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Covid in Trentino, Segnana in Consiglio provinciale: “I 42 giorni hanno permesso 33mila vaccinazioni, con over 40 si è rallentato”

La giornata del Consiglio si è aperta con la comunicazione sulla situazione Covid dell’assessora Segnana. Situazione che conferma il miglioramento del quadro epidemiologico: Il Trentino, secondo il report settimanale, ha un Rt medio a 14 giorni dello 0,91 e un incidenza di 90 malati ogni 100 mila abitanti

Trento – Il Tasso di occupazione dei posti letto totali di area medica per i pazienti Covid è pari al 13%, quello delle terapie intensive al 19 % . Stefania Segnana (nella foto), a nome dell’assessore Achille Spinelli, ha inoltre ripercorso le iniziative del governo provinciale nel campo economico per fare fronte all’emergenza creata dall’epidemia. Nella mattinata di martedì, sono state discusse cinque risoluzioni della minoranza e tre sono state respinte.

Il confronto in aula

Paola Demagri (Patt) ha sottolineato le diversità dell’applicazione delle linee guida per l’accesso dei parenti e quindi ha chiesto all’assessora che le misure anti Covid vengano applicate in modo uniforme. Luca Zeni (Pd) ha detto che ancora una volta la relazione non parla degli obiettivi, anche sull’aspetto economico. E ha aggiunto si spera che per i test salivari, annunciati come pronti da mesi, si arrivi finalmente ai traguardo. Sui tempi tra prima e seconda dose dei vaccini Zeni ha nuovamente contestato l’automatismo rigido sui 42 giorni, mentre una certa flessibilità andrebbe riservata almeno per i più fragili e per chi tra una dose e l’altra viene messo in quarantena. La commissione d’inchiesta su chi non ha rispettato la fila, per il consigliere dem, è stata una farsa e sembra sia stata fatta per dire che tutto è andato bene. Sul capitolo classi in quarantena ha chiesto di tornare ai due positivi per classe per garantire la frequenza in presenza in questi due mesi di scuola. Infine, sul nuovo centro per le vaccinazioni in località S.Vincenzo a Trento sud, Zeni ha affermato che, a fronte di altri spazi disponibili, esistono perplessità sull’opportunità di un investimento economico di queste proporzioni.

Ugo Rossi (Azione) è tornato sul tema delle seconde dosi a 42 giorni. Un problema che tocca soprattutto ai cittadini fragili che in alcuni casi si sono visti fissare la seconda dose anche al 43 esimo giorno. Non si capisce, ha detto, perché non si sono fissati i termini a 37 o 38 giorni, come è stato fatto ovunque evitando di spostare gli appuntamenti già presi e tenendo due tre giorni di sicurezza. La Giunta, ha continuato, ha invece scelto, per motivi propagandistici, di puntare al primo punto in classifica sulle prime vaccinazioni. Con il risultato che ora si deve rallentare con le prime dosi per coprire le seconde. Guardando al futuro, l’esponente di Azione, ha detto che la priorità dovrebbe essere la scuola. E si deve fare di tutto per evitare a settembre i problemi affrontati lo scorso anno. C’è l’opportunità offerta dai test salivari che permetterebbero, ha detto Rossi, di organizzare i trasporti a capienza piena. Ma ci si deve organizzare fin d’ora. Perché sarebbe un fallimento se la scuola trentina dovesse ricorrere ancora la Dad. Rossi ha fatto riferimento alla sua risoluzione con la quale si impegna la Giunta a intervenire perché anche i paesi poveri, molti dei quali non hanno vaccinato neppure una persona, possano accedere ai vaccini. Il 75% vaccini sono stati distribuiti solo 10 paesi del mondo, ha ricordato, e se saremo egoisti ne pagheremo le conseguenze.

Lucia Coppola (Misto – Europa Verde) ha chiesto se sia possibile utilizzare le dosi di AstraZeneca non utilizzate per i giovani che vogliono vaccinarsi e ha auspicato che si possa abbassare in fretta la fascia di vaccinazione ai quarantenni.

