Studio con l’Università di Trento, maggiore il rischio siccità
Trento/Bolzano – I trend delle nevicate dal 1980 al 2020 sono negativi in tutto il Trentino Alto Adige, con picchi fino a meno 75 per cento. Lo ha rilevato un gruppo di ricerca di Eurac Research di Bolzano che, in collaborazione con l’Università di Trento, ha collezionato i dati storici sulle precipitazioni nevose messi a disposizione dalle Province autonome e dall’associazione Meteo Trentino Alto Adige, interpretandoli in relazione alle fasce di quota e ad altri parametri climatici.
I dati nel dettaglio
I dati più negativi si registrano a inizio e fine stagione; solo nel cuore dell’inverno, tra gennaio e febbraio, e attorno ai 2.000 metri di quota, le nevicate sono stabili o addirittura in crescita in poche stazioni di misurazione come quelle dei passi Rolle e Tonale, che registrano un aumento di circa il 15 per cento. Nei fondovalle la mancanza di neve, pur non danneggiando direttamente l’economia dello sci, ha comunque cambiato del tutto la percezione dell’inverno. Ovunque si registra un aumento delle temperature medie, con picchi fino a 3 gradi.
Aumentano le temperature
I ricercatori riconducono questi dati al generale aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico. Il bilancio totale delle precipitazioni stagionali in quarant’anni non è negativo: anzi, ovunque sono aumentate, ma per lo più sotto forma di pioggia, e questo aspetto è solo parzialmente rassicurante. Infatti, il passaggio da neve a pioggia ha conseguenze negative non solo per le attività sciistiche. “La neve è fondamentale perché protegge i ghiacciai e il terreno ostacolando l’evaporazione e, sciogliendosi lentamente in primavera, ricostituisce gradualmente le riserve di acqua. Senza neve il rischio siccità è maggiore”, precisa Giacomo Bertoldi idrologo di Eurac Research.