uiltec – Uiltrasporti per richiedere una correzione immediata dell’articolo 177 del codice degli appalti. “Questo articolo, una volta scadute le proroghe applicative a fine anno – sottolineano i sindacati – obbligherà le società che hanno ricevuto attraverso affidamento diretto un appalto ad affidare una quota pari all’80% dei propri contratti mediante gare di evidenza pubblica”. Il timore dei sindacati è il forte impatto della norma sui costi economici “che agirebbe obbligando le aziende a frazionare rapidamente il servizio con gare al ribasso, e notevoli costi sociali con una perdita calcolata di 145 mila posti di lavoro e profonde ricadute sulla sicurezza, sul lavoro e sulla qualità del servizio alla comunità”.

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