Paolo Zanella (Futura) sulle Rsa ha sottolineato la necessità di dare una linea precisa per uniformare gli accessi dei parenti in forma più libera anche perché il rischio si è abbassato molto e gli anziani sono comunque vaccinati. Il consigliere di Futura ha ricordato che la solitudine (come è stato evidenziato nella conferenza di informazione del Consiglio di venerdì) pesa negativamente sulla salute degli anziani. L’esperienza delle Usca, ha continuato, ci dice che la medicina territoriale va rafforzata e la previsione delle 13 reti di professionisti locali vanno in questa direzione, ma questa scelta dovrebbe andare in parallelo con la riforma delle comunità di valle. Inoltre, l’esponente di Futura, ha ricordato la questione dei sanitari non vaccinati e ha chiesto cosa si intenda fare per evitare di trovarsi con migliaia di lavoratori sospesi. Infine, Paolo Zanella, si è soffermato sulla necessità sociale e sanitaria (su questo l’esponente di Futura ha presentato una risoluzione) di estendere le vaccinazione anche agli stranieri che vivono in comunità e i fragili che vivono per strada.

Katia Rossato (FdI) ha presentato chiesto, presentando una risoluzione, che venga permesso alle gestanti di poter avere vicino i padri o persone di fiducia. Il divieto sta creando seri disagi alle mamme a fronte di scarse evidenze scientifiche per ciò che riguarda la diffusione del virus. Rossato, vista la situazione in miglioramento, ha auspicato che venga rivisto il protocollo Covid per le gestanti in sala preparto e parto.

La replica dell’assessore Segnana.

L’assessora Stefania Segnana ha replicato che i 42 giorni tra prima e seconda dose hanno permesso di vaccinare ben 33 mila persone. E’ stata una scelta coraggiosa e impopolare, ha detto, ma dal punto di vista sanitario è stata una scelta giusta. Con gli over 40 si è rallentato il ritmo delle vaccinazione, ma si deve continuare a puntate agli over 60 per evitare ricadute sugli ospedali. Il Trentino, ha continuato, ha somministrato il 91,5% delle dosi consegnate e con un po’ di dosi da parte di AstraZeneca si potrà affrontare il rischio di non averne per il richiamo. Sulle vaccinazioni per i giovani, ha detto rispondendo a Coppola, non ci sono dosi disponibili. Sul tema dei sanitari non vaccinati ha affermato che sono 500 quelli che si sono prenotati dopo aver ricevuto le lettere dall’Apss. Il drive throug di San Vincenzo dipende dalla richiesta di ottizzazione degli spazi in vista del ritorno alla normalità degli ospedali. Sui senza dimora, ha risposto ch alcuni sono stati vaccintati, mentre sulle classi in quarantena si porterà la questione all’attenzione dell’Apps per verificare la possibilità di tornare ai due positivi per classe.

Le risoluzioni

Mantenere i numero di alunni per classe attuale. No della Giunta.

Lucia Coppola ha presentato la sua risoluzione, bocciata con 17 no e 15 sì, compresi quelli di Fratelli d’Italia, con la quale voleva impegnare la Giunta a valutare l’opportunità di mantenere l’attuale numero di alunni per classe determinato dall’emergenza Covid anche per il prossimo anno scolastico. Questo per evitare, in aule mediamente piccole, la possibilità di un ritorno dei contagi L’assessore Bisesti, dichiarando il parere negativo della Giunta, ha affermato che sulla scuola c’è stato un investimento straordinario e per il prossimo si faranno valutazioni ad hoc istituto per istituto. C’è la necessità di ricomporre le classi, anche se si dovrà intervenire su casi specifici. Insomma, in generale, si tornerà alla situazione pre Covid vista anche la situazione epidemiologica in miglioramento. Ugo Rossi ha detto di aver sottoscritto la risoluzione perché il prossimo anno deve essere quello senza Dad e del recupero formativo anche con l’aiuto dei test salivari. E il mantenimento delle classi attuali potrebbe essere un elemento di sicurezza. In caso manchino i soldi, ha concluso, si potrebbero utilizzare quelli destinati per fare entrare la Pat in Itas. Anche Sara Ferrari (Pd) ha condiviso la risoluzione Coppola perché, ha ricordato, il prossimo anno sarà un anno ponte. Inoltre, il no dell’assessore, secondo la capogruppo Pd, fa capire che la lezione del Covid non è stata compresa e alle preoccupazioni dei genitori sui gruppi classe si è risposto con una circolare “non sense” e oscura e nella quale vengono riportate statistiche “trilussiane”.

Claudio Cia (FdI) ha detto di essere stato contattato da genitori che evidenziano le preoccupazioni sollevate da Lucia Coppola. Anche perché non si sa cosa succederà in autunno e quindi un atteggiamento di prudenza sulla ricomposizione delle classi pre Covid s’impone. Ci sono molte classi che hanno problemi di spazio; ci sono genitori preoccupati anche per le conseguenze didattiche sulla ricomposizione delle classi. La risoluzione, ha sottolineato Cia, chiedeva semplicemente di valutare e lasciava dunque uno spazio di libertà alla Giunta. Quindi, il capogruppo di FdI ha dichiarato il suo sì alla proposta di Lucia Coppola, e ha chiuso affermando che le scelte vanno condivise con insegnanti e genitori.

Il pentastellato Alex Marini ha definito estremamente ragionevole la risoluzione. Problemi di apprendimento nell’emergenza Covid ci sono stati eccome, soprattutto per i ragazzi che appartengono alle classi basse. Uno studio fatto nella stessa evolutissima Olanda ha mostrato che in otto settimane c’è stato un calo di apprendimento del 20%, soprattutto in campo matematico! Dati analoghi sono stati registrati anche in Francia e la Fondazione Agnelli ha evidenziato con la Dad il crollo delle competenze matematiche. Il costo di mantenere le classi attuali, ha concluso Marini, si potrebbe sostenere rinunciando a qualche rotatoria in più.

Filippo Degasperi (Onda Civica) ha condiviso la risoluzione e ha ricordato che sul Recovery ci sono 32 miliardi per l’istruzione mentre in Trentino non si riescono a trovare i soldi per incrementare il numero delle classi. La Giunta richiamandosi alle difficoltà della scuola, fa andare le maestre a scuola in luglio, ma poi non interviene per ridurre il numero degli studenti per classe. Numeri alti, basti pensare che nella formazione professionale le classi sono ancora di 29 studenti.

Paolo Zanella ha detto che se si vuole dare davvero valore alla scuola si deve fare una scelta come quella fatta dal Pnrr che prevede la riduzione degli alunni per classe. Invece, qui si sono messi gli insegnanti contro le famiglie che andranno in piazza per protestare contro la scelta di tornare alle classi pre Covid.

Paola Demagri ha chiesto se l’assessorato abbia fatto le valutazioni di rischio contagio e del rischio di abbandono scolastico che potrebbe essere aumentato con la Dad. Uno studio che andrebbe fatto con strumenti scientifici in base al quale l’assessorato potrebbe prendere decisioni precise.

La Giunta si impegni a favore del diritto al vaccino nei paesi poveri.

Approvata all’unanimità la risoluzione con la quale Ugo Rossi ha chiesto l’impegno della Giunta a a farsi promotrice presso le sedi competenti per far sì che venga data a tutti, anche attraverso la sospensione dei brevetti, in tutti i paesi del mondo, la possibilità di vaccinarsi. L’assessora Segnana ha detto che è nell’interesse di tutti che le vaccinazioni vengano diffuse nel maggior numero di paesi. Paolo Zanella ha detto che ci si trova di fronte a un problema di equità per l’accesso alle cure, basti pensare a quanto accade in Africa con l’Hiv.

Visite dei parenti nelle Rsa, serve una linea comune.

Sì unanime alla risoluzione di Paola Demagri con la quale si chiededi applicare in modo omogeneo le linee guida per le visite dei parenti. Via libera da parte dell’assessora Segnana la quale ha detto che nella prossima riunione con Spes e Upipa si affronterà l’argomento. Paola Demagri ha detto di auspicare che le linee guida vengano migliorate nel senso di una maggiore libertà.

Ridurre i tempi tra prima e seconda dose. No dell’assessora.

No alla risoluzione con 19 no e 12 sì con la quale Lucia Coppola chiedeva di ridurre i tempi tra le due dosi di vaccino Pfizer. Risoluzione che è stata appoggiata anche da Rossi il quale ha ribadito che la rigidità sui 42 giorni non ha senso, anche perché, con 38 o 35 giorni, si sarebbe arrivati comunque ad un alto numero di prime dosi. Ma la Giunta ha voluto esagerare per farsi pubblicità. Luca Zeni ha contestato, anche lui, la rigidità della scelta anche per i fragili.

Vaccini agli stranieri fragili e il comunità. Dalla Giunta arriva il no.

No, con 18 voti negativi e 12 positivi, anche alla risoluzione di Paolo Zanella che chiedeva la vaccinazione degli stranieri irregolari, senza tetto o ospitati in comunità. L’assessora ha detto che alcuni senza dimora si sono vaccinati e per gli stranieri si va avanti in base all’età come per il resto della popolazione. Attualmente, c’è solo un caso positivo tra gli immigrati che sono iscritti al servizio sanitario e quindi anche per loro si seguono le corti di età e le fragilità. Il consigliere di Futura ha detto che la sua richiesta è quella di valutare i rischi che sono più alti per chi vive per strada o in una comunità. E ha ricordato che anche la Lombardia vaccina gli irregolari e i senza tetto con i vaccini monodose come il Johnson&Johnson. Il no espresso dall’assessora, ha concluso, si basa su un pregiudizio e non tiene conto della sanità pubblica. Rossi ha ricordato che la posizione della maggioranza, il no così secco, contraddice la risoluzione per favorire le vaccinazioni anche nei paesi poveri dicendo no all’opportunità, visto che le dosi ci sono, di vaccinare qualche decina di persone emarginate che girano nelle nostre città. Un’altra “legnata negli stinchi”, ha aggiunto, all’accoglienza e irrazionale anche dal punto di vista sanitario. Lucia Coppola ha affermato che quando ci riferisce alle fragilità sociali ci si riferisce anche alle fragilità sanitarie che vanno messe in sicurezza anche per aumentare la sicurezza di tutta la comunità. Mara Dalzocchio (Lega) ha detto che è nell’interesse di tutti vaccinare le persone fragili socialmente e infatti l’assessorato, pur tra mille difficoltà, ha fatto di tutto per assisterli in questa fase tendendo sotto controllo la situazione. Alex Marini ha affermato che la risoluzione è stata presentata proprio perché ci sono state segnalazioni di situazioni di difficoltà. E ha agiunto che, se si temono problemi di comunicazione con gli elettori, si può sempre dire che per il nostro egoismo vogliamo vaccinare gli stranieri fragili. etto con i vaccini monodose come il Johnson&Johnson. Il no espresso dall’assessora, ha concluso, si basa su un pregiudizio e non tiene conto della sanità pubblica. Rossi ha ricordato che la posizione della maggioranza, il no così secco, contraddice la risoluzione per favorire le vaccinazioni anche nei paesi poveri dicendo no all’opportunità, visto che le dosi ci sono, di vaccinare qualche decina di persone emarginate che girano nelle nostre città. Un’altra “legnata negli stinchi”, ha aggiunto, all’accoglienza e irrazionale anche dal punto di vista sanitario. Lucia Coppola ha affermato che quando ci riferisce alle fragilità sociali ci si riferisce anche alle fragilità sanitarie che vanno messe in sicurezza anche per aumentare la sicurezza di tutta la comunità. Mara Dalzocchio (Lega) ha detto che è nell’interesse di tutti vaccinare le persone fragili socialmente e infatti l’assessorato, pur tra mille difficoltà, ha fatto di tutto per assisterli in questa fase tendendo sotto controllo la situazione. Alex Marini ha affermato che la risoluzione è stata presentata proprio perché ci sono state segnalazioni di situazioni di difficoltà. E ha agiunto che, se si temono problemi di comunicazione con gli elettori, si può sempre dire che per il nostro egoismo vogliamo vaccinare gli stranieri fragili.


